Contro ogni aspettativa, secondo un recente studio, l'uso della tecnologia digitale risulta associato a migliori risultati di invecchiamento cognitivo

Il timore di una possibile correlazione tra l’uso della tecnologia digitale e un aumento del rischio di demenza sembra essere smentito da un recente studio pubblicato su Nature Human Behavior. Secondo i neuroscienziati che lo hanno condotto, infatti, le tecnologie digitali risultano invece associate a un ridotto declino cognitivo.
IL TIMORE DELLA DEMENZA DIGITALE
Lo studio – una meta-analisi sull’uso della tecnologia e l’invecchiamento cognitivo – è nato dalla persistente preoccupazione che l’uso passivo delle tecnologie digitali possa accelerare il rischio di demenza. Così, mentre la prima generazione cresciuta a contatto con il digitale entra in un’età in cui questi rischi cominciano a manifestarsi, gli scienziati si sono chiesti: esiste davvero un legame tra uso della tecnologia e declino cognitivo?
«Basta guardare il telegiornale ogni giorno per vedere persone che parlano di come le tecnologie ci stiano danneggiando», ha detto Michael Scullin, professore associato di psicologia e neuroscienze alla Baylor University e coautore dello studio. «Le persone usano spesso i termini ‘svuotamento del cervello’ e ‘marciume del cervello’, e ora ‘demenza digitale’ è un'espressione emergente. Come ricercatori, volevamo sapere se questo fosse vero».
Secondo l’ipotesi della “demenza digitale”, una lunga esposizione alle tecnologie peggiorerebbe le capacità cognitive. Ma i risultati dello studio sembrano dire il contrario: l’interazione con il digitale favorirebbe invece la resilienza cognitiva negli adulti.
LO STUDIO
Sono stati individuati 136 studi che hanno coinvolto complessivamente 411.430 adulti, con un’età media iniziale di 68,7 anni, provenienti da ricerche osservazionali sia trasversali sia longitudinali, con un follow-up medio di 6 anni.
L’analisi ha rivelato che l’uso delle tecnologie digitali è associato a un rischio inferiore di compromissione cognitiva e a un rallentamento del declino cognitivo nel tempo.
Questi effetti si sono mantenuti significativi anche dopo aver tenuto conto di variabili come età, livello socioeconomico, stato di salute e fattori indiretti legati alla riserva cognitiva – ovvero la capacità del cervello di resistere ai danni e continuare a funzionare in modo efficiente. Tra questi fattori si includono il livello di istruzione, il tipo di occupazione svolta, il coinvolgimento in attività mentalmente stimolanti (come la lettura o i cruciverba) e una rete sociale attiva.
Lo studio ha avvalorato l’ipotesi della cosiddetta “riserva tecnologica”, evidenziando che l’uso delle tecnologie digitali può incentivare comportamenti utili a preservare le capacità cognitive. In particolare, i risultati hanno mostrato che l’impiego della tecnologia è associato a una riduzione del 58% del rischio di compromissione cognitiva.
UNO STIMOLO CONTINUO
Come ricorda Scullin «per alcuni questi risultati sono sorprendenti, poiché l'uso della tecnologia è spesso associato a uno stile di vita sedentario sia fisicamente sia mentalmente. Tuttavia, per l'attuale generazione di adulti anziani che sono stati introdotti alle prime innovazioni tecnologiche – computer, Internet e smartphone – dopo l'infanzia, l'uso della tecnologia è cognitivamente stimolante perché in continua evoluzione.
La tecnologia, infatti, richiede un continuo adattamento, come comprendere i nuovi aggiornamenti software, risolvere problemi di connessione Internet o filtrare gli annunci sui siti web.
«Se lo si fa per anni e ci si impegna davvero, anche se si può provare frustrazione, questo può essere un segno che si sta esercitando il cervello», ha aggiunto.
LA CONNESSIONE SOCIALE AUMENTA
La tecnologia ha rivoluzionato la comunicazione, offrendo nuove possibilità di contatto e partecipazione sociale. Strumenti come videochiamate, email e app di messaggistica aiutano a mantenere vive le relazioni, soprattutto per chi vede raramente i propri familiari. Una buona rete sociale è strettamente legata a un migliore funzionamento cognitivo negli anziani, collegando l’uso delle tecnologie digitali a un minore rischio di isolamento e demenza.
SUPPORTO DIGITALE E INDIPENDENZA
La demenza viene in parte diagnosticata quando i cambiamenti cognitivi compromettono l'indipendenza nelle attività quotidiane. Tuttavia, strumenti digitali come promemoria, GPS e banche online possono aiutare gli anziani a mantenere la loro autonomia nonostante le difficoltà cognitive.
Lo studio evidenzia che questo supporto digitale migliora i risultati funzionali negli anziani anche quando le capacità cognitive diminuiscono. Le tecnologie possono quindi agire come un aiuto compensativo, permettendo agli anziani di conservare la loro indipendenza e ridurre il rischio di demenza, anche in presenza di un lieve declino cognitivo.
«Poiché la pratica clinica continua a evolversi verso un approccio personalizzato di medicina di precisione, sarà necessario ientificare per chi e per quanto tempo tale supporto digitale è efficace», hanno detto i ricercatori.
UN USO SANO DELLA TECNOLOGIA
Pur riconoscendo gli aspetti negativi della tecnologia, come la guida distratta e l'uso eccessivo che può sostituire le interazioni faccia a faccia, Scullin sottolinea quanto sia utile promuovere un uso sano degli strumenti digitali per la salute cognitiva degli anziani.
«Se avete un genitore o un nonno che si tiene lontano dalla tecnologia, forse è il caso di riconsiderare la questione. Potrebbero imparare a usare le applicazioni di foto, messaggistica o calendario su uno smartphone o un tablet. Iniziate in modo semplice e siate molto pazienti mentre imparano», ha detto Scullin.
L'uso dei social media è un tema molto discusso riguardo ai suoi effetti cognitivi. Sebbene sia difficile prevedere come lo scrolling infinito su TikTok possa influenzare la mente, Scullin ritiene che creare video stimoli la creatività. Inoltre, sostiene che interagire nelle comunità online possa essere vantaggioso, poiché aiuta a creare connessioni sociali.
«Potremmo passare molto tempo a parlare di tutti i modi specifici in cui l'uso della tecnologia può essere negativo. Tuttavia, a partire dagli anni '90, l'effetto netto è stato positivo per la cognizione generale degli adulti più anziani».

Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile