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Alimentazione

Sempre più obesi: colpa della dieta o della sedentarietà?

Un team di antropologi prova a sciogliere il dilemma: l'epidemia di obesità legata allo sviluppo economico è dovuta soprattutto ad uno dei due fattori. E le politiche di sanità pubblica dovrebbero prenderne atto

Che cosa ci fa diventare sempre più in sovrappeso, fino a una vera emergenza obesità nelle nostre società del benessere? Il fatto che più niente ci costi fatica, che non si faccia movimento, che i nostri lavori siano per lo più sedentari. Forse è questa la prima risposta che viene in mente. Però…però è anche vero che si mangia più del dovuto, che tanti cibi siano superingrassanti, che ci si rimpinza – e si beve – anche solo per diletto. Vengono da qui i chili in più?

Il dilemma riguardante le società più industrializzate tiene in sospeso non solo noi, persone qualunque, ma gli stessi scienziati che studiano i comportamenti dei singoli e i comportamenti delle masse. Gli esperti della Duke University nella Carolina del Nord (Usa) hanno deciso di prendere di petto il quesito col loro Dipartimento di Antropologia evoluzionistica.

UN DILEMMA CHE PARALIZZA

Lo studio in questione è stato pubblicato sulla rivista Pnas e, secondo le loro ricerche, sarebbe il maggiore introito calorico la prima spinta verso il diffondersi dell’obesità piuttosto che l’indolenza, l’inattività fisica diffusa. Anzi, a questo proposito risulterebbe che il dispendio energetico medio nelle società più ricche sia uguale, forse persino maggiore, rispetto a una volta.

Il professore della Duke Herman Pontzer afferma: «Dopo decenni di analisi, le politiche pubbliche restano paralizzate dall’incertezza sull’importanza primaria della dieta o dell’attività fisica. Questo nostro test internazionale ci permette di dirimere queste idee in competizione. È chiaro che sono i cambiamenti nell’alimentazione, e non la diminuita attività fisica, la causa primaria dell’obesità diffusa negli Stati Uniti e negli altri paesi sviluppati».

SOTTO ESAME STILI DI VITA IN SEI CONTINENTI

Gli studiosi hanno esaminato migliaia di misure di dispendio energetico giornaliero, di percentuali di grasso corporeo, di indici di massa corporea (Bmi) tratti da adulti 18-60 anni d’età in 34 popolazioni sparse in sei continenti. I più di 4.200 adulti inclusi nello studio provenivano da stili di vita e tipi di economia molto diversi, dai cacciatori-raccoglitori, ai pastori, agli agricoltori, alle popolazioni industrializzate.

Il dispendio energetico è risultato calare del 6-11 per cento con il crescere dello sviluppo economico, con grandi variazioni fra le diverse popolazioni e senza una stretta corrispondenza con lo stile di vita. Al minor dispendio di energia si dovrebbe, secondo i ricercatori, appena un decimo dell’aumento di grasso corporeo e BMI legati allo sviluppo economico. Al contrario, le calorie assunte e la percentuale di cibi ultraprocessati nella dieta sono risultati associati in modo evidente alla percentuale di grasso corporeo. 

DIETA E MOVIMENTO SONO COMPLEMENTARI

«Mentre cogliamo una diminuzione marginale nella spesa energetica con lo sviluppo economico, vediamo però che questo spiega solo una frazione dell’aumento nel grasso corporeo che accompagna lo sviluppo. Ciò suggerisce che altri fattori, come i cambiamenti alimentari, spingano gli aumenti del grasso corporeo che vediamo con l’avanzare dello sviluppo economico», osserva la professoressa Amanda McGrosky.

Gli scienziati di questo studio si augurano che le politiche per la salute ne traggano informazioni utili per indirizzare programmi collettivi, tenendo ben presente che se il cibo in eccesso è il primo agente dei chili in più non per questo va diminuita l’attenzione per l’attività fisica. «Dieta e ginnastica vanno considerate complementari, piuttosto che intercambiabili», concludono. 

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