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Pediatria
Donatella Barus
pubblicato il 11-03-2014

La carezza che allevia il dolore del neonato



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Una revisione di studi su 1.600 neonati ha concluso che il contatto pelle a pelle può aiutare a controllare e lenire i dolori del bambino. Può essere una risorsa complementare o alternativa agli analgesici

La carezza che allevia il dolore del neonato

Paola Lago, neonatologa: «Così combattiamo il dolore dei più piccoli»

 

Forse molte madri già lo sanno che una carezza e un bacio a volte fanno passare la bua, ma arriva un’interessante conferma dei benefici del contatto pelle a pelle sul controllo del dolore. Che sia della mamma, del papà o di un altro caregiver, un abbraccio speciale non fa miracoli, ma può essere una risorsa complementare o alternativa quando l’uso di analgesici è controindicato o complicato. Come nel caso dei bambini appena nati alle prese con piccole procedure ambulatoriali.

 

L’ANALISI

Una revisione di ben 19 studi su quasi 1.600 neonati è stata condotta dal gruppo di lavoro sulla Neonatologia della Cochrane Collaboration, la rete internazionale no profit che cerca di tirare le somme di ciò che la ricerca scientifica ha prodotto su specifici argomenti. Tutti gli studi esaminati prendevano in considerazione bambini sottoposti in ospedale a procedure che inducono un certo dolore, come vaccinazioni, iniezioni, prelievi di sangue. L’obiettivo era valutare l’effetto sul dolore del contatto pelle a pelle, che i ricercatori chiamano anche Kangaroo Care, o marsupioterapia, nella quale i piccoli stanno sul petto o sul ventre nudo della mamma o di un’altra persona.  Per capire se la tecnica funziona, le reazioni dei bambini sono state valutate con diversi indicatori del dolore, di tipo fisiologico (frequenza del battito cardiaco) o comportamentale (pianto, espressione del viso).

 

I RISULTATI

In generale, i neonati accoccolati sulla mamma hanno mostrato di regire un po’ meglio al dolore, anche rispetto alla somministrazione di destrosio o glucosio per bocca. Non si misurano invece variazioni significative nei parametri fisiologici come la frequenza cardiaca e gli effetti positivi scompaiono se lo stimolo doloroso si protrae nel tempo (due minuti). E neppure sembra essere determinante il fatto che il calore umano sia quello della mamma, dato che chi ha provato il confronto con altre persone non  ha rilevato differenze. La marsupioterapia, concludono gli autori, sembra funzionare per ridurre la risposta al dolore, può essere un’interessante e sicura alternativa ai farmaci, anche se mancano dati consistenti e univoci. Vale la pena condurre nuovi studi.


@donatellabarus

Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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