Cambuli Francesco

NOTE BIOGRAFICHE

• Nato a Cagliari nel 1982
• Laureato in Biotecnologiche presso l’Università degli Studi di Bologna
• PhD in Biologia Molecolare presso l’University of Cambridge (UK)

«Colture cellulari 3D per studiare i tumori della prostata» (leggi qui l'intervista)

2017

Modelli 3D di tumore alla prostata

 

La biologia cellulare è sempre stata storicamente una scienza a due dimensioni, in quanto le cellule di mammifero sono state prevalentemente studiate in adesione su superfici di vetro o plastica. Oggi i ricercatori stanno apprendendo come riprodurre l’organizzazione tridimensionale (3D) dei tessuti grazie allo sviluppo di modelli in vitro, noti come organoidi, che rappresentano in modo più fedele la struttura dei nostri tessuti. Innovazione particolarmente importante per lo studio dei tumori.

In questo progetto verranno messi a punto modelli in vitro 3D per studiare il cancro alla prostata, la neoplasia maschile più diffusa. Sarà così possibile studiare il progressivo passaggio dall'ordinata organizzazione dell'epitelio prostatico alla disorganizzata massa tumorale, e investigare i meccanismi alla base della migrazione di cellule tumorali, responsabili delle metastasi.

I più recenti studi di sequenziamento del Dna dimostrano che nelle masse metastatiche sono presenti numerosissimi danni genetici, ma è difficile distinguere, tra le tante alterazioni, quelle effettivamente responsabili della diffusione del tumore. Nel corso di questo progetto gli organoidi prostatici saranno analizzati per individuare le alterazioni genetiche direttamente associate con la progressione tumorale. Lo scopo è quello di identificare biomarcatori e bersagli molecolari per poter diagnosticare e trattare in modo precoce e accurato l'insorgenza delle forme più aggressive di tumore alla prostata.


DOVE SVILUPPERA' IL PROGETTO

CIBIO, Università di Trento

Area

Oncologia

2016

Divide et impera: l'eterogeneità clonale nel tumore alla prostata 

Il cancro alla prostata è una delle forme di tumore più diffuse al mondo. In fase precoce, può essere trattato efficacemente a lungo termine (5-10 anni), ma nel 10-20% dei casi, la diagnosi avviene quando il tumore ha già formato metastasi. In tali condizioni, l’efficacia della terapia (deprivazione androgenica) è di breve durata (1-2 anni) poiché la maggior parte dei tumori diventa resistente e riprende a crescere. Lo studio di biopsie, tramite sequenziamento avanzato del DNA, ha recentemente dimostrato che le metastasi del cancro alla prostata non sono geneticamente omogenee, ma sono formate da distinti cloni cellulari che cooperano tra loro. Tuttavia, i meccanismi molecolari responsabili di tali interazioni sono al momento sconosciuti.

Il progetto si propone di sviluppare modelli sperimentali innovativi di cancro alla prostata, tramite la generazione di prostatosfere (modelli cellulari tridimensionali dell’epitelio prostatico) geneticamente modificate in modo da esprimere alcune tra le più frequenti alterazioni genetiche presenti nei tumori insensibili alla terapia. Tramite la co-coltura di prostatosfere sensibili assieme a prostatosfere resistenti, si verificherà se l’interazione tra cloni tumorali distinti - mediata da fattori solubili o contatti intercellulari - può contribuire alla resistenza alla terapia e si identificheranno i potenziali meccanismi responsabili. Come recita l’antico motto romano divide et impera, interferire con i meccanismi di interazione inter-clonale potrebbe rivelare nuove armi efficaci per combattere le forme aggressive di cancro alla prostata.

DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO

Centro di Biologia Integrata (CIBIO) dell’ Università degli Studi di Trento

Area

Oncologia
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