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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 02-05-2025

Vaccino HPV: può bastare una sola dose?



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Vaccinare di più, con meno: una sola dose di vaccino HPV sembra efficace quanto due. Un’opportunità per proteggere milioni di adolescenti nel mondo

Vaccino HPV: può bastare una sola dose?

Una singola dose di vaccino contro HPV sembrerebbe essere efficace quanto il ciclo classico a due dosi. Ad affermarlo è uno studio presentato al congresso dell’American Association for Cancer Research (AACR). Un risultato importante che potrebbe aprire nuovi scenari nella strategia di prevenzione dei tumori HPV-correlati, specialmente in quelle zone del mondo dove l'accesso alla vaccinazione è ancora difficile.

QUEL LEGAME TRA VIRUS E TUMORI 

La maggior parte dei tumori che conosciamo originano da diverse cause che possono essere riassunte in due categorie: genetiche e comportamentali, ovvero legate agli stili di vita. Ma se fumo, scorretta alimentazione e sedentarietà sono fattori di rischio noti, per alcune neoplasie uno dei fattori in grado di aumentare le probabilità di sviluppare la malattia sono le infezioni virali e in particolare quelle da HPV (papilloma virus umano). Il 99% dei tumori della cervice uterina, ad esempio, è causato da questa infezione. Attenzione però alle facili interpretazioni: essere entrati in contatto con il virus non significa sviluppare per forza la malattia. Così come lo è per l'organo femminile, il bersaglio dei papillomavirus è anche il distretto testa-collo. Secondo gli ultimi dati disponibili l'infezione da HPV rappresenta la causa del 32-36% dei tumori dell'orofaringe. Infine l'infezione da HPV può portare allo sviluppo del tumore del pene e dell'ano.

IL RUOLO DELLA VACCINAZIONE

Di papillomavirus ne esistono circa 100 tipologie differenti. Alcuni sono responsabili di lesioni benigne come i condilomi, altri sono in grado di produrre lesioni potenzialmente in grado di generare i tumori sopra elencati. Proprio per il legame causa-effetto tra infezione e possibile sviluppo del tumore (la relazione è valsa il premio Nobel nel 2008 ad Harald Zur Hausen), negli anni sono stati sviluppati dei vaccini capaci di neutralizzare il virus riducendo notevolmente la possibilità di sviluppo del tumore. Somministrati prima dell’inizio dell’attività sessuale -idealmente tra i 9 e i 14 anni- la vaccinazione rappresenta uno degli strumenti più efficaci per la prevenzione oncologica. Attualmente il vaccino, somministrato in due dosi, viene offerto gratuitamente a ragazze e ragazzi nel 12° anno di età in molti paesi, compresa l’Italia.

L'IDEA DI UNA SINGOLA DOSE

L'idea di provare a verificare se anche una sola dose sia efficace quanto il ciclo completo nasce quasi per caso. Tutto nasce dal Costa Rica Vaccine Trial (CVT), uno studio clinico iniziato nel 2004. In questo trial, circa il 20% delle partecipanti ricevette solo una o due dosi invece delle tre previste, principalmente per motivi non legati al vaccino, come gravidanze o altre circostanze. Sorprendentemente  i dati mostrarono che anche una singola dose offriva una protezione duratura contro l'infezione da HPV, con livelli anticorpali stabili fino a sette anni dopo la vaccinazione. 

I RISULTATI DELLO STUDIO

Partendo da questa constatazione è nato ESCUDDO, uno studio di non inferiorità condotto in Costa Rica su 20 mila ragazze tra i 12 e i 16 anni. Il trial aveva l'obiettivo di confrontare l'efficacia di una singola dose rispetto a due dosi di due vaccini anti-HPV approvati: il bivalente (Cervarix) e il nonavalente (Gardasil 9). L'obiettivo principale era valutare se una sola dose potesse offrire una protezione duratura contro le infezioni persistenti da HPV 16/18 paragonabile a quella di due dosi. Dai dati presentati al congresso è emerso che a 4 anni e mezzo dalla vaccinazione, una singola dose offre un'efficacia superiore al 97% nel prevenire infezioni persistenti da HPV 16/18, esattamente comparabile a quella di due dosi.

LA POSIZIONE DELL'OMS

Secondo Aimée Kreimer, responsabile dello studio, questi dati potrebbero aprire la strada a una strategia vaccinale semplificata, in grado di raggiungere una quota molto più ampia di adolescenti, soprattutto nei contesti dove oggi il vaccino arriva poco o nulla. Non è un caso che l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia già aggiornato dal 2022 le sue raccomandazioni, indicando la possibilità di una vaccinazione a dose singola soprattutto nei luoghi dove l'accesso resta difficile.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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