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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 30-09-2020

Allattamento al seno: nessun rischio se la mamma ha il Covid-19



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I benefici determinati dall'allattamento al seno superano i (pochi) rischi derivanti dall'eventuale contagio materno. Allattare è comunque possibile: ecco come

Allattamento al seno: nessun rischio se la mamma ha il Covid-19

Allattare il proprio neonato al seno è la scelta più orientata alla salute  che ogni mamma può compiere: anche durante la pandemia di Covid-19. Nella Settimana mondiale dedicata all’allattamento materno (1-7 ottobre), l’impegno degli specialisti è rivolto a rassicurare le donne che hanno appena avuto un figlio. Nutrirlo al proprio seno rimane sempre la soluzione migliore, anche per quelle mamme chiamate a partorire in concomitanza con l’infezione da Sars-CoV-2. Il rischio di contagiare il proprio bambino è molto basso e comunque di gran lunga inferiore ai benefici che il latte materno è in grado di apportare.

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I BENEFICI DEL LATTE MATERNO 

I bambini nutriti con latte materno si ammalano generalmente meno di quelli che ricevono una formula artificiale. Questa protezione, inoltre, non si limita al solo periodo dell’allattamento, ma si prolunga nel tempo. Gli effetti benefici, in buona sostanza, arrivano a riguardare malattie che si manifestano nell’età adulta. E in molti casi sono commisurati al periodo dell’allattamento: quanto più a lungo le mamme allattano i propri bambini, tanto più sono evidenti. La protezione non riguarda soltanto le malattie infettive. I bambini allattati al seno, infatti, sono meno esposti anche al diabete, ad alcuni tipi di tumore, soffrono meno di obesità e sono dotati di un quoziente intellettivo più alto a parità di altri fattori (ambientali e genetici). Anche le mamme ricevono numerosi benefici dall’allattamento al seno, al punto da vedere ridursi il rischio di ammalarsi di tumore dell’ovaio e della mammella. E hanno meno complicanze derivanti dall’osteoporosi dopo la menopausa. Anche per le mamme, come per il bambino che è stato nutrito con latte materno, questi effetti protettivi sono tanto maggiori quanto più a lungo hanno allattato al seno.


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L’attuale epidemia di Sars-CoV-2 sta imponendo lo sforzo di coniugare la promozione dell’allattamento con un corretto approccio igienico, che limiti il contagio per via aerea e per contatto con le secrezioni respiratorie. «La paura della pandemia da Covid-19 e le misure adottate per contrastare la diffusione del virus hanno avuto un forte impatto psicofisico sulle mamme e sulle pratiche connesse alla nascita, in particolar modo sull’allattamento al seno - afferma Fabio Mosca, presidente della Società Italiana di Neonatologia -. Nonostante il lavoro di sensibilizzazione svolto, abbiamo riscontrato una significativa diminuzione dei progressi fatti negli ultimi anni nell’allattamento materno». La comunità scientifica non ha dubbi: anche le donne con Covid-19 possono allattare al seno. Anzi, dovrebbero, per tutta quella serie di benefici che superano il rischio legato al possibile contagio. Rischio peraltro gestibile, rispettando due indicazioni: indossare la mascherina chirurgica e lavare le mani (in modo accurato e frequente). Accortezze che - mettono in guardia gli esperti: ginecologi e neonatologi - è bene che seguano tutte le donne. A partire dalla gravidanza per finire al periodo dell’allattamento.



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MOLTO RARA LA TRASMISSIONE CON IL LATTE MATERNO

In presenza di una mamma positiva al coronavirus, dunque, l’ipotesi della separazione dal neonato (in ospedale o a casa, dopo le dimissioni) è tutt’altro che scontata. Anzi, andrebbe evitata finché possibile, poiché l'isolamento della donna e la riduzione del contatto pelle a pelle «possono costituire degli importanti impedimenti ad un corretto e fisiologico avvio della lattazione», chiarisce Mosca, che dirige l'unità di neonatologia e terapia intensiva neonatale dell'ospedale Maggiore Policlinico di Milano. A ciò occorre aggiungere che, sebbene le evidenze non siano ancora consolidate, le probabilità che una mamma positiva (adottando le precauzioni indicate) possa trasmettere l'infezione al neonato sono quasi trascurabili. L'ultima conferma giunge da uno studio italiano in uscita sulla rivista Frontiers in Pediatrics, condotto incrociando le informazioni relative alla presenza del Sars-CoV-2 nel latte materno con le condizioni cliniche dei bambini che vi si nutrivano. Analizzando i campioni tratti da 14 mamme risultate positive dopo il parto e controllando lo stato di salute dei neonati nel primo mese di vita, il latte contenuto in 13 di questi è risultato negativo. E tutti i neonati allattati al seno - seguendo le regole raccomandate - non hanno mostrato segni di malattia. Soltanto in un caso i neonatologi e i virologi dell'ospedale Sant'Anna di Torino - che hanno coordinato lo studio - hanno identificato la presenza dell’Rna virale. Il bambino che l'ha assunto non ha comunque sviluppato alcun sintomo del Covid-19 ed è risultato negativo al doppio tampone al termine delle prime sei settimane di vita.

COME COMPORTARSI SE LA MAMMA HA I SINTOMI DEL COVID-19?

Questi dati confermano dunque l'indicazione ad allattare al seno un figlio, anche se si è positive al Sars-CoV-2. A fronte di prove non ancora definitive, potrebbe invece essere necessario porre qualche cautela in più nel caso in cui la mamma manifesti i sintomi del Covid-19. In attesa dell'esito del tampone, la Società Italiana di Neonatologia raccomanda di separare il bambino dalla mamma fino al risultato del test di laboratorio. In questo tempo, il neonato andrebbe tenuto nel reparto di neonatologia (se non presenta alcun sintomo) o nell'unità di terapia intensiva neonatale (se mostra le manifestazioni respiratorie probabilmente riconducibili all'infezione). Come alimentarlo, nel frattempo? Sempre con il latte materno, raccolto a mano o con il tiralatte elettrico. In questo modo si stimola comunque la produzione dell'alimento e si nutre il neonato nel modo più indicato, in attesa di capire se la mamma potrà allattarlo subito dopo aver scoperto l'esito del tampone o meno (a seconda dei sintomi, si decide quando ricongiungerla al bambino). 


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IN CALO LE DONAZIONI DI LATTE MATERNO 

L’epidemia di Covid-19 ha avuto conseguenze anche sulla donazione del latte materno e sull’attività delle banche del latte umano donato. Le donazioni sono diminuite in maniera significativa nei mesi scorsi e il volume di latte raccolto durante questo periodo si è ridotto. Per due ragioni, dopo l'iniziale sospensione del servizio: la paura delle mamme di recarsi in ospedale e alcuni dubbi sulla sicurezza del latte donato. Ma Mosca rassicura: «La donazione di latte materno, essenziale per i neonati che non possono essere allattati al seno e in particolare per i nati pretermine, è una pratica esente da rischi anche nel corso della pandemia. L’intero processo è infatti sottoposto a scrupolose procedure di controllo, effettuate sia sulle donatrici sia sul latte donato».

 

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Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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