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Neuroscienze
Redazione
pubblicato il 23-05-2025

I sonniferi provocano problemi di memoria?



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Se la mancanza di sonno impatta sulla memoria, questo accade anche per i sonniferi? La risposta e i consigli dell'esperta di medicina del sonno

I sonniferi provocano problemi di memoria?

Gentilissima dottoressa, sono una cinquantenne che ha problemi di sonno e sto assumendo, ormai da qualche anno, zolpidem. So che la mancanza di sonno impatta sulla memoria. Questo è vero anche per i sonniferi?

Paola

Risponde Carolina Lombardi, direttore Centro Medicina del Sonno dell’Istituto Auxologico Italiano e Professore Associato presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università Bicocca, Milano.

 

Gentile signora,

che la mancanza di sonno impatti sul sistema cognitivo e non solo, perché l’organismo ne risente da diversi punti di vista (sistema immunitario, cardiovascolare, nervoso…), è indubbio. Il discorso dei farmaci è invece più complesso e articolato.

Prima di tutto è fondamentale capire se sia stata effettuata una corretta diagnosi perché a volte le difficoltà a prendere sonno o a dormire in maniera continuativa sono legate a fattori come l’ansia, a uno stato di depressione, a disturbi del respiro o del movimento nel sonno, all’avvento della menopausa.

In questi casi bisogna agire sulle cause e valutare di conseguenza un trattamento farmacologico o non farmacologico adeguato come ad esempio la terapia cognitivo comportamentale o la psicoterapia con aderenza alle norme di igiene del sonno.

Bisogna tenere conto inoltre che ansia, stress e depressione, di per sé, possono determinare disturbi cognitivi, impattando sulla memoria a lungo e breve termine, a prescindere dai farmaci utilizzati per migliorare il sonno. Anche una cattiva igiene del sonno, come accennato prima, può rendere il riposo notturno più difficoltoso. L’utilizzo frequente e continuo del cellulare per esempio, fino al momento in cui si chiudono gli occhi per intenderci, non è certo d’aiuto. Così come l’attività fisica serale troppo intensa, l’addormentarsi sul divano e poi spostarsi più tardi a letto e un’alimentazione pesante ed a orari tardivi o irregolari.

Per quanto riguarda la letteratura scientifica circa l’impatto dei farmaci ipnoinduttori sulla memoria, gli studi a disposizione hanno mostrato risultati contrastanti perché spesso sono retrospettivi e imprecisi per quanto concerne dosaggi, efficacia, motivo della prescrizione e modalità di assunzione. Quindi, in generale, nessun farmaco va demonizzato in senso assoluto perché dormire meglio aiuta a “ripulire il cervello” e a preservare quindi la memoria, ma ovviamente i farmaci vanno assunti dopo aver fatto una corretta diagnosi e su prescrizione medica. E’, inoltre, importante che ci si sottoponga a controlli periodici dal medico di riferimento per evitare l’abuso farmacologico, la non corretta indicazione o l’innesco di circoli viziosi che perpetuano il problema, invece di risolverlo.


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