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Ti chiedo un semplice click, per assistere un malato oncologico

Un click e un ammalato sarà assistito a domicilio. Basta questo semplice gesto che potete fare andando sul sito www.1clickDonation.com per aiutarci a realizzare il nostro progetto che vede la possibilità di mettere a disposizione di un malato oncologico un’auto con autista  e accompagnarlo all’ospedale.

Ti chiedo un semplice click, per assistere un malato oncologico

Un click e un ammalato sarà assistito a domicilio. Basta questo semplice gesto che potete fare andando sul sito www.1clickDonation.com per aiutarci a realizzare il nostro progetto che vede la possibilità di mettere a disposizione di un malato oncologico un’auto con autista  e accompagnarlo all’ospedale.

Perché medici e ospedali curano… a patto che il malato riesca andarci. E’ probabilissimo che l’ospedale sia lontano e ci sia un lungo pezzo di strada da fare a piedi, poi aspettare un autobus extraurbano, prendere un treno che in mezz’ora raggiunge la città, scendere, aspettare un bus e poi un altro bus. Finalmente, ecco l’ospedale. Ma il povero ammalato, vero e proprio pendolare della sua malattia, è davvero sfinito. Molte volte è solo, perché i figli lavorano e non possono certo continuare a chiedere permessi. Dio scampi che vengano considerati fannulloni perché devono assentarsi per portare il papà o la mamma a fare la visita oncologica…  la radiografia o la tac… e l’intervento piccolo o grande… le sedute di chemioterapia...i ricontrolli.

 Mi hanno raccontato in tanti come ci si sente per la strada da soli, tornando da una chemio: per qualcuno la strada ondeggia, i fari delle auto feriscono gli occhi, ci si vorrebbe sedere sul marciapiede, almeno ad aspettare un po’. Perché passi questo malessere di cui si sapeva, ma che non si era provato mai.

Sembrerà strano, ma questo è un mondo in cui c’è la gente che non ha l’auto, non ha i soldi per un taxi, e se si ammala e vuole avere accesso alle cure, deve penare dieci volte di più di chi l’auto ce l’ha o  di chi può prendere un taxi senza pensarci. Non mi piace il pathos, ma non posso evitare che mi venga in mente una cosa che ho letto tanto tempo fa in un  libro di cui ho dimenticato titolo e autore (Dickens? Thomas Hardy?), in cui una giovanissima donna sfinita, e prossima a partorire, viene raccolta svenuta da un pietoso carrettiere, e portata all’ospedale. Era lì sotto la pioggia gelida, con il visino gentile tutto sporco di fango, e la sua creatura stava per nascere.

Certo, la società è fortunatamente andata avanti e non ci sono più (almeno nei cosiddetti Paesi del benessere) queste situazioni estreme, ma un cronista con un po’ di cuore dovrebbe andare a vedere da quali quartieri degradati e da quali miseri palazzi popolari escono i “pendolari della malattia”, dopo essersi svegliati all’alba per affrontare il faticoso compito di arrivare in ospedale all’ora fissata, tessendo la loro tela di tram, di bus, di treni.  Zitti! I poveri ci sono, ma non bisogna dirlo. 

Ecco perciò la nostra idea di mettere a disposizione auto e autista per tutte le persone che necessitano di cure oncologiche e non hanno la possibilità di raggiungere autonomamente le strutture ospedaliere. Aiutateci con un click, sarà come accendere un fiammifero nel buio. Un fiammifero illumina pochissimo, ma mille o centomila fiammiferi fanno splendere tutto, e permettono di guardare in volto un futuro a misura d’uomo.



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