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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 13-05-2015

Steatosi epatica: è la quantità di cibo a fare la differenza



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L’eccesso calorico in età pediatrica è la prima causa della più frequente malattia del fegato nei bambini. Ecco come difendere la salute dei nostri figli

Steatosi epatica: è la quantità di cibo a fare la differenza

Non si vede, ma è anche più pericoloso di quello che si accumula sul giro vita o nell’interno coscia. Il grasso addominale è una caratteristica (soprattutto) degli uomini, che tendono ad accumulare i chili in eccesso rispecchiando il modello “a mela”. Tra le principali sedi di “stoccaggio” c’è il fegato, centrale energetica dell’organismo in cui si completa il metabolismo lipidico. È in questi casi che si ha la steatosi epatica, diffusa tra le persone in sovrappeso, ma che può manifestarsi anche nel corpo dei magri.

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IL RUOLO DELLA DIETA

Non di rado la condizione può compromettere la funzionalità dell’organo fino a evolvere in cirrosi. Senza trascurare che la steatosi epatica, come documentato anche da un lavoro pubblicato sull’International Journal of Obesity, può essere il preludio per l’insorgenza del diabete e delle malattie cardiovascolari. La condizione può essere dettata da un eccesso di alcol, ma anche manifestarsi in persone astemie o che consumano ridotte quantità di birra, vino e superalcolici. In questi casi, riscontrati anche nel quaranta per cento dei bambini obesi, si parla di steatosi epatica non alcolica e da tempo si sta cercando di capire se a causarla sia l’eccesso di cibo (in generale) o di specifici macronutrienti. Una prima risposta è giunta da uno studio pubblicato sul Journal of Nutrition, realizzato da un team di ricercatori britannici al fine di verificare le associazioni tra la dieta e la malattia.

ACCORGIMENTI PER LA TAVOLA

Dalla ricerca, condotta su bambini e adolescenti di età compresa tra 3 e 13 anni, è emerso che è il consumo calorico totale elevato in età pediatrica e preadolescenziale, più che i diversi macronutrienti consumati (grassi, proteine, carboidrati), a incrementare il rischio di sviluppare la steatosi epatica entro i 18 anni. Ovvero: non è sufficiente ridurre alcune componenti dell’alimentazione per fronteggiare il problema dell’obesità. «È la loro combinazione a dare luogo a un regime alimentare sano», ha affermato Luc Tappy, responsabile del dipartimento di fisiologia dell’Università di Losanna, in un recente convegno organizzato dall’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri. Chi soffre di steatosi epatica, se ha anche alti valori di glicemia, «deve ridurre il consumo di cibi zuccherini, perché il fruttosio, il glucosio e i grassi saturi sono responsabili dell’aggravamento della condizione», dichiara Dennis Bier, direttore del centro di ricerca di nutrizione pediatrica del Baylor College of Medicine di Houston. Maggiore attenzione deve essere invece posta agli alimenti ad alto contenuto di colesterolo, se il valore risulta già elevato. In qualunque caso, comunque, frutta e verdura devono abbondare sulla tavola.

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LA SALUTE DEI PICCOLI

I chili in eccesso riguardano quasi un quinto dei bambini italiani di dieci anni e rappresentano un terreno fertile per lo sviluppo, oltre che della steatosi epatica, del sovrappeso in età adulta: considerato un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, il diabete e per diversi tumori. Come regolarsi con i propri figli a tavola? Alcune indicazioni derivano dai valori di riferimento indicati nei Larn, le raccomandazioni italiane diffuse dalla Società Italiana di Nutrizione Umana. Un bambino di cinque anni, che non dovrebbe pesare più di venti chili, ha un fabbisogno energetico di 980 chilocalorie. Un lustro più tardi la sua richiesta cresce (1.320 chilocalorie), come il peso (non dovrebbe superare 38 chili). A parità di età le bambine hanno un metabolismo basale di poco inferiore (1.200 chilocalorie a dieci anni).
 

Come evitare che il bambino diventi obeso? Leggi il parere dell’esperto
 

UNA PERDITA DI PESO MODERATA

Dieta ed esercizio fisico sono i primi due accorgimenti che i medici consigliano alle persone a cui viene diagnosticata una forma di steatosi epatica non alcolica. Anche ai bambini. «La dieta deve portare a una perdita di peso graduale e comunque non superiore a un chilogrammo alla settimana - afferma Giuseppe Palasciano, direttore della clinica medica dell’azienda ospedaliero-universitaria Policlinico di Bari - . La perdita di peso troppo rapida, come per esempio quella che può seguire la chirurgia bariatrica, può creare degli squilibri metabolici che possono far precipitare una steatosi semplice in steatoepatite con evoluzioni verso forme gravissime di insufficienza epatica».

 

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Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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