Giraudi Pablo

NOTE BIOGRAFICHE

• Nato a Carlos Pellegrini (Argentina) nel 1978
• Laureato in Biotecnologie all’Universidad Nacional de Rosario di Santa Fe (Argentina)
• PhD in Science Biomolecolari all’Università degli Studi di Trieste


Esami non invasivi per la diagnosi del fegato grasso (leggi l'intervista)

2021

Diagnosi della fibrosi epatica tramite biomarcatori del sangue

L’obesità è un fattore determinante per lo sviluppo della steatosi (il cosiddetto fegato grasso), la quale costituisce una delle principali cause di malattie epatiche. Il fegato grasso ha uno sviluppo cronico ed è considerato benigno e reversibile. In alcuni casi, tuttavia, può progredire verso stadi più gravi quali la steatoepatite (con o senza fibrosi) oppure favorire l’insorgenza della cirrosi epatica e del tumore al fegato. Oggi la biopsia epatica rimane l’unico metodo affidabile nella diagnosi di steatoepatite e fibrosi epatica (stadi ancora reversibili della malattia): si tratta però di un esame altamente invasivo, e dunque esiste un‘urgente necessità di sviluppare nuove tecniche diagnostiche.

Obiettivo del progetto sarà identificare, mediante uso della biologia dei sistemi e delle cosiddette scienze “-omiche” (discipline che studiano l’insieme dei geni, proteine e metaboliti), potenziali biomarcatori e obiettivi farmacologici che siano coinvolti nello sviluppo e nella progressione della malattia epatica. Verranno identificate e quantificate le molecole più promettenti rilevate nel sangue dei pazienti, consentendo di creare un “pannello” utile al medico per la diagnosi della malattia epatica senza dover ricorrere alla biopsia.

Dove svilupperà il progetto:

Fondazione Italiana Fegato, Trieste

Area

2020

Individuazione di marcatori diagnostici della fibrosi epatica


L’obesità è un fattore di rischio determinante per lo sviluppo della steatosi epatica (il cosiddetto fegato grasso), la quale costituisce una delle principali cause di malattie epatiche. Il fegato grasso ha uno sviluppo cronico ed è considerata una condizione benigna e reversibile, anche se può progredire verso stadi più gravi come la fibrosi (reversibile) o la cirrosi epatica (irreversibile).

Oggi l’unico sistema di diagnosi accurata per la fibrosi è la biopsia epatica, ed esiste quindi un urgente bisogno di tecniche non invasive per l’indagine clinica. Obiettivo del progetto sarà quindi studiare i geni coinvolti nello sviluppo e nella progressione della fibrosi epatica per identificare potenziali marcatori biologici (molecole, geni e proteine) utili nella diagnosi precoce. Lo studio prevederà un approccio di biologia dei sistemi e scienze “-omiche” – discipline che studiano l’insieme dei geni, proteine e metaboliti nella loro rete di relazioni complessiva.


I risultati consentiranno di identificare molecole utili in test clinici per la diagnosi e la prognosi della fibrosi epatica, senza il bisogno di biopsia per i pazienti.


Dove svilupperà il progetto:

Fondazione Italiana Fegato, Trieste

 

Area

2017

Nuovi candidati farmacologici per la steatosi epatica non alcolica

 

L’obesità è un fattore determinante per lo sviluppo della steatosi epatica (il cosiddetto fegato grasso), una delle principali cause di malattie epatiche. Il fegato grasso ha uno sviluppo cronico, ma è considerato benigno e reversibile. Tuttavia questa patologia può progredire verso stadi più gravi e irreversibili, come fibrosi e cirrosi epatica.

Una recente analisi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità stima il numero di bambini obesi o in sovrappeso a circa 42 milioni. Se questo trend si manterrà, nel 2025 la quota di bambini affetti da obesità raggiungerà i 70 milioni, rendendo le malattie metaboliche la prima causa di trapianto di fegato entro il 2030.

Ad oggi non esistono terapie farmacologiche per le forme avanzate della malattia (fibrosi e cirrosi), e l’unica strategia per ridurre o impedire la progressione della steatosi epatica consiste nella combinazione di dieta ed esercizio fisico, abbinato a terapie cognitivo-comportamentali. Questo tipo di terapie generalmente fallisce per la scarsa aderenza da parte dei pazienti alle prescrizioni.

Lo scopo di questo progetto è di validare molecole coinvolte nello sviluppo e nella progressione della steatosi epatica come possibili bersagli farmacologici, utilizzando un approccio in silico basato su un database di interazioni proteina-proteina. I risultati potranno dunque contribuire all’identificazione di nuovi target terapeutici nel trattamento del fegato grasso.


DOVE SVILUPPERA' IL PROGETTO

Fondazione Italiana Fegato di Trieste, Trieste

2016

Biomarcatori sierici nella diagnosi non-invasiva di fibrosi epatica 

L’obesità è un fattore determinante per lo sviluppo della patologia della steatosi epatica, comunemente noto come fegato grasso, costituisce una delle principali cause delle malattie epatiche. Il fegato grasso ha uno sviluppo cronico ed è considerato benigno e reversibile. Tuttavia, questa patologia può progredire verso stadi più gravi, quali la fibrosi e l’insorgenza della cirrosi epatica che sono invece condizioni irreversibili. Recenti dati messi a disposizione dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che il numero di bambini in sovrappeso o obesi al mondo è di circa 42 milioni. Se questa tendenza continuasse, si stima che nel 2025 i bambini affetti da obesità saranno 70 milioni, facendo diventare, entro il 2030, le malattie metaboliche come la prima causa di trapianto di fegato. Ad oggi, l’unica procedura per una diagnosi accurata di steatosi o fibrosi è la biopsia epatica: c’è quindi un urgente bisogno di tecniche non invasive per la diagnosi clinica. Lo scopo del progetto è identificare potenziali biomarcatori (molecole, geni, proteine) coinvolti nello sviluppo e nella progressione della steatosi verso la fibrosi epatica. Questo contribuirà alla creazione di un panello di marcatori utili nello sviluppo di test clinici non invasivi, come alternativa alla biopsia epatica per la diagnosi e la prognosi di questa malattia. Tali marcatori velocizzeranno le decisioni cliniche e comporteranno un evidente beneficio ai pazienti, riducendo i rischi associati alla tecnica della biopsia.

DOVE SVILUPPERÀ IL PROGETTO

Fondazione Italiana Fegato di Trieste

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