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Non si uccidono i bambini

I bambini del nemico non ci guardano più: sono morti. Si chiamavano Carthage (una bimba di tre anni), Saif (un maschietto di 2), e Mastoura, una piccolina di soli 4 mesi. Erano figli di due dei molti figli naturali di Gheddafi

Non si uccidono i bambini

I bambini del nemico non ci guardano più: sono morti. Si chiamavano Carthage (una bimba di tre anni), Saif (un maschietto di 2), e Mastoura, una piccolina di soli 4 mesi. Erano figli di due dei molti figli naturali di Gheddafi, e si trovavano nel bunker dov’è avvenuto l’attacco al raìs della Libia. Mi ha lasciato stupefatto come i giornali hanno riportato la notizia, a caratteri cubitali i titoli ma senza specificare, se non nascosto nel testo, che i nipoti erano tre bambini. Mi sento profondamente a disagio di essere cittadino di un Paese che decide tranquillamente di bombardare un altro Paese. E mi lascia sconcertato che la decisione sia presa contro il parere della stragrande maggioranza dei cittadini e allora per lavarsi la coscienza si prometta vagamente d’impegnarsi per una soluzione diplomatica del conflitto. E intanto Carthage, Saif e Mastoura, questi tre bambini innocenti, vanno a far parte statistica dei tanti “danni collaterali” delle guerre, e i loro nome è emerso brevemente solo perché erano nipotini di Gheddafi.

Così come emerse, in mezzo alla tragedia dei milioni di morti della seconda guerra mondiale, la storia dei sei bambini del nazista Goebbels, che si suicidò con la moglie nel bunker di Berlino dove si era asserragliato Hitler. Avevano dai 6 ai 12 anni, e un medico, su comando di Goebbels, li avvelenò mentre dormivano nei loro lettini. Ha raccontato l’infermiera di Hitler, sopravvissuta: “Erano adorabili. Avrebbero fatto felice chiunque. Gli avrebbero dovuto permettere di vivere. Non avevano niente a che fare con quello che stava succedendo intorno a loro. Non gli fu risparmiata la pazzia, orribile.”

Quanti milioni di bambini “adorabili” sono morti e continuano a morire? Ma andiamo oltre, non fermiamoci all’immagine straziante dei bambini.

Io penso che ogni essere vivente sia prezioso, unico e irripetibile. Sono tali anche i terroristi, che dovevano essere fermati (con l’educazione, con la giustizia sociale, con una civiltà capace di includere tutti i modelli culturali) prima di arrivare all’odio e all’ideologia degli attentati. Se parte del mondo islamico, una parte aberrante, considera l’Occidente e tutto ciò che è occidentale l’interpretazione del male assoluto, non è facendogli la guerra, distruggendo le loro città e martoriando popolazioni inermi, che si risolve il problema. La guerra non ha mai risolto nessun problema.

Io ho fondato il movimento “Science for Peace” perché penso che la scienza deve mobilitarsi per la pace e contro la guerra. La guerra non solo uccide vite umane e distrugge le bellezze del mondo, ma ferma lo sviluppo e il progresso, creando a valle, ogni volta che scoppia, un futuro prossimo di fame, povertà, ignoranza e violenza.

Facciamo al contrario, e con un atto di fiducia al quale possono e devono partecipare tutte le nazioni, investiamo nella scienza di pace, che può portare il benessere dove c’è la fame, l’acqua dove c’è il deserto, il dialogo dove c’è lo scontro di culture che tentano di distruggersi perché non si comprendono e perché non sanno immaginare lo splendore di nuove generazioni sottratte all’incubo della guerra e allevate nell’obiettivo della massima realizzazione dell’uomo.   



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