Rabbia e stress aumentano il rischio di avere un infarto?
Forti emozioni e un’attività fisica intensa possono contribuire a mandare in tilt il cuore. Una ricerca su stress e infarto suggerisce un forte legame tra la salute mentale e quella del corpo
Stress fisici e mentali mettono a rischio la salute del cuore, aumentando persino il rischio di infarto. Potrebbero essere riassunte così, le conclusioni di una ricerca pubblicata su Circulation, la rivista dell’American Heart Association. Secondo lo studio infatti compiere uno sforzo intenso quando il fisico è già provato o la mente è offuscata dalla rabbia può costare caro, perfino aumentando il rischio di accusare un infarto del miocardio, rispetto alla propria condizione di normalità.
I ricercatori della McMaster University hanno infatti dimostrato che un forte stress fisico o mentale può mettere a repentaglio la salute cardiovascolare, se accompagnato dall’attività fisica. A una simile osservazione gli scienziati sono arrivati in maniera retrospettiva, dopo aver interrogato oltre dodicimila persone appartenenti a 52 nazioni: tutte già vittime di un attacco di cuore. Ricostruendo le loro condizioni nelle ore immediatamente precedenti il danno cardiaco, gli autori dello studio hanno osservato come il 13,6 per cento dei pazienti era stato impegnato in sforzi fisici pesanti nell’ora precedente, mentre il 9,1 cento nel giorno concluso poi con l’infarto. Una simile correlazione è emersa scavando anche nel loro vissuto emotivo: il 14,4 per cento dei pazienti aveva avuto un attacco di ira o era emotivamente sconvolto nell’ora precedente l’infarto e il 9,9 per cento aveva vissuto gli stessi sentimenti il giorno precedente. Il valore aggiunto dello studio in questione sta nell’ampiezza del campione, nella sua trasversalità (rappresentate tutte le etnie) e nell’aver considerato il rischio indipendentemente da altri fattori concomitanti: come l’ipertensione, il fumo di sigaretta e l’obesità. Collegamenti tra lo stress e perfino l’eccesso di felicità e il rischio di attacco cardiaco erano già emersi in passato, ma mai da gruppi di studio così complessi.
INFARTO DEL MIOCARDIO: MEGLIO L'ANGIOPLASTICA O IL BYPASS?
LE RADICI BIOLOGICHE ALLA BASE DEL FENOMENO
Forti stress, sia fisici sia emotivi, sembrano dunque in grado di mettere ugualmente a rischio la salute del cuore. Il legame è spiegato anche attraverso la biologia. «Entrambi possono aumentare la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna e ridurre l’apporto di sangue al cuore - afferma Andrew Smith, ricercatore del dipartimento di salute pubblica della Mc Master University e prima firma della pubblicazione -. In una persona che presenta una parziale ostruzione delle coronarie, questa combinazione può dare origine a un infarto del miocardio». Secondo Barry Jacobs, direttore del dipartimento di scienze del comportamento al Crozer-Keystone Health System di New York, «lo studio è un’ulteriore prova della connessione che c’è tra la mente e il corpo». La ricerca è stata di tipo osservazionale e dunque insufficiente a provare un legame di causa-effetto tra il forte stress e l’insorgenza di un attacco di cuore. Occorre però precisare che conclusioni simili non erano mai state raccolte su un campione così ampio.
MA L’EFFICACIA PREVENTIVA DELL’ATTIVITA’ FISICA NON E’ IN DISCUSSIONE
Detto ciò, rimane confermato il ruolo benefico che l’attività fisica regolare ha nella prevenzione dell’insorgenza di fattori di rischio (ipertensione, obesità) e malattie (diabete, sindrome metabolica, tumori, malattie cardiovascolari). Chiosa Smith: «L’attività fisica andrebbe praticata da tutti come antidoto allo stress. Ma quando questo non si può contenere, è meglio non andare oltre la routine».
Il decalogo per proteggere il cuore durante le cure oncologiche
Controllo del peso corporeo Il peso può incrementare sotto l’effetto delle terapie. Per questo motivo un supporto nutrizionale adeguato è fondamentale nella prevenzione del sovrappeso, per abbassare il rischio di malattie cardiovascolari e ridurre quello di recidiva
Stile di vita attivo Vale la pena abituare il corpo al movimento ogni volta che è possibile, spostandosi per esempio a piedi o in bicicletta ed evitando, quando possibile, ascensori e scale mobili
Sport con regolarità Pratica attività fisica almeno 2-3 volte a settimana contrasta gli effetti collaterali delle terapie e riduce nettamente sia il rischio cardiovascolare sia di recidiva del tumore
No al fumo di sigaretta Il consiglio, valido per la prevenzione primaria di almeno 17 tumori, lo è anche per tutti coloro che hanno già avuto un tumore. I benefici dello smettere di fumare risultano infatti validi anche dopo anni di esposizione alle sostanze nocive sprigionate dalle sigarette
Meglio evitare gli alcolici L'astinenza completa da bevande alcoliche è quanto raccomanda l'Organizzazione Mondiale della Sanità per chi vuole prevenire i tumori. L'indicazione risulta valida in realtà anche nei pazienti: per le possibili interazioni tra alcol e farmaci e per il potenziale cancerogeno dell'etanolo che suggerisce cautela nelle persone che hanno già ricevuto una diagnosi di tumore
Sì al monitoraggio regolare della pressione sanguigna In caso di ipertensione, una terapia farmacologica adeguata assunta sotto controllo medico è quello che può servire: in associazione o dopo la fine delle cure oncologiche
Grassi sotto controllo I valori di colesterolo e trigliceridi possono alterarsi in corso di terapie oncologiche. Per ridurli sì a dieta, attività fisica ed eventuali farmaci ipolipemizzanti (sotto indicazione medica)
Equilibrio a tavola Una dieta ricca in vegetali, limitando o abolendo la carne rossa e gli zuccheri e i dolci, è l'ideale per accompagnare un percorso di cure oncologiche. Diete estreme, come per esempio la dieta vegana, sono più difficili da rendere equilibrate. E, peraltro, non esiste nessuna chiara dimostrazione di eventuali vantaggi
Quando occorre integrare la dieta? Il paziente oncologico, assieme al proprio specialista di riferimento, può valutare l’opportunità di assumere calcio e vitamina D per contrastare la tendenza all’osteoporosi indotta dalle terapie praticate
L'importanza della valutazione da parte del cardiologo Un percorso di cure completo non dovrebbe prescindere dal consulto di un cardiologo specializzato nell'assistenza ai malati oncologici. Il suo contributo può essere utile per avere un approccio ottimale al controllo integrato dei rischi oncologici e cardiaci