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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 03-12-2014

Se preferiamo i cibi calorici è questione di cervello più che di gusto



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Secondo uno studo canadese, siamo in grado di decifrare il contenuto energetico degli alimenti e scegliere quelli più appaganti

Se preferiamo i cibi calorici è questione di cervello più che di gusto

Questione di gusto. E di calorie. Sulle scelte che compiamo a tavola non incidono soltanto i nostri desideri, ma anche il contenuto energetico dei singoli alimenti. Sfogliare il menù o perdersi di fronte agli scaffali di un supermercato conterebbe fino a un certo punto, dunque.

 

 

 

QUANTE CALORIE?

La notizia giunge da uno studio canadese, pubblicato su Psychological Science. Non è nuova in assoluto la conclusione, secondo cui, posto di fronte a una scelta, è più probabile che l’uomo scelga un piatto ad alta densità energetica rispetto a una semplice insalata. Ma in questo caso i ricercatori dell’Università di Montreal hanno chiesto a 29 soggetti normopeso (con un indice di massa corporea inferiore a 25) di esaminare le immagini di cinquanta diversi alimenti - venti “light” e trenta ad alto contenuto energetico - e di stimare i rispettivi apporti energetici.

Successivamente gli stessi sono stati sottoposti a una risonanza magnetica cerebrale, durante la quale sono stati invitati a valutare nuovamente le singole pietanze e a esprimere un valore massimo che sarebbero stati disposti a pagare pur di poter mangiarle. Incrociando le scansioni, effettuate per due volte in altrettanti giorni, con i dati ottenuti utilizzando il metodo di Becker-DeGroot-Marschak, in grado di valutare la disponibilità di un singolo individuo a pagare per avere un bene, i neurologi canadesi hanno concluso che «il contenuto calorico dei cibi, sebbene spesso non sia noto nel dettaglio ai consumatori, condiziona le risposte neurali di chi è chiamato a compiere una scelta».

 

CIRCUITI DI RICOMPENSA

A essere coinvolta è la corteccia prefrontale mediale, parte del sistema limbico che regola i meccanismi di “ricompensa”. È il suo innesco a comportare la scelta degli alimenti, che di fronte a un’offerta ampia tende a ricadere su quello a maggiore densità energetica. Tradotto: il nostro cervello si sente più appagato se il corpo consuma alimenti “pieni” di calorie. «Ci troviamo di fronte a una forma di conoscenza implicita degli alimenti - afferma Paolo Santonastaso, psichiatra e direttore del centro per i disturbi del comportamento alimentare dell’Università di Padova -. Di sicuro c’è una base neurale che ci porta a compiere queste scelte, su cui incidono però anche aspetti emotivi, psicologici, sociali ed endocrini».

 

I “TRUCCHI” DEL MERCATO

È su questo mix di fattori cerca di agire anche il marketing delle industrie alimentari, che nelle ore di punta tende a pubblicizzare gli snack (spesso più economici) piuttosto che la frutta e la verdura. Anche la disposizione degli alimenti nei supermercati non è casuale, se vicino alle casse si trovano spesso dolci che stuzzicano i palati dei più piccoli. «Aumentando i prezzi di questi alimenti si può ridurre il loro consumo, corresponsabile dell’epidemia mondiale di obesità», chiosa Alain Dagher, neurologo al Montreal Institute e autore della pubblicazione.


@fabioditodaro

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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