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Neuroscienze
Redazione
pubblicato il 12-12-2011

La mente plurale sfida la scienza



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Giovedì 1 dicembre appuntamento con MINDset, la mente cresce, tu decidi, il mondo cambia, una giornata di studio con esperti di varie discipline per parlare di mente, comportamento, emozioni e relazioni

La mente plurale sfida la scienza

Giovedì 1 dicembre appuntamento con MINDset, la mente cresce, tu decidi, il mondo cambia, una giornata di studio con esperti di varie discipline per parlare di mente, comportamento, emozioni e relazioni

E’ per giovedì 1 dicembre l’appuntamento con il convegno MINDset, che vedrà riuniti esperti di varie discipline per una giornata interamente dedicata allo studio dei meccanismi della mente. Supportato e promosso dalla Fondazione Veronesi, il convegno si terrà presso l’aula magna dell’Università Statale di Milano.

Deus ex machina dell’iniziativa è Gabriella Pravettoni, Professore ordinario di Scienze Cognitive all’Università degli Studi di Milano, che spiega quale siano lo spirito e lo scopo del convegno.

«MINDset è la conclusione di un ciclo di tre conferenze organizzate dal nostro Centro di Ricerca Interdipartimentale sui Processi Decisionali (IRIDe) e sviluppatesi seguendo l’intricato filo rosso che conduce dal neurone alla mente. Dopo NeuroMania (2009) e MindMania (2010), quest’anno esperti di discipline diverse (psicologia, biologia, neurofisiologia, medicina, ma anche filosofia e logica matematica) parleranno della mente plurale, prodotto dell’azione congiunta di mente e cervello, e al tempo stesso motore dei nostri comportamenti, delle nostre scelte e delle interazioni tra individui che, insieme, costituiscono la società e promuovono il progresso. Saranno dunque le scienze cognitive (anch’esse, si noti bene, plurali!) protagoniste dell’evento».

Ci chiarisce il senso del titolo?
«
Lo ammetto, MINDset è un titolo piuttosto ambizioso che vuole indicare l’intenzione di affrontare il problema della mente in tutta la sua complessità, come insieme di fenomeni biologici, fisiologici e psicologici che determinano, in modo integrato, i nostri comportamenti, le nostre emozioni, il nostro modo di essere nel mondo. Tutto questo – prosegue Gabriella Pravettoni - non è un prodotto di attività casuali, ma, appunto, di un “setting”, di un contenitore che si forma e si sviluppa a partire dal momento in cui nasciamo, grazie all’interazione tra il nostro patrimonio genetico e le nostre esperienze nel mondo».

Il sottotitolo dell’evento («la mente cresce, tu decidi, il mondo cambia») allude alla dimensione del cambiamento. 

«Come dicevo prima, il “mind set” è un processo in continua evoluzione. La mente cresce, e crescendo diventa sempre più complessa e articolata. Diventa una mente plurale, in cui credenze, emozioni, valori, ideali si fondono rendendo l’individuo capace di adattarsi all’ambiente, di decidere in maniera autonoma e di modificare l’ambiente, il contesto e la cultura sulla base delle proprie e delle altrui necessità. Il risultato è la capacità di produrre cambiamento, che è parte della vita, senza dubbio la parte più importante. Il desiderio di una realtà (interiore ed esteriore, fisica e psichica) diversa spesso genera obiettivi non facilmente raggiungibili, ma è fondamentale per vivere: non desiderare di essere “altro” da come si è, infatti, equivale a non vivere.  E se la mente individuale si focalizza su un solo dominio, trascurando ciò che è “diverso”, producendo poteri autoritari, negazione dei bisogni altrui, e pregiudizi verso ciò che è diverso, la mente plurale si adatta e interagisce, elaborando idee diverse e producendo, appunto, il cambiamento».

Ci sarà ampio spazio dedicato alle nuove tecnologie, sia come strumento a disposizione della mente per conoscere il mondo, sia come strumento a disposizione del mondo per descrivere la mente

«Le nuove tecnologie oggi rappresentano, per molti versi, un’estensione della mente. Si pensi, per esempio, al modo in cui vengono utilizzate per l’immagazzinamento delle informazioni. Cellulari, tablet e pc sono ormai diventati la nostra memoria tascabile sempre a disposizione, in grado di ridurre, spesso in modo significativo, il nostro carico cognitivo. Platone, forse, sarebbe inorridito davanti a ciò, lui che diceva che fece dire al re Thamus: “La scoperta della scrittura avrà per effetto di produrre la dimenticanza nelle anime di coloro che la impareranno, perché, fidandosi della scrittura, si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei, e non dal di dentro e da se medesimi…”. Ma Platone fu anche uno dei filosofi più prolifici di opera scritte, e forse oggi contesterebbe le nuove tecnologie, ma si comprerebbe un iPhone».

Quali sono le implicazioni del concetto di “mente plurale” per le neuroscienze del XXI secolo?

«La mente e il cervello sono stati oggetto, nei secoli, di discipline distinte che hanno dato origine a teorie spesso disgiunte o addirittura opposte. Parlare di mente plurale significa anche cercare una nuova disciplina disciplina che prenda in considerazione il fatto che il prodotto della mente deriva dall’interazione tra cognizione ed emozione, tra esperienze presenti e passate, tra vissuto individuale e collettivo, che insieme gestiscono la complessità degli input che riceviamo dal mondo e degli output che produciamo in risposta ad essi, e che altro non è che la definizione stessa di mente plurale».

Donatella Barus


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