Girolimetti Giulia

NOTE BIOGRAFICHE

• Nata a Chiaravalle (AN) nel 1985

• Laureata in Genomica Funzionale presso l’Università degli Studi di Trieste

• PhD Genetica Umana - Scienze Biomediche e Oncologia presso l'Università degli Studi di Torino

2020

Il ruolo del metabolismo nel trattamento del carcinoma ovarico


A causa della mancanza di sintomi chiari, circa il 70% delle diagnosi di carcinoma ovarico avviene in stadi avanzati. In questi casi le pazienti rispondono inizialmente bene alla chemioterapia con platino/taxano, anche se, nel 75% dei casi, si assiste alla comparsa di recidive entro 5 anni dalla diagnosi ed esiste un bisogno urgente di identificare nuove terapie.


Colpire il cosiddetto metabolismo del cancro è un approccio promettente che si sta sviluppando nel trattamento delle neoplasie. I tumori, infatti, hanno un metabolismo molto più alto rispetto ai tessuti normali (dovendo “crescere” velocemente), e il blocco della funzionalità dei mitocondri - organelli che nelle cellule fungono da “centrali energetiche” - potrebbe fermarne la crescita.


Al contrario, l’angiogenesi (il processo di formazione di nuovi vasi sanguigni) determinata dalla proteina VEGF favorisce la progressione del carcinoma ovarico. Obiettivo del progetto sarà sperimentare varie combinazioni di farmaci per bloccare contemporaneamente il metabolismo mitocondriale e l’angiogenesi.


I risultati di questi test preclinici permetteranno di supportare lo sviluppo di
nuovi studi clinici sul carcinoma ovarico e di combattere l’insorgenza di recidive tumorali.


Dove svilupperà il progetto: 

Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

2019

Combinazioni terapeutiche nel trattamento del carcinoma ovarico

A causa della mancanza di sintomi chiari, il 70% delle diagnosi di carcinoma ovarico avviene a stadi avanzati. Inizialmente le pazienti rispondono bene alla chemioterapia con platino/ taxano, ma in 5 anni le recidive compaiono nel 75% dei casi. C’è pertanto un bisogno urgente di nuove strategie terapeutiche.

L’angiogenesi, ovvero il processo di formazione di nuovi vasi sanguigni, è un meccanismo comune con cui i tumori si garantiscono il necessario aumento di ossigeno e nutrienti. Di recente è stato osservato che l’angiogenesi favorisce anche la progressione del carcinoma ovarico, motivo per il quale bevacizumab, inibitore dell’angiogenesi, è stato introdotto nel regime di chemioterapia. Tuttavia la resistenza a questo farmaco insorge dopo 4-6 mesi. Lo scopo di questo progetto è di identificare le cause della resistenza e testare varie combinazioni di farmaci per prevenirne l’insorgenza, provando a inibire il metabolismo tumorale o componenti del microambiente circostante.

Questi test preclinici, riguardanti approcci combinatori di farmaci indirizzati a contrastare la chemioresistenza, potrebbero supportare lo sviluppo di nuovi studi clinici.

 

Dove svilupperà il progetto:

Università degli Studi di Bologna

Torna a inizio pagina