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Quando la legge è perversa

Non comprendo quale perverso sentimento abbia ispirato le nuove linee guida italiane che ribadiscono il divieto alla diagnosi preimpianto. Dico perverso perché con queste direttive si nega un diritto che ogni donna ha e cioè procreare un figlio sano.

Quando la legge è perversa

Non comprendo quale perverso sentimento abbia ispirato le nuove linee guida italiane che ribadiscono il divieto alla diagnosi preimpianto. Dico perverso perché con queste direttive si nega un diritto che ogni donna ha e cioè procreare un figlio sano.

La legge 40 infatti vieta la fecondazione assistita alle coppie portatrici di malattie genetiche: ora un sentimento di immenso amore come quello che suscita nella donna il desiderio di maternità, viene calpestato se la donna è portatrice di una malattia genetica. C’è della perversione nel negare a chi è malato, (come se la malattia fosse una colpa da punire) la possibilità di realizzare un desiderio naturale e fondamentale come quello della maternità. Il primo augurio che ogni mamma si fa quando ha in grembo una vita che si sta formando non è che il nascituro sia bello e intelligente, ma che sia sano.

Con queste nuove linee guida (ultimo atto del passato governo) invece si condannano migliaia di donne alla sofferenza indiscriminata e assurda, e si condannano migliaia di bambini al rischio di malattie gravi. Con la diagnosi preimpianto, come è noto, è possibile scegliere di impiantare nell’utero della madre solo l’embrione sano. L’assurdo di questa perversione sta nel fatto che in Italia è possibile verificare la salute del feto nel grembo della madre, ma non quella dell’embrione. La legge 194 sull’aborto stabilisce che in presenza di malattie genetiche del feto è possibile interrompere la gravidanza ricorrendo all’aborto. Alle donne che ricorrono all’inseminazione artificiale invece viene vietata la selezione preimpianto con la quale si può evitare un successivo aborto.

Con queste linee guida il legislatore ha pronunciato una condanna a morte contro migliaia di bambini e una punizione alla sofferenza sgomenta di migliaia di future mamme. Perché, e cito un premio Nobel, Renato Dulbecco, “nei casi di portatori di malattie genetiche, il concepimento naturale può essere una condanna a morte se nell’embrione sono presenti tare ereditarie".

Umberto Veronesi



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