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Ginecologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 23-10-2015

Diabete, ecco l’esame che lo scova cinque anni prima



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Il test da carico orale di glucosio, già utilizzato nelle donne incinte, è fortemente predittivo della malattia anche se effettuato sulla popolazione generale

Diabete, ecco l’esame che lo scova cinque anni prima

Viene effettuato come procedura di screening nelle donne in gravidanza, al fine di prevenire il diabete gestazionale. Ma il test da carico orale di glucosio è un esame in grado di prevedere la comparsa del diabete di tipo 2 - oltre tre milioni i malati in Italia - anche in persone finora non ritenute a rischio, che invece hanno una probabilità quadruplicata di svilupparla. Cresce così la possibilità di intervenire prima della comparsa della malattia, modificando lo stile di vita e le abitudini alimentari di persone candidate a dover fare i conti con il cucchiaino dello zucchero.


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VERSO UNA DIAGNOSI PRECOCE

Il messaggio è stato diffuso da un gruppo di esperti italiani guidati da Giorgio Sesti, docente di medicina interna all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e presidente della Società Italiana di Diabetologia. Da una ricerca pubblicata sulle colonne del Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism è emersa la possibilità di identificare quei soggetti destinati a diventare dei pazienti nell’arco di qualche anno. Come? Valutando la misura della glicemia rilevata un’ora dopo - e non dopo due, come accade normalmente - aver sottoposto una persona al test da carico, ovvero la misurazione del livello di zuccheri nel sangue in seguito all’ingestione di 75 grammi di glucosio (diluiti in acqua). Valori superiori a 155 milligrammi per decilitro sarebbero in grado di predire, anche con cinque anni di anticipo, la futura comparsa del diabete, le cui conseguenze risultano pesanti soprattutto nelle persone non consapevoli della malattia o che arrivano a scoprirla tardivamente.


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IL PRELUDIO DELLA MALATTIA

La ricerca ha dimostrato che le persone con normale tolleranza glucidica, ma con valori di glicemia maggiori di 155 hanno un rischio maggiore di sviluppare il diabete mellito tipo 2 rispetto a quelli con alterata glicemia a digiuno (con valori compresi tra 100 e 125). Secondo Sesti, «rispetto ai soggetti con alterata glicemia a digiuno, le persone con normale tolleranza glucidica ma con valori di glicemia un’ora dopo carico orale di glucosio maggiori di 155 presentano due aspetti patogenetici tipici del diabete tipo 2: una riduzione della sensibilità insulinica e una ridotta funzione secretoria da parte delle beta cellule pancreatiche». Dallo studio è emerso come chi si presenta al prelievo - dunque a digiuno - con valori di glicemia alterata ha un rischio più alto di andare incontro al diabete, ma comunque di molto inferiore rispetto a chi presenta un’alterata concentrazione di zuccheri nel sangue un’ora dopo il test: +90% rispetto a +400%.


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GLI SCENARI

Da questa ricerca emerge dunque una nuova condizione di rischio per il diabete di tipo 2, finora sottovalutata. L’utilizzo a scopo diagnostico dei valori della glicemia a un’ora dall’assunzione di un carico orale standard di glucosio è consolidato soltanto per la diagnosi del diabete gestazionale. Oggi, invece, si scopre che la rilevazione, effettuabile in pochi minuti in laboratorio, può tornare utile anche nei confronti della popolazione generale, al fine di identificare le persone più a rischio.


Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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