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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 31-05-2025

Tumore del pancreas: una svolta per i casi operabili



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La chemio pre-chirurgica con PAXG aumenta l’efficacia del trattamento. Una svolta possibile grazie ad uno studio dell'Ospedale San Raffaele presentato ad ASCO

Tumore del pancreas: una svolta per i casi operabili

Possibile svolta nel trattamento del tumore del pancreas operabile. L’utilizzo della combinazione chemioterapica PAXG prima dell’intervento chirurgico ha permesso di aumentare la sopravvivenza libera da progressione, migliorare la risposta al trattamento e ridurre il rischio che la malattia progredisca. A dimostrarlo è lo studio CASSANDRA, presentato in queste ore a Chicago al congresso dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO) dal gruppo dell'IRCCS Ospedale San Raffaele, in collaborazione con altri 16 centri italiani. I risultati segnano un possibile cambio di paradigma nella gestione di una delle neoplasie più aggressive in assoluto.

IL TUMORE DEL PANCREAS

Il tumore del pancreas è una malattia che ogni anno in Italia fa registrare circa 15 mila nuovi casi. L'80% di queste neoplasie si sviluppa nel pancreas esocrino, ovvero nella porzione deputata alla produzione gli enzimi utili alla digestione. Purtroppo, a differenza di altri tumori, quello del pancreas risulta essere il più difficile da curare. Tre quarti dei malati va incontro a decesso entro un anno dalla diagnosi e a 5 anni dalla scoperta della malattia sono vivi solo 8 pazienti su cento.

METASTASI FIN DA SUBITO

«Il tumore del pancreas è particolarmente insidioso perché non dà segnali chiari -spiega Michele Reni, oncologo e coordinatore dello studio-. Quando compare un sintomo spesso la malattia è già avanzata. Ma anche in quella quota di pazienti operabili -pari al 20%- che sembrano avere un tumore confinato, sappiamo che in realtà ci sono quasi sempre cellule tumorali in circolo, non visibili con gli esami». È questa malattia invisibile, fatta di micro-metastasi che sfuggono alla diagnostica ma determinano le ricadute, a rendere il tumore del pancreas così difficile da curare.

LO STANDARD ATTUALE E I SUOI LIMITI

Ad oggi, lo standard di cura nei pazienti operabili prevede l’intervento chirurgico seguito, se possibile, da chemioterapia adiuvante, spesso con il regime mFOLFIRINOX. Tuttavia, solo la metà dei pazienti riesce a completarla, a causa di complicanze post-operatorie o peggioramento delle condizioni cliniche. «Aspettare la chirurgia per poi iniziare la chemio significa spesso perdere tempo prezioso  perché non tutti riescono a riprendersi in fretta. E nel frattempo, il tumore può riaccendersi. Ecco perché ha senso partire subito con la terapia sistemica» spiega Reni.

PAXG PRIMA DELL’INTERVENTO: I RISULTATI DI CASSANDRA

Ed è proprio in questo contesto che si inserisce lo studio CASSANDRA presentato ad ASCO. Il trial clinico ha arruolato 260 pazienti in 17 ospedali italiani. Il confronto è stato tra il regime standard preoperatorio con mFOLFIRINOX e la combinazione PAXG (nab-paclitaxel, cisplatino, capecitabina e gemcitabina), sviluppata proprio al San Raffaele. I risultati sono stati netti: PAXG ha garantito una sopravvivenza libera da eventi sfavorevoli più lunga, maggiore risposta patologica, miglior controllo dei marker tumorali e una più alta probabilità di arrivare all’intervento con una malattia sotto controllo.

UN'IDEA MATURATA IN OLTRE 20 ANNI

«Già alla fine degli anni ’90, quando avevamo solo la gemcitabina, abbiamo iniziato a ipotizzare che servisse qualcosa di più -racconta Reni-. L’idea che la combinazione di farmaci potesse essere più efficace ha preso forma negli anni Duemila. Con CASSANDRA siamo riusciti a testarla in modo rigoroso. Oggi abbiamo una prova concreta che anticipare la chemio può davvero migliorare le prospettive. Ci auguriamo che questi dati portino a un cambiamento della pratica clinica».

Un tratto distintivo dello studio CASSANDRA è il suo finanziamento interamente sostenuto da associazioni di pazienti, tra cui My Everest, Codice Viola e Oltre la Ricerca. «Senza il loro supporto questo lavoro non sarebbe stato possibile .È la dimostrazione che la società civile, quando sostiene la ricerca indipendente, può davvero cambiare le cose» spiega l'esperto.

PER CHI NON È OPERABILE: COSA FARE?

Purtroppo però la realtà è che la maggior parte dei pazienti riceve una diagnosi in fase non operabile. In questi casi, la chemioterapia resta il pilastro del trattamento. Ma negli ultimi anni si stanno affacciando nuove opzioni terapeutiche, come l’irinotecano liposomiale pegilato, oggi disponibile in Italia in seconda linea. «È un farmaco che ha dimostrato di controllare la malattia in una quota importante di pazienti – spiega Reni – e in alcuni casi anche per periodi prolungati. Non è la soluzione, ma è un passo avanti». Inoltre si stanno testando terapie mirate per mutazioni specifiche, come KRAS G12C, già trattabili con inibitori in altri tipi di tumore. «Nel pancreas sono pochi i pazienti con questa mutazione -precisa Reni- ma rappresentano un target interessante su cui puntare in futuro».

I SINTOMI DA NON IGNORARE

In un tumore così subdolo, la diagnosi precoce è difficilissima. Ma non impossibile. «Un segnale importante da riconoscere è la steatorrea, cioè feci chiare, maleodoranti e che galleggiano. Si tratta di  un indicatore di malassorbimento legato alla disfunzione pancreatica. Pochi lo sanno, ma è un sintomo da non sottovalutare» conclude Reni.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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