Segnalato un +10% di casi pediatrici, un dato che riflette la trasmissione in corso tra gli adulti e rilancia l’urgenza di strategie mirate di prevenzione e diagnosi

Il rapporto 2025 “Tuberculosis surveillance and monitoring in Europe”, recentemente pubblicato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dall’Ufficio regionale dell’OMS per l’Europa, mostra che i bambini sotto i 15 anni rappresentano il 4,3% dei nuovi casi e delle recidive di tubercolosi (TB) nella Regione europea dell’OMS, con un aumento del 10% della TB pediatrica nel 2023 rispetto all’anno precedente. Analogamente, nella sola Unione Europea (UE), i bambini sotto i 15 anni rappresentano il 4,3% di tutti i casi di TB, segnando un incremento per il terzo anno consecutivo. In Italia, ad esempio, nel 2023 sono stati 144 gli under-15 che hanno contratto l'infezione, quasi il doppio rispetto all'anno precedente. I dati, che evidenziano un aumento dei casi di TB tra i bambini, indicano che la trasmissione della tubercolosi nella Regione europea è ancora in corso e fanno pensare alla necessità di interventi di sanità pubblica per contenere e ridurre il peso crescente della malattia. Per comprendere meglio questi dati, abbiamo intervistato il Prof. Giovanni Delogu, Professore Ordinario di Microbiologia e Microbiologia Clinica presso l’Università degli studi di Parma e membro del Direttivo della SIM - Società Italiana di Microbiologia.
TUBERCOLOSI: PRIMA CAUSA DI MORTE TRA LE MALATTIE INFETTIVE
La tubercolosi (TB) è una malattia infettiva causata da Mycobacterium tuberculosis. La TB rappresenta la principale causa di morte al mondo tra le malattie infettive trasmesse da un singolo agente patogeno (escludendo la pandemia di COVID-19). Sebbene colpisca principalmente i polmoni, la tubercolosi può interessare qualsiasi organo del corpo e si trasmette da persona a persona quando un soggetto con TB polmonare diffonde i batteri nell’aria attraverso colpi di tosse. Circa il 25% della popolazione mondiale è infetto da M. tuberculosis, ma solo una piccola parte (circa il 10%) sviluppa la malattia nel corso della vita e il rischio è molto più elevato nelle persone immunocompromesse (come le persone che vivono con HIV). Il trattamento per la TB prevede un regime di sei mesi con quattro tipi diversi di antibiotici. Tuttavia, nel tempo, si sono sviluppate anche forme di Mycobacterium resistenti agli antibiotici, che richiedono trattamenti più lunghi e complessi, con un numero maggiore di farmaci e tassi di successo del trattamento più bassi.
AUMENTANO I CASI NEI BAMBINI
I risultati del recente report dell’ECDC sottolineano l’aggravarsi del carico della TB nelle fasce più giovani della popolazione, con oltre 650 casi pediatrici in più segnalati tra il 2022 e il 2023: «La prima cosa da chiarire è che l’aumento del numero di casi di TB nei bambini è, di fatto, un indicatore di trasmissione della malattia, in quanto riflette l'aumento dei casi di tubercolosi che si osserva nella fascia di età responsabile della trasmissione della tubercolosi, compresa tra i 15 e i 44 anni. È questa, infatti, la fascia che si ammala di più, che sviluppa frequentemente la forma polmonare e che, quindi, può trasmettere l’infezione. Non bisogna dimenticare, inoltre, che il numero di casi segnalati negli anni della pandemia è risultato ridotto proprio a causa di una minore sorveglianza per effetto di COVID-19» spiega Delogu. «In effetti, a livello globale, la TB pediatrica ha una diffusione maggiore che in Europa, perché qui osserviamo una minore trasmissione. Tuttavia, all'interno della stessa Europa si osserva una situazione a macchia di leopardo, con alcuni Paesi, come la Slovacchia, in cui gli under-15 rappresentano più di un terzo dei nuovi contagi e altri dove la trasmissione è più bassa. Queste osservazioni, unitamente ad altri dati, indicano un non completo raggiungimento degli obiettivi della cosiddetta “End TB Strategy” dell’OMS, che prevedeva una riduzione del 50% dei casi dal 2015 al 2025 e il 75% di riduzione del numero di morti».
ATTENZIONE SOTTO I CINQUE ANNI
Tra le fasce in età pediatrica, quella di cui preoccuparsi di più sono i bambini tra 1 e 5 anni e quelli al di sotto dell’anno di età: «Mentre tra i 5 e i 15 anni si osservano meno casi di tubercolosi rispetto ad altre fasce d’età, i casi di TB nella fascia tra 0 e 4 anni oltre ad essere più frequenti, possono manifestarsi con forme più gravi di malattia che, se non opportunamente trattate, possono portare a morte o lasciare segni permanenti, in quanto la malattia può coinvolgere anche il sistema nervoso centrale. Nei bambini, inoltre, la diagnosi può risultare più complessa, in quanto la patologia si presenta spesso in una forma extrapolmonare. In Italia, ad esempio, i casi di TB confermati microbiologicamente sono solo il 50%, una percentuale che, nei bambini, scende ancora fino al 30%. Questo avviene perché i bambini in questa fascia di età presentano dei sintomi aspecifici, e il batterio deve essere ricercato in campioni differenti rispetto all’espettorato» spiega Delogu.
I DATI IN EUROPA
Secondo il report, oltre alla lieve crescita dei nuovi casi, aumentano leggermente anche i morti: 3.600, rispetto ai 3.500 dell'anno precedente. È stato stimato che, ogni 3 minuti, nel mondo, un bambino muoia di tubercolosi e che ogni anno 1,25 milioni di bambini e adolescenti (0-14 anni) si ammalino di TB, ma che solo la metà dei casi venga diagnosticata e riesca a curarsi: «In Europa, la mortalità per TB è relativamente bassa, anche nella popolazione pediatrica. La situazione, invece, è molto diversa a livello globale, dove il numero di decessi nel 2023 è stato di circa 190 mila bambini. Il problema della TB in Europa è particolarmente sentito in alcuni Paesi ma, a livello globale, è ancora più imponente: in alcuni Paesi, come quelli del sud-est asiatico che hanno popolazioni molto più giovani delle nostre e tassi endemici più elevati, l'impatto della TB pediatrica risulta essere in alcuni casi devastante, con bambini che muoiono a causa del ritardo diagnostico» commenta il Prof. Delogu.
IL RISCHIO DELL'ANTIBIOTICORESISTENZA
Desta particolare preoccupazione il fatto che, in 1 caso su 5 tra i bambini con TB in Europa, non si sappia se il trattamento sia stato portato a termine. Questa incertezza potrebbe non solo compromettere gli esiti clinici, ma anche favorire l’insorgenza di forme resistenti ai farmaci e la loro ulteriore diffusione: «Ancora una volta, le antibiotico resistenze osservate nei bambini sono il risultato di quelle che si sviluppano negli adulti che la trasmettono. Infatti, almeno nei Paesi europei, c'è una maggiore attenzione nel trattamento dei bambini e, generalmente, chi interrompe il trattamento senza portarlo a termine sono gli adulti» spiega Delogu.
STRATEGIE DI SORVEGLIANZA E PREVENZIONE
«In Italia, la tubercolosi colpisce soprattutto alcune comunità più vulnerabili, in particolare quelle composte da persone nate in Paesi ad alta endemia. In questi gruppi, il rischio di infezione e trasmissione è molto più elevato, ed è lì che dovremmo concentrare gli sforzi di sorveglianza attiva: individuare precocemente i focolai, intervenire nei bambini e, di conseguenza, anche negli adulti, per interrompere le catene di contagio. Questo approccio ha un doppio vantaggio: cura il singolo e rappresenta un intervento di salute pubblica. A livello globale, un ostacolo importante all’equità di accesso alle cure è la debolezza dei programmi di sorveglianza e diagnosi nei Paesi ad alta incidenza. Negli ultimi 20 anni si sono fatti grandi progressi grazie all’impegno dell’OMS, ma è fondamentale che questi sforzi proseguano e non vengano ridotti. C'è poi un altro punto cruciale: come visto, la TB nei bambini è strettamente legata alla trasmissione da parte degli adulti. Oggi sappiamo che esiste una “tubercolosi subclinica”, che può essere trasmessa da persone infette che non hanno sintomi. Per proteggere i bambini è indispensabile identificare e trattare anche questi casi negli adulti» spiega Delogu. «Infine, la vaccinazione con BCG ( bacillo di Calmette e Guérin, il vaccino più utilizzato al mondo ed adottato per prevenire le forme gravi di TB nei bambini) merita attenzione. In Italia, il vaccino non viene somministrato di routine, dato che siamo considerati un Paese a bassa incidenza. Ma oggi la realtà è diversa: ci sono bambini nati in Italia da genitori immigrati, che vivono in comunità dove la circolazione della TB è più elevata. Sarebbe, quindi, necessario adeguare le strategie di sorveglianza e prevenzione alla nuova situazione, tenendo conto delle differenze tra le varie aree del Paese e delle caratteristiche delle varie comunità».
L'IMPORTANZA DELLA RICERCA
«È importante sottolineare che la ricerca nel campo della tubercolosi, in particolare per sviluppare strumenti diagnostici e terapeutici più efficaci nei bambini, deve compiere significativi passi avanti. La TB è stata a lungo una malattia trascurata e, visto l’impatto che ha a livello globale e il fatto che rappresenti la principale causa di morte tra le malattie infettive, è fondamentale che la ricerca in questo ambito venga sostenuta dai governi e dalle istituzioni internazionali» conclude Delogu.