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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 16-06-2014

La cronodieta: non è importante solo cosa e quanto si mangia, ma quando



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Diverse ricerche sottolineano l’importanza della suddivisione dei pasti durante la giornata. Nessun divieto, però: l’importante è essere equilibrati

La cronodieta: non è importante solo cosa e quanto si mangia, ma quando

Cosa e quanto mangiamo è alla base della dieta equilibrata e delle implicazioni per la salute. Ma anche il momento della giornata in cui consumiamo i pasti, in realtà, potrebbe avere la sua rilevanza. È questo il concetto alla base della «cronodieta”: oltre alla quantità e alla qualità degli alimenti, andrebbero considerati anche gli orari in cui ci si siede a tavola.


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A CHE ORA?

La dieta che guarda con attenzione alla cadenza dei pasti è stata rimessa al centro del dibattito dopo la pubblicazione di diversi studi scientifici. Nelle scorse settimane si è molto parlato del numero dei pasti consumati dai diabetici di tipo II e dei possibili benefici che gli stessi trarrebbero da una dieta meno frazionata. Alcuni riscontri, però, riguardano anche la popolazione sana. Su un campione di 420 individui divisi in due gruppi, infatti, si è visto come, somministrando diete mediterranee ipocaloriche simili, gli effetti - miglioramenti del profilo metabolico e della composizione corporea - variassero a seconda del momento della giornata in cui si consumavano i pasti. «L’energia giornaliera andrebbe ripartita in due pasti principali distanziati nel tempo - spiega Andrea Ghiselli, medico nutrizionista e dirigente di ricerca del Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Cra-Nut) -. Ma le raccomandazioni non devono diventare dei divieti: ciò che conta è non sovraccaricare l’organismo con troppe calorie».

 

CRONODIETA

La scelta dei momenti in cui mangiare è condizionata anche dalla variazione dei livelli di diversi ormoni coinvolti nei processi metabolici: insulina, glucagone, cortisolo, Gh (ormone della crescita). Senza dimenticare le oscillazioni di grelina e leptina, che aumentano in condizioni di digiuno o sazietà. Oggi si sa che il cortisolo e l’ormone della crescita svolgono funzioni opposte a quelle dell’insulina: ovvero innalzano la concentrazione di zuccheri nel sangue. Motivo per cui il consiglio è «di non consumare pasti troppo abbondanti, soprattutto in grassi, a tarda sera  - afferma Gabriele Riccardi, direttore dell’unità operativa di diabetologia e malattie del metabolismo al policlinico Federico II di Napoli -. Il consiglio vale come prevenzione per il diabete, ma è chiaro anche che l’energia in eccesso acquisita prima di andare a letto non potrà essere bruciata e sarà accumulata sotto forma di grasso corporeo». Quando si consuma un pasto ricco di grassi a cena, inoltre, capita spesso di svegliarsi l’indomani mattina con poca fame. Colpa dei corpi chetonici derivanti dagli acidi grassi, il cui effetto anoressizzante - una volta in circolo nel sangue - è ormai comprovato. La conseguenza è che spesso si salta la colazione: nulla di più sbagliato, secondo gli esperti.

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CARBOIDRATI A CENA: PERCHE' NO?

Molti li bandiscono, soprattutto tra gli sportivi: con la convinzione discutibile che favoriscano l’aumento di peso. Ma il consumo di carboidrati a cena, in realtà, andrebbe riabilitato. Male di sicuro non fanno, per chi pensa che una pizza possa compromettere la linea. Ma, ed è questa una novità emersa dagli studi degli ultimi anni, «un sano piatto di pasta, mangiato di sera, può favorire miglioramenti nella perdita di peso», prosegue Ghiselli. La conferma è arrivata lo scorso anno da una ricerca pubblicata su Obesity, Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases che ha confermato come la concentrazione dei carboidrati nel pasto serale comporterebbe variazioni importanti nelle curve degli ormoni. Migliorerebbero anche il peso, la circonferenza addominale e la quantità di grasso corporeo. 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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