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Oncologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 12-05-2015

Se una passeggiata migliora l’umore di chi ha un tumore alla prostata



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Basta un’ora e mezza a settimana per attenuare la stanchezza e i sintomi della depressione che spesso colpiscono gli uomini. Benefici anche a distanza di anni dall’intervento

Se una passeggiata migliora l’umore di chi ha un tumore alla prostata

«Bastano novanta minuti di cammino a settimana per ridurre la stanchezza, attenuare i sintomi della depressione e controllare l’aumento di peso». Il messaggio è diretto ai pazienti ammalati di tumore della prostata: 36.300 le nuove diagnosi effettuate in Italia nel 2014. A divulgarlo un gruppo di ricercatori della Northwestern University di Chicago, in uno studio pubblicato sul Journal of Cancer Survivorship. Una conclusione che conferma i benefici dello sport, in particolare nei malati oncologici.

 

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I BENEFICI DELLO SPORT, SUL CORPO E SULLA MENTE

Oltre a essere alleata delle donne colpite da un tumore al seno e dei pazienti colpiti da una neoplasia polmonare o al colon, l’attività fisica si dimostra dunque un toccasana anche nei confronti della più diffusa neoplasia maschile. Molti uomini, dopo un tumore alla prostata, denunciano un crollo della qualità della vita, a prescindere dal trattamento ricevuto: chirurgico, radioterapico o ormonale. Oltre ai possibili effetti sul fisico - incontinenza urinaria, impotenza, osteoporosi e disfunzioni intestinali -, una buona parte dei pazienti riferisce anche difficoltà psicosociali: dalla depressione alla fatica cronica, dalla riduzione dell’autostima a un calo dell’intesa sessuale con il proprio partner. Per questo i ricercatori statunitensi hanno voluto indagare la relazione esistente l’attività fisica (a vari livelli) e la qualità di vita degli uomini già trattati per un tumore alla prostata.

 

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BASTANO 90’ DI CAMMINO A SETTIMANA

L’indagine, condotta su 1.917 pazienti ammalatisi prima del 2008, è stata portata avanti attraverso un questionario che rilevava l’attività fisica svolta ogni settimana (andare a piedi in ufficio, fare giardinaggio, jogging, ciclismo, nuoto, tennis e canottaggio) e lo stato di gratificazione psicologico. Dall’analisi dei risultati è emerso che anche un basso livello di movimento settimanale - quantificato in novanta minuti di camminata alla settimana, a una velocità di tre chilometri orari  - migliora lo stato psicologico dei pazienti. Il beneficio riguardava anche quegli uomini a cui la malattia era stata diagnosticata più di cinque anni prima, in una forma piuttosto aggressiva (con punteggio di Gleason superiore a 7). Diverse le ipotesi alla base dei benefici riscontrati: da un aumento del rapporto insulina/Igf 1 alla riduzione dell’infiammazione e dell’adiposità, da un incremento del testosterone all’aumento delle endorfine circolanti.

 

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TRATTAMENTO SU MISURA

«L’attività sportiva aerobica, abbinata al supporto psicologico, è un modo efficace per ridurre gli effetti collaterali che seguono il trattamento - afferma Lara Bellardita, responsabile del progetto di supporto psicologico del Programma Prostata dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano -. In questo modo il paziente riscopre il controllo e l’efficienza del proprio corpo e fissa la passeggiata, la corsa o la pedalata come un obiettivo della giornata. Il supporto psicologico è un abito da cucire su misura del paziente: c’è chi lo richiede subito dopo il trattamento (non per forza chirurgico, ndr) e chi invece accusa un crollo molto tempo dopo l’intervento».

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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