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Cardiologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 29-10-2013

Sovrappeso? Meglio misurare la circonferenza vita



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Un recente editoriale pubblicato su Science boccia nuovamente l’indice di massa corporea. Più utile la circonferenza vita

Sovrappeso? Meglio misurare la circonferenza vita

L'indice di massa corporea (Bmi) non è adatto a definire lo stato di salute di una persona. L’ultima stroncatura per il dato che esprime il rapporto tra il peso e l’altezza al quadrato di un individuo arriva da Science, dalle cui colonne due ricercatori dell'università della Pennsylvania hanno sottolineato l’incongruenza per cui, in alcuni casi, persone considerate sovrappeso secondo il proprio indice di massa corporea mostrano un rischio di morte inferiore.


L’ULTIMA BOCCIATURA

L'indice, inventato nell'800 dal matematico belga Adolphe Quetelet, non riflette accuratamente la proporzione tra muscoli e tessuto grasso nel corpo, e non tiene conto del genere. «Vi è un urgente bisogno di strumenti precisi, pratici e convenienti per misurare il grasso e i biomarcatori in grado di predire meglio i rischi di malattie e mortalità - spiega Rexford Ahima, direttore dell’Unità dell’obesità presso l’Istituto per il diabete, l’obesità e il metabolismo dell’università della Pennsylvania -. I progressi contribuiranno a determinare il peso ottimale per un individuo, tenendo conto di fattori quali: l’età, il sesso, la genetica, la fisica, le malattie preesistenti, i marcatori del sangue e i parametri metabolici alterati dall’obesità».


IL PARADOSSO

La ricerca ha spesso dimostrato che alcune persone con Bmi corrispondente ai valori dell’obesità sono riuscite comunque a migliorare il profilo metabolico: al punto da ridurre il rischio cardiovascolare. D’altro canto in situazioni diverse, però, soggetti apparentemente sani, con un indice di massa corporea rientrante tra i valori corrispondenti al normopeso, avevano un rischio maggiore di mortalità. Di conseguenza: non può bastare il Bmi per definire il rischio che ognuno di noi corre di sviluppare malattie metaboliche e cardiovascolari. «La ricerca futura dovrebbe concentrarsi di più sui percorsi molecolari - argomenta Mitchell Lazar, genetista dell’università della Pennsylvania e seconda firma della pubblicazione -. Mi riferisco ai fattori metabolici alterati dall’obesità, la cui indicazione cambia il rischio di sviluppare il diabete, le malattie cardiache e il cancro, influendo sullo stato di salute e la mortalità di un individuo». La conseguenza? Il Bmi, da solo, non può essere correlato sempre allo stato di salute, come si pensava finora. La sua rilevazione ha senso nel valutare gruppi di popolazione per particolari studi, ma per il singolo individuo non è appropriata. Adesso le attenzioni si spostano sulla misurazione della circonferenza della vita, ritenuta la sede in cui l’accumulo di grasso rischia di comportare le più gravi conseguenze. Negli uomini il valore è da non sottovalutare se superiore a 102 centimetri, mentre nella donna il rischio cardio-metabolico si configura quando il giro vita è più ampio di 88 centimetri.

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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