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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 24-06-2016

Gli adolescenti? «Dovrebbero dormire 8-10 ore per notte»



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Aggiornate le linee guida statunitensi con raccomandazioni diverse in base all’età. Fra i rischi del poco sonno problemi di apprendimento e obesità

Gli adolescenti? «Dovrebbero dormire 8-10 ore per notte»

Secondo gli scienziati, neonati e bambini dovrebbero dormire più di quanto facevano in passato. Eppure il «gap» tra il riposo raccomandato e quello effettivamente trascorso è invece ben più ampio rispetto al passato. La presa d’atto ha portato l’American Academy of Sleep Medicine ad aggiornare le linee guida per il sonno rivolte a neonati, bambini e adolescenti. «Sembra una questione marginale, ma un riposo poco ristoratore ha ricadute evidenti sulla salute», afferma Stuart Chan, direttore del dipartimento dei disturbi del sonno del Brigham and Women’s Hospital di Boston, primo estensore del documento.

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MAI MENO DI OTTO ORE DI SONNO FINO A 18 ANNI

I ricercatori sono partiti da una constatazione : almeno un adolescente su quattro dorme meno delle nove ore raccomandate. Così, prendendo in considerazione la letteratura scientifica più recente sull’argomento, hanno puntualizzato che «i bambini e gli adolescenti che dormono poco penalizzano inconsapevolmente lo sviluppo della memoria e dell’apprendimento». Dormire bene è importante a tutte le età, a maggior ragione in una fase in cui lo sviluppo cerebrale è in pieno svolgimento. La popolazione infantile è stata suddivisa in quattro fasce d’età. Entro i due anni, i bambini dovrebbero dormire almeno undici e non più di quattordici ore al giorno: compresi i sonnellini. Nella fascia d’età 3-5 anni dovrebbero riposare da dieci a tredici ore al giorno. Durante il periodo scolastico, fino a 12 anni, il tempo da dedicare al sonno dovrebbe essere compreso tra nove e dodici ore. Il tempo da dedicare al riposto scende a otto-dieci ore negli adolescenti (13-18 anni).

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COSA SI RISCHIA DORMENDO POCO

Chi si mantiene al di sotto di questi intervalli, come raccomandato dagli esperti statunitensi, risulta anche a più esposto a russamento e apnee ostruttive del sonno e problemi di comportamento e sbalzi d’umore. Più alto anche il rischio di formulare una diagnosi errata di deficit dell’apprendimento e dell’iperattività (Adhd) e, in età adulta, di sviluppare problemi all’apparato cardiovascolare e obesità. Per spiegare l’associazione tra la diminuzione delle ore di sonno e l’aumentato rischio di obesità sono stati ipotizzati diversi meccanismi, come ricorda Paolo Brambilla, pediatra di famiglia dell’Ats di Milano: «L’appetito potrebbe aumentare in ragione di un’alterazione dei neuropeptidi coinvolti nella sua regolazione. Ma non è da escludere che si mangi di più come conseguenza del maggior tempo disponibile per assumere alimenti ricchi di calorie durante la giornata».

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I problemi di sonno colpiscono ben il 35-40 per cento dei bambini e ragazzi italiani Questo accade spesso perché vanno a letto tardi o si svegliano troppo presto, per andare incontro alle esigenze familiari. Come aumentare le ore destinate al sonno? Evitando innanzitutto l’impiego di telefoni cellulari, tv, tablet e altri dispositivi elettronici in camera da letto: sono fonte di una quantità eccessiva di raggi luminosi che non fanno altro che ritardare l’addormentamento. Altri consigli utili: meglio non programmare attività extra-scolastiche troppo impegnative e mantenere una certa regolarità nelle ore di sonno e di veglia tra i giorni feriali e quelli festivi. Un’indicazione che torna utile visto l’arrivo della bella stagione, in cui i bambini sono liberi dagli impegni scolastici. «Farli riposare e divertire è giusto, ma cambiare completamente le abitudini di una giornata può complicare il ritorno alla routine di settembre», chiosano gli esperti statunitensi.

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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