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Fumo
Fabio Di Todaro
pubblicato il 12-01-2017

Sigarette elettroniche: i giovani non dovrebbero usarle



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Il Governo statunitense conferma il no deciso all’utilizzo delle sigarette elettroniche da parte di adolescenti e giovani adulti. Il rischio è quello di creare una dipendenza e avvicinare le sigarette tradizionali

Sigarette elettroniche: i giovani non dovrebbero usarle

Il messaggio giunge dagli Stati Uniti ed è chiaro: «L’utilizzo della sigaretta elettronica da parte dei giovani rappresenta un grave problema di salute pubblica», ha affermato il Chirurgo Generale Vivek Murthy, portavoce delle questioni di salute pubblica all’interno del governo federale. «La scienza ci dice che l’utilizzo di qualsiasi prodotto contenente nicotina da parte dei giovani è rischioso e dovrebbe essere evitato». Conclusioni perentorie e destinate a far discutere anche in Italia, dove si sta registrando un aumento della diffusione della sigaretta elettronica.

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Murthy, che ha commentato il contenuto del rapporto redatto per il Governo attraverso le colonne del Washington Post, ha preso di petto la questione. Negli Stati Uniti le sigarette elettroniche rappresentano la forma più diffusa di tabacco tra i giovani. Nel corso degli ultimi cinque anni, tra gli studenti di scuola media e superiore il tasso degli utilizzatori è triplicato. Mentre tra i giovani adulti, di età compresa tra 18 e 24 anni, il numero è raddoppiato. Un aspetto preoccupante, che s’aggiunge alle conclusioni di uno studio apparso a ottobre su Pediatrics e conferma «come tra i consumatori prevalga la consapevolezza che le sigarette elettroniche sprigionano una quantità di sostanze tossiche inferiori rispetto a quelle tradizionali». Un aspetto peraltro vero, «ma che nasconde come il vapore emesso dalle sigarette elettroniche non sia in realtà innocuo», ha proseguito Murthy.

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Le sigarette elettroniche sono dispositivi che riscaldano un liquido e l’aria che viene sprigionata risulta inalata da chi la utilizza (ma pure da chi gli è attorno). Il liquido di solito contiene aromi e nicotina, motivo per cui anche le e-cig sono considerate prodotti del tabacco. Oltre alla nicotina, nelle sigarette elettronica possono essere contenute particelle ultrafini in grado di raggiungere le vie respiratorie profonde, sostanze aromatizzanti (come il diacetile) ritenuti corresponsabili di alcune malattie respiratorie, metalli pesanti (nichel, piombo, stagno). Quanto al consumo giovanile, sono diverse le ragioni per cui le sigarette elettroniche rischiano di arrecare un danno alla salute. Innanzitutto perché, partendo dalla convinzione che facciano meno male rispetto a quelle tradizionali, rappresentano un viatico verso il fumo di sigaretta tradizionale. Ma anche perché lo sviluppo cerebrale prosegue fino ai 25 anni e «l’esposizione alla nicotina da parte degli adolescenti e dei giovani adulti può provocare dipendenza e danni irreversibili», si legge nel documento.

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Il rapporto sgombera il campo dai dubbi: tra i giovani e le sigarette elettroniche non deve esserci alcun contatto. L’eco di quanto affermato oltreoceano è giunto anche in Italia, dove nel 2016, come specificato dall’Istituto Superiore di Sanità, a usare la sigaretta elettronica è stato il quattro per cento della popolazione. Un dato che certifica un sensibile incremento, dal momento che gli utilizzatori delle e-cig nel 2015 raggiungevano appena l’1,1 per cento. Poco rassicuranti sono stati anche i primi dati ottenuti dall’iQOS, la sigaretta elettronica contenente tabacco lanciata sul mercato da Philip Morris.

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L’educazione, in questo senso, deve giungere già dalla tenera età. «Serviranno ancora diversi anni di studi per tirare le somme sulle sigarette elettroniche, ma rispetto all’utilizzo giovanile siamo tutti d’accordo: sarebbe da escludere, senza sé e se senza ma», conferma Giulia Veronesi, responsabile della sezione di chirurgia robotica, unità di chirurgia toracica dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano). «Occorre proteggere le fasce più giovani dal marketing aggressivo dell’industria del tabacco. Dopo alcuni anni di grande sensibilizzazione, l’attenzione su questo problema è calata. Prova ne è il fatto che da otto anni a questa parte il numero dei fumatori italiani è stabile». Diverso, invece, potrebbe essere l’atteggiamento se si ha di fronte un forte fumatore. Nell’ottica di ridurre il danno, seppur in misura ancora da quantificare, «il passaggio alla sigaretta elettronica potrebbe risultare comunque consigliabile».

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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