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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 11-02-2016

I bambini sono ancora troppo trascurati in pronto soccorso



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In un caso su quattro si rileva il dolore tra i pazienti pediatrici, mentre una terapia adeguata viene somministrata nella metà dei casi. Medici e infermieri sono spesso impreparati

I bambini sono ancora troppo trascurati in pronto soccorso

La causa può risiedere in una caduta dagli sci o in un incidente stradale, in un capitombolo dalla bicicletta o in una tossinfezione alimentare. Anche i bambini possono finire al pronto soccorso, ma in questo caso serviranno cautele diverse per tenere sotto controllo il trauma. Gestire il dolore pediatrico non è alla portata di tutti. Servono ospedali, ma soprattutto medici, preparati a riguardo. Altrimenti i pianti e le grida difficilmente andranno via nel giro di pochi minuti. Qual è l’offerta a disposizione dei cittadini nei nosocomi italiani?


BAMBINI TRASCURATI NEI PRONTO SOCCORSO

A questa domanda puntava a rispondere l’indagine Piper Weekend, condotta dal gruppo scientifico Piper (pain in pediatric emergency room) per fotografare l’esperienza diretta dei piccoli pazienti - vittime di dolore cronico, da trauma, oncologico - e dei genitori che li accompagnano in pronto soccorso. Dal sondaggio, condotto su 644 bambini e 923 adulti da postazioni direttamente presenti nei triage, è emerso un livello medio di soddisfazione accettabile. Nella percezione dei genitori il personale è stato molto (57,20%) o abbastanza (38,03%) attento e interessato al dolore dei piccoli pazienti.

Ma diversi sono i fronti su cui medici e infermieri devono ancora lavorare: dalla misurazione dell’intensità dolorosa (effettuata soltanto su un bambino ogni quattro, con dati migliori nelle regioni meridionali) alla somministrazione di una terapia analgesica (in meno di un caso su due). Segno che il dolore in generale, e ancora più nello specifico quello che coinvolge i bambini, rimane un tema sottovalutato. Da qui l’esigenza di intervenire su «tipologie molto frequenti, come quello da trauma o addominale, o complesse, come quello che avvertono i bambini disabili o affetti da anemia falciforme», dichiara Franca Benini, responsabile del centro regionale veneto di terapia antalgica e cure palliative pediatriche dell’Università di Padova. «Il dolore deve essere sempre considerato, misurato e trattato». 


La carezza che allevia il dolore del neonato


I TRAUMI RAPRESENTANO LA PRIMA CAUSA DI DOLORE

La legge 38 del 2010, oltre a garantire a tutti l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, dedica un focus specifico ai bambini. L’Italia, in questo senso, è in mezzo al guado: le Regioni sono tenute a indicare strutture e personale adeguatamente formato, ma nella pratica il servizio erogato non è ancora ottimale. La strada da percorrere è lunga, soprattutto nei Pronto Soccorso, dove il numero di accessi gioca spesso a sfavore della possibilità di condurre un’adeguata ed efficace terapia antalgica.

La prima causa di dolore tra i bambini è quello da trauma (cranico in primis), che in alcuni punti di emergenza rappresenta la metà delle richieste che giungono dai pazienti più piccoli. Seguono il dolore addominale acuto, quasi sempre conseguenza di una malattia gastroenterica (mentre al crescere dell’età può essere associato all’appendicite). Infine le segnalazioni che giungono da bambini con deficit neuro-cognitivi o affetti da anemia falciforme (soggetti a crisi vascolari occlusive). Quasi mai, in questi casi, si ricorre all’analgesia, nella convinzione che le tempistiche dell’urgenza non lo permettano. Men che meno al cospetto dei bambini.


Ecco quali sono le basi neurologiche del dolore sociale: il blog di AIRIcerca


QUALI FARMACI CONTRO IL DOLORE?

Sul dolore dei pazienti bisogna intervenire subito, fin dai primi soccorsi in ambulanza e in pronto soccorso, con procedure e farmaci adatti al singolo caso e a rapida azione. Come viene trattato il paziente che arriva al pronto soccorso accusando forte dolore? «Con farmaci da banco, come il paracetamolo, nel dolore lieve e moderato e con farmaci oppioidi nel dolore severo - afferma Gennaro Savoia, direttore della terapia intensiva del centro grandi ustionati dell’ospedale Cardarelli di Napoli -. Ma non mancano le tecniche che escludono l’uso dei farmaci: come l’uso di ghiaccio, di tutori, del protossido d'azoto e di tecniche psicologiche cognitivo-comportamentali».

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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