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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 10-04-2015

L’esercizio fisico alleato delle terapie contro il tumore del seno



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Lo sport migliora la vascolarizzazione e permette alle cure di agire più efficacemente. Lo rivela uno studio pubblicato sul Journal of National Cancer Institute

L’esercizio fisico alleato delle terapie contro il tumore del seno

L’attività fisica, non è di certo una novità, è fondamentale per prevenire l’insorgenza di molti tumori. In particolare diversi studi hanno evidenziato che praticare sport, a qualunque età, riduce in maniera significativa la possibilità di sviluppare un cancro al seno. Ma lo sport fa bene anche durante e dopo la malattia: l’esercizio fisico riduce infatti il rischio di ricaduta della malattia e, secondo un recente studio pubblicato sul Journal of National Cancer Institute, migliorerebbe l’effetto delle terapie. Pur essendo realizzata sui topi l’analisi mostra per la prima volta in che modo lo sport influenza la crescita del tessuto tumorale.

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MIGLIORARE IL FLUSSO DI SANGUE

Una delle ragioni per cui un cancro diventa resistente alla chemioterapia è l’anomalo flusso di sangue a livello della massa tumorale. In particolare intorno al tumore si sviluppano in maniera del tutto casuale molti vasi sanguigni. Una rete disordinata che non riesce a penetrare negli strati più interni del tumore causando la mancanza di ossigeno (ipossia). In questo modo i chemioterapici non riescono a raggiungere in profondità il cancro vanificando così l’effetto. Ecco perché gli scienziati sono al lavoro per trovare nuove modalità di somministrazione dei chemioterapici al fine di arrivare più in profondità.


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LO STUDIO

Se da un lato alcune tecniche prevedono l’infusione del farmaco direttamente nel tumore, dall’altro un aiuto potrebbe arrivare dallo sport. Nello studio da poco pubblicato gli scienziati della Duke University hanno dimostrato che l’attività fisica è in grado di migliorare la vascolarizzazione e il conseguente accesso dei farmaci a livello degli strati profondi del tumore. L’analisi prevedeva l’inserzione nei topi di tessuti tumorali provenienti da donne colpite da cancro al seno. Successivamente al trapianto gli animali sono stati divisi in due gruppi. Il primo è ha svolto del moto, il secondo una vita sedentaria. Dalle analisi è emerso che in seguito al movimento la crescita tumorale risultava nettamente rallentata rispetto a quella del secondo gruppo. Non solo, altri test hanno previsto anche la somministrazione di chemioterapici e i risultati hanno confermato quanto ipotizzato dagli scienziati: con una maggior vascolarizzazione il farmaco agisce meglio riducendo la massa tumorale. 

IL FUTURO

Come spiega il professor Mark Dewhirst, uno degli autori dello studio, «i risultati ottenuti ci hanno davvero stupito. Negli ultimi 30 anni ho cercato di individuare il modo di eliminare l’ipossia nei tumori. Molti tentativi dal funzionamento non sempre soddisfacente. Ora questi risultati ottenuti con l’esercizio fisico sono molto incoraggianti». Dati importanti che ora, secondo quanto affermano gli esperti della Duke University, saranno verificati direttamente nella donna. La speranza è quella di replicare quanto avvenuto nell’esperimento con gli animali. Le premesse però, in virtù dei sempre più numerosi studi che indicano l’attività fisica come “terapia” da affiancare alla cure, ci sono tutte.

 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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