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Processo ai (cibi) processati

Torniamo a usare ingredienti che “anche la mia bisnonna riconoscerebbe come cibo”

Processo ai (cibi) processati

Settimana scorsa, mentre preparavo una lezione, mi è capitato di rileggere un articolo italiano (Bonaccio M, Di Castelnuovo A, Costanzo S, De Curtis A, Persichillo M, Sofi F, Cerletti C, Donati MB, de Gaetano G, Iacoviello L. Ultra-processed food consumption is associated with increased risk of all-cause and cardiovascular mortality in the Moli-sani Study, American Journal of Clinical Nutrition, 2021 Feb 2) sui cibi industriali cosiddetti ultraprocessati. Sono i cibi tipici delle moderne abitudini occidentali, che letteralmente circondano le nostre vite: bevande gassate ed energy drinks; bevande zuccherate alla frutta; prodotti industriali come snack dolci e salati, prodotti da forno dolci e salati, cereali da colazione; barrette di cereali, barrette energetiche e sostituti del pasto; margarine, salse confezionate e prodotti spalmabili; prodotti pronti da mangiare, dai primi piatti "da microonde" alle crocchette di carne e di pesce fino ai dessert; e così via.

Cosa hanno riscontrato i ricercatori dello studio? Che le persone che consumavano le percentuali più alte (più del 14.6% del cibo totale) di cibo ultraprocessato mostravano tassi di mortalità più alti: non solo per le malattie cardiovascolari come si poteva immaginare, ma anche per tutte le altre cause di malattia.

Quindi dobbiamo evitare come un veleno il cibo ultraprocessato? Certamente no, perché sappiamo che l’imposizione di divieti non rende più sane le nostre abitudini alimentari ed, anzi, stimola spesso reazioni uguali e contrarie di “sgarri” incontrollati. Dobbiamo però, senza alcun dubbio, smettere di usare il cibo ultraprocessato come alimento quotidiano: sarà anche comodo, ma non è un alimento buono per la nostra salute.

Quindi torniamo in cucina e prepariamoci piatti con ingredienti che, come diceva Michael Pollan, “anche la mia bisnonna riconoscerebbe come cibo”.



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