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Il ricatto psicologico nel rapporto medico-paziente

Malpractice non è solo curare male tecnicamente un malato, ma è anche non dare risposta alle sue domande, ai suoi dubbi e alle sue paure

Il ricatto psicologico nel rapporto medico-paziente

Il malato serio ha spesso angosce per il suo futuro, su come sarà poi la sua vita, ma il grande clinico al quale si era affidato non ha tempo da dedicargli, ha cose più importanti.

Allora il malato si tiene tutto dentro. Se insiste intacca il rapporto col luminare di cui potrebbe ancora avere bisogno in futuro. Subisce il subliminale ricatto psicologico della figura di costui. "Io ti ho salvato la vita, cosa vuoi di più?". Questo modo di pensare aleggia nel sottofondo del rapporto medico paziente e in chi non comprende che oltre alla tecnica c’è dell’altro.

Molti si comportano colpevolmente così, senza comprendere che l’aspetto dialogante e consolatorio della professione è un valore imprescindibile. Il modo di fare di costoro va stigmatizzato e denunciato! Centralità del malato (concetto di cui si parla molto e spesso a sproposito) non significa avere tra le mani un freddo oggetto di lavoro, un ammasso di sintomi, ma un uomo con tutti i suoi se, tutti i suoi ma.

Malpractice non è solo curare male tecnicamente un malato, ma è anche non dare risposta alle sue domande, ai suoi dubbi e alle sue paure!



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