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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 10-01-2017

La demenza vascolare cala: merito dei nuovi farmaci e dei libri



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Era data in aumento costante invece nuove indagini rilevano meno casi di demenza vascolare fra gli anziani. Una «pillola» speciale è l’istruzione

La demenza vascolare cala: merito dei nuovi farmaci e dei libri

Buone notizie: la demenza vascolare è in calo. Pronosticata in continua esplosiva ascesa, da una ricerca Usa risulta diminuita dall’11,6 all’8,8 per cento tra l’anno 2000 e il 2012. Un bel 24 per cento. In ambedue le date sono state analizzate 10.500 persone oltre i 65 anni di età e solo un settore dei partecipanti, quattromila, sono stati visti in ambedue le date. L’indagine è stata condotta dalla University of Michigan Medical School e pubblicata su Jama Internal Medicine.

Nel testo si sottolinea che nel contempo sono continuati ad aumentare obesità, diabete, ipertensione vale a dire i fattori di rischio per una crescita della demenza. D’altro lato la ricerca sottolinea che tra le due date era aumentato il livello educativo-culturale in quanto la coorte di volontari esaminati nel 2012 risultavano aver fatto un anno in più di studi. E più anni di insegnamento formale vengono associati a un minor rischio di demenza.

 

RISERVA COGNITIVA

I ricercatori del Michigan hanno dichiarato: «Il nostro studio sostiene, in sintonia con altre indagini scientifiche, che la riserva cognitiva risultante dalla scolarizzazione nell’infanzia poi, a proseguire, per tutta la vita, insieme con una continuità di stimoli cognitivi, può essere una potente strategia di prevenzione primaria della demenza in tutti i paesi, sia quelli ad alto reddito sia quelli a basso».

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E hanno aggiunto la considerazione che, sì, i fattori di rischio cardiovascolare restano in crescita, ma sull’altro fronte è considerevolmente aumentata negli ultimi anni l’efficacia dei trattamenti di tali disturbi. Commenta Massimo Tabaton, docente di Neurologia all’Università di Genova, impegnato in particolare sul terreno delle malattie neurodegenerative, che quelle in calo sono le demenze vascolari. «Non l’Alzheimer. Che è in crescita in quanto cresce l’aspettativa di vita. E in una popolazione più anziana finisce per manifestarsi di più. L’Alzheimer non diminuisce e non può diminuire».

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PIU’ STUDI PIU’ SINAPSI

E questa preziosa “riserva cognitiva” in che cosa consiste? «Nel patrimonio cognitivo che via via abbiamo accumulato e che, sul versante biologico, si è tradotto via via nell’acquisizione di nuove sinapsi, di aumentati contatti tra i neuroni. Dunque, un rafforzamento del cervello».

Maggiori anni di studio non procurano soltanto più “riserva cognitiva”: «In genere una scolarità più alta significa anche avere più cura di sé, scegliere bene l’alimentazione, consultare i medici. Negli Stati Uniti, poi, è stretto il nesso più anni di scuola uguale aver più soldi e sono questi, dunque, a curarsi di più».

 

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CURE MOLTO PIU EFFICACI

E sui crescenti rischi cardiovascolari, premessa di possibili demenze? «Sì, sono in aumento», risponde Tabaton, «ma sono entrati in uso nel frattempo cure molto valide. I nuovi anticoagulanti che sono più maneggevoli dei precedenti e non obbligano a controlli continui, hanno fatto sì che la fibrillazione atriale non crei, a parte gli emboli, un danno cerebrale continuo cronico, lesioni progressive che sfociano poi nella demenza vascolare». 

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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