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La regola del rimpiazzo nella sperimentazione animale

Sperimentazione animale. E' possibile sostituire gli animali? Con quali modelli?

La regola del rimpiazzo nella sperimentazione animale

Nel post precedente si è parlato del Comitato Etico, di come funziona e da chi è composto. Ho evitato accuratamente di scendere troppo nei dettagli riguardo i principi con cui lavora, dato che non avrei avuto spazio sufficiente a meno di non sprofondare il lettore in una lettura chilometrica. Statisticamente, quando sentite qualcuno parlare di Comitato Etico, 9 volte su 10, a distanza di poco tempo (o pochi commenti) ha parlato o parlerà  del principio delle 3 R. Ho quindi deciso scrivere separatamente dei post riguardanti questo principio e che implicazioni ha nel lavoro del Comitato etico nella sperimentazione animale e di noi sperimentatori.

Facciamo un passo indietro di 67 anni. La UFAW (Universities federation of animal welfare), l'organizzazione benefica tuttora più famosa per quello che riguarda il "welfare" del mondo animale, pubblica nel 1947 il primo manuale d'uso di animali da laboratorio nella storia, creando per la prima volta un testo che raccoglie una serie di buone pratiche di sperimentazione animale. La svolta etica arriva però tre anni dopo quando due ricercatori dell'UFAW, William Russell e Rex Burch, elaborano il principio delle 3 R e lo includono nel libro The Principles of Humane Experimental Technique datato 1959. Da allora le 3 R trovano sempre più spazio nella comunità scientifica che, come possiamo vedere, si pone problemi etici riguardo l'uso di animali già da più di mezzo secolo. Il successo di questo principio è tale che le 3 R vengono utilizzate persino in campi lontanissimi dalla Sperimentazione animale come ad esempio nell'ambito dello sviluppo sostenibile. Ma cosa significa ognuna di queste R? E soprattutto che significato ha per chi propone un esperimento (noi) e per chi ha il compito di accettarlo, correggerlo o rimandarlo indietro (il Comitato Etico)? Vediamo in questo post la prima delle 3 R, il Rimpiazzo.

Per rimpiazzo possiamo generalmente intendere il tentativo ogniqualvolta sia possibile di rimpiazzare l'uso di animali con tecniche che non ne prevedano l'utilizzo. Facile, vero? No. In una sola definizione, un universo di problemi. Russell e Burch differenziarono tra un rimpiazzo parziale o relativo, in cui cioè si sceglie di utilizzare una specie meno evoluta rispetto a una più evoluta, e un rimpiazzo totale, in cui nessun animale deve essere utilizzato.

Delle 3, è la R su cui i gruppi di attivisti premono più forte, a volte senza neanche rendersene conto, perché è l'unica delle 3 a contemplare la totale eliminazione dell'utilizzo di un animale. Purtroppo è anche quella meno applicabile e vediamo perché.

Il rimpiazzo parziale è applicato quotidianamente e per questo si spinge all'utilizzo di modelli semplici, salendo di complessità solo laddove è inevitabile; questo per una questione etica ed economica. Ricorderò sempre le parole di un mio professore all'Università che diceva: "Se avete un problema, non rompetevi la testa andando a cercare la soluzione più difficile. Cercate di risolverlo prima con la maniera più semplice e andate complicando la situazione un gradino alla volta: guadagnerete tempo, risorse e salute mentale". Il senso del suo discorso era: inizia a vedere che succede nelle cellule, poi passa ai tessuti, poi agli animali piccoli, poi ai grandi, eccetera. La propaganda attivista riesce sempre a puntare sul cavallo sbagliato e anche in questo caso non delude quando afferma, convintissima, che la ricerca sugli animali è così diffusa perché conveniente da un punto di vista economico. Rimando a questo articolo per approfondire l'aspetto economico di un esperimento con animali e mi riprometto di parlarne anche io su questo blog in futuro, ma in definitiva non c'è davvero bisogno di un post per capire che utilizzare cellule è più economico che utilizzare vermi e che utilizzare topolini è più economico che utilizzare scimmie. Il 91,03% degli animali usati in laboratorio sono piccoli roditori (topi e ratti), il 4,4% grandi roditori (conigli, porcellini d'india, criceti, ...), il 4,01% uccelli, pesci e anfibi. Resta lo 0,53%, ossia il totale di cani, gatti, scimmie, ovini, suini e bovini: questi numeri significano che, nonostante la propaganda anti-sperimentazione insista nel mostrare immagini di cani, gatti e scimmie torturate in laboratori di 30 anni fa, e spesso non sono neanche laboratori ma circhi e studi veterinari, il rimpiazzo parziale funziona eccome.

Problema diverso per il rimpiazzo totale. Qui ci troviamo di fronte alla necessità di dover eliminare completamente un protocollo che prevede l'uso di animali e sostituirlo con uno alternativo che porti agli stessi risultati. Questo è un concetto chiave: il rimpiazzo totale è applicabile unicamente quando il metodo alternativo permette di avere risultati della stessa qualità e attendibilità della sua controparte "animale". Ed è su questo punto chiave che irrimediabilmente cascano tutti i proverbiali asini delle argomentazioni attiviste riguardo l'evitabilità della SA. Ad oggi, i metodi alternativi che veramente possano permettere un rimpiazzo totale, rispettando la qualità dei risultati, in senso di attendibilità, sicurezza, riproducibilità e statistica, sono veramente molto rari. Rari ma non inesistenti dal momento che esistono casi in cui il rimpiazzo totale è stato possibile senza traumi; un esempio è la ricerca cosmetica, ormai completamente priva di Sperimentazione animale nonostante la propaganda anti-sperimentazione continui a photoshoppare immagini vecchie come il cucco cercando di convincervi che, nel 2014, creme e rossetti passino prima sulla pelle di cavie animali.

Se però spostiamo il discorso sulla ricerca di base, sulla ricerca applicata alla farmacologia, alla diagnostica, eccetera, bisogna contemplare l'idea che un approccio alternativo può fallire. Certo, esistono prospettive interessanti come l'uso delle cellule staminali, tessuti coltivati in vitro, linee cellulari immortalizzate -sono colture cellulari che, in parole povere, "non muoiono mai" e si rigenerano in continuazione. Non è un caso che provengano soprattutto da tessuti tumorali, (oltre a modelli informatici, il famigerato approccio "in silico"), ma ognuno di questi modelli, per quanto promettente, molto spesso non è oggi considerato sufficientemente valido per poter applicare il principio del rimpiazzo totale. Sicuramente molti di questi metodi aiutano a ridurre il numero di animali, lo vedremo nel prossimo post delle 3R, è logico pensare che saranno metodi che ogni giorno si evolveranno sempre di più e prenderanno via via il sopravvento sulla sperimentazione animale, sempre per le solite due ragioni che ormai sappiamo a memoria, ossia etica ed economia. Ma non oggi, non ancora. Purtroppo, ci aggiungo io.

Un discorso a parte merita il tentativo di rimpiazzare la sperimentazione animale con la sperimentazione umana. Facebook è pieno di commenti del tipo "Lasciate stare i poveri animali e sperimentate sugli uomini" o l'eterna "Non siamo ratti da 70kg". La sperimentazione umana è già una realtà ma appartiene ad un universo differente rispetto a quello che stiamo considerando, ossia la ricerca clinica e i cosiddetti trial clinici: a meno di non considerarci dei sadici e degli idioti privi della minima nozione di metodologia scientifica, non è eticamente né scientificamente sensato effettuare questo tipo di ricerche su soggetti umani. L'essere umano deve, per queste ragioni, entrare in gioco successivamente.

 



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