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Tumore al fegato

Sintomi iniziali, fattori di rischio principali e opzioni terapeutiche disponibili per diagnosi e cura.

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Cosa c'è da sapere sul tumore del fegato

Che cos’è il tumore al fegato

Il tumore al fegato, o epatocarcinoma, è una delle neoplasie rare e aggressive che colpisce il fegato, l’organo più grande del corpo umano, dopo la pelle, responsabile di funzioni vitali come il metabolismo e la digestione degli alimenti e l’eliminazione delle sostanze di scarto.

Si parla di tumori primari al fegato quando le cellule originano da cellule epatiche.

La forma più comune negli adulti è il carcinoma epatocellulare, che rappresenta circa il 75% dei casi e origina dagli epatociti, il principale tipo di cellule presenti nel fegato.

L’epatoblastoma, benchè raro, è il tumore epatico più comune nei primi età di vita.

Altri tipi di tumore primitivi possono originari da altre strutture all'interno del fegato, come ad esempio, il colangiocarcinoma che origina dai dotti biliari intraepatici o extraepatici e l’angiosarcoma dai vasi sanguigni del fegato.

Oltre ai tumori primitivi, il fegato può essere colpito da metastasi derivanti da neoplasie di altri organi.

Fattori di rischio e prevenzione

Più del 70% dei tumori epatici primitivi è associato a fattori di rischio specifici:

  • Infezione cronica da virus dell’epatite C (HCV) e virus dell’epatite B (HBV).
  • Abuso di alcol, obesità e fumo, che aumentano il rischio di cirrosi e, conseguentemente, di tumore.
  • Aflatossine, in particolare l’aflatossina B1, tossine prodotte da muffe presenti in alcuni alimenti (come cereali, legumi, frutta secca e semi).
  • Età superiore ai 60 anni e familiarità con tumori epatici.

L’adozione di uno stile di vita sano è fondamentale per la prevenzione. È importante seguire una dieta equilibrata, ridurre il consumo di alcol, evitare il fumo e mantenere un peso corporeo adeguato. La vaccinazione contro l’HBV e le misure preventive per evitare l’infezione da HCV, sono essenziali per ridurre l’incidenza della malattia. Alle misure preventive si possono aggiungere anche a un’attività sessuale sicura oltre a effettuare tatuaggi e piercing sempre in laboratori a norma.

Nonostante non esista un programma di screening universale per il tumore del fegato, nei  pazienti ad alto rischio, come coloro con infezioni croniche da HBV o HCV, cirrosi o epatopatia alcolica, si utilizzano frequentemente l’ecografia e il dosaggio dell’alfa-fetoproteina per una diagnosi precoce. La riduzione della mortalità è legata soprattutto alla prevenzione delle infezioni virali e alle vaccinazioni.

Sintomi

Il tumore al fegato è spesso asintomatico nelle fasi iniziali. Quando i sintomi si manifestano, possono includere:

  • Dolore nella parte superiore dell’addome, che può irradiarsi alla schiena o alle spalle.
  • Ingrossamento del ventre, dovuto all’aumento delle dimensioni del fegato o alla presenza di liquido (ascite).
  • Perdita di peso e di appetito.
  • Nausea e vomito.
  • Ittero (ingiallimento della pelle e delle sclere oculari).
  • Urine scure e febbre.

Molti di questi sintomi non sono specifici e possono essere comuni ad altre patologie epatiche. È importante consultare un medico per una valutazione approfondita.

Diagnosi

La diagnosi di tumore al fegato inizia con una valutazione clinica della storia personale e familiare del paziente, seguita da esami di laboratorio e diagnostici:

  • Esami del sangue e delle urine, per valutare il funzionamento epatico e individuare possibili marcatori tumorali.
  • Ecografia, per individuare la presenza di noduli epatici.
  • TAC, risonanza magnetica e PET, per definire l’estensione e la natura della malattia.
  • Biopsia epatica, utile nei casi complessi per confermare la diagnosi e determinare la prognosi.
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Come si cura

Il trattamento del tumore al fegato varia a seconda dello stadio della malattia, delle condizioni generali del paziente e della funzionalità epatica residua. Nei pazienti con carcinoma epatico in fase iniziale, il trattamento principale è rappresentato dall’asportazione chirurgica delle cellule tumorali. Quando possibile, si può optare anche per un trapianto di fegato, una soluzione particolarmente valida per i pazienti con tumori di piccole dimensioni e che rispettano specifici criteri di accesso alla lista dei trapianti. Tuttavia, la carenza di donatori può portare a lunghi tempi di attesa Per i pazienti in stadi intermedi, sono indicati trattamenti ablativi locali. L’ablazione può essere effettuata con radiofrequenze, laser o elettroporesi irreversibile e permette di a distruggere le cellule tumorali, senza dover rimuovere fisicamente il tessuto colpito. La chemioembolizzazione, invece, combina la somministrazione di farmaci chemioterapici con l’occlusione dei vasi sanguigni che alimentano il tumore, riducendo l’apporto di nutrienti alle cellule cancerose e causando la loro morte.

La chemioterapia sistemica classica non è comunemente utilizzata nel trattamento del tumore al fegato. tuttavia può essere utilizzata a livello locale in combinazione con altri trattamenti. La chemioterapia utilizza farmaci per bloccare la crescita e la divisione delle cellule tumorali, viene somministrata per via endovenosa durante sedute che possono durare da alcune ore a diversi giorni, seguite da un periodo di riposo per permettere al corpo di recuperare..

Per i pazienti con tumore epatico in fase avanzata o con metastasi, sono in fase di sviluppo terapie mirate e immunoterapia che utilizzano farmaci biologici e "intelligenti". Questi farmaci agiscono bloccando specifiche proteine prodotte dalle cellule tumorali, rappresentando una promettente opzione terapeutica per migliorare la qualità di vita e prolungare la sopravvivenza.

La radioterapia, che utilizza radiazioni mirate per distruggere le cellule tumorali, è impiegata meno frequentemente per il trattamento del tumore epatico. Tuttavia, può essere utilizzata in combinazione con altri trattamenti o durante interventi chirurgici. Questo approccio può causare effetti collaterali, come arrossamenti della pelle, nausea e affaticamento, che generalmente diminuiscono gradualmente dopo il termine del trattamento.

Il trapianto di fegato, quando effettuato rispettando tutti i criteri, offre buone prospettive, con un rischio di recidiva limitato al 2-5% e una sopravvivenza a cinque anni che può raggiungere l’80%.

Quanto è diffuso in Italia

Nel 2024 sono stimate circa 12.612  nuove diagnosi di tumore del fegato (8.838 tra gli uomini e 3.774 tra le donne). Nel 2022 i decessi stimati sono stati 9.600 (6.300 uomini e 3.300 donne). Il tasso di sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è del 22% in entrambi i sessi, con una probabilità di vivere ulteriori 4 anni condizionata ad aver superato il primo anno dopo la diagnosi pari al 40% per gli uomini e 39% per le donne. Sono 30.200 le persone viventi in Italia dopo una diagnosi di tumore del fegato.

[Dati AIOM - Associazione Italiana Oncologia Medica pubblicati in “I numeri del cancro in Italia - 2024”]

Le 5 domande più frequenti sul tumore al fegato

Infezioni croniche da HBV o HCV, abuso di alcol, obesità, fumo e aflatossine.

Dolore addominale, ittero, perdita di peso, ascite e ingrossamento del fegato.

Attraverso esami di laboratorio, ecografie, TAC o risonanze magnetiche, e talvolta biopsia.

Chirurgia, trapianto, trattamenti ablativi, chemioembolizzazione, terapie mirate e radioterapia.

No, il trapianto è riservato a pazienti, il cui fegato ha funzionalità compromesse e che rispettano specifici criteri, data la scarsità di donatori disponibili.

NOTA BENE: Le informazioni contenute in questa pagina non sostituiscono il parere e le spiegazioni del tuo medico.

Ultimo aggiornamento:05.06.2025

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