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Oncologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 01-04-2015

Il tumore dell’esofago si previene anche a tavola



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L'innalzamento dei tassi di obesità infantile potrebbe provocare una diffusione della malattia. Il consiglio degli esperti: più frutta e verdura, meno carne rossa

Il tumore dell’esofago si previene anche a tavola

I tumori dell'esofago non rientrano nella categoria dei “big killer”. La media dice che la malattia, che può coinvolgere l’epitelio di rivestimento o le ghiandole presenti nella mucosa, compare in quattro persone su centomila e in Italia - con maggiore prevalenza tra gli uomini e nelle regioni del Nord - le diagnosi sono all’incirca duemila ogni anno. Ma l’innalzamento dei tassi di obesità infantile potrebbe provocare in futuro una diffusione di questo tumore, che si manifesta con la difficoltà ad alimentarsi e la successiva perdita di appetito. Più raro è il dolore toracico. 

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LE INSIDIE DEI CHILI DI TROPPO

Sono in aumento le evidenze epidemiologiche che rimarcano un ruolo dell’eccesso di peso nell’insorgenza della neoplasia. L’ultima conferma giunge da uno studio pubblicato sul British Journal of Cancer: i bambini con un indice di massa corporea più elevato avrebbero un rischio maggiore di sviluppare l’adenocarcinoma dell’esofago, più diffuso rispetto al carcinoma squamoso. I ricercatori canadesi hanno studiato le cartelle cliniche di oltre 255mila bambini nati tra il 1930 e il 1971, contenenti le rilevazioni di altezza e peso effettuate ogni dodici mesi tra il settimo e il tredicesimo anno di età. Estrapolando il valore dell’indice di massa corporea, gli autori hanno notato che chi aveva un valore più alto, risultava più esposto a sviluppare la neoplasia in età adulta. Dai dati è emerso che il 2,1% dei tumori dell’esofago sviluppati all’interno del campione era in sovrappeso, se non obeso, all’età di 13 anni. Secondo i dati diffusi di recente dal sistema di sorveglianza nazionale Okkio alla Salute, l’obesità infantile è un’emergenza anche in Italia: a partire dalle regioni meridionali. Un bambino su 5 è in sovrappeso uno su 10 addirittura obeso. Un dato che, se non invertito, potrebbe in futuro divenire la causa dell’aumento di diverse malattie, compreso il tumore dell’esofago, che oltre ad alcune condizioni patologiche come l’acalasia (un’alterazione della motilità della muscolatura dell’organo), l’esofago di Barrett e il reflusso gastroesofageo,  tra i fattori di rischio noti annovera il fumo e l'alcol, quest’ultimo per il solo tumore squamocellulare.

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CONSIGLI PER LA TAVOLA 

Lo studio canadese, in realtà, non spiega se sia direttamente l’obesità infantile a condizionare il decorso della vita o il mantenimento di un eccesso di peso nel corso degli anni. L’ampiezza del gruppo osservato, però, non rende trascurabili le conclusioni. Secondo gli autori della ricerca «l’aumento dell’incidenza della malattia potrebbe essere la conseguenza di uno stato di sovrappeso prolungato che espone al reflusso gastroesofageo, una condizione che può anticipare la diagnosi del tumore». In linea di massima, dai risultati di diversi studi epidemiologici, si sa che il consumo regolare di frutta e verdura e una ridotta assunzione di carne rossa abbattono le probabilità di sviluppare una neoplasia tipica della terza età (l’età media di insorgenza in Italia si assesta intorno a 66 anni). Deboli, invece, sono le associazioni sfavorevoli riguardanti i cibi fritti e le bibite gassate. «Ma è ormai certo che i fattori dietetici, a partire da un elevato consumo di bevande alcoliche, hanno un ruolo importante nel rischio di insorgenza dei tumori dell’esofago - sintetizza Carlo La Vecchia, docente di epidemiologia all’Università Statale di Milano -. Il drammatico aumento di diagnosi effettuate negli Stati Uniti e in diversi Paesi occidentali, in conseguenza di stili di vita poco equilibrati, è la prova più efficace di questa stretta correlazione». La dieta mediterranea, come al solito, salva la vita.

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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