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Se fossi il Presidente

So che il mio nome è stato fatto come Presidente della Repubblica. Mi commuove e mi fa un grande onore questo desiderio espresso da molti concittadini. Io li ringrazio, ed esprimo un pensiero di umiltà: non a me hanno fatto questo onore,  ma alle idee e alle convinzioni che condividiamo in tanti, molti di più di quanti si pensi. Sono le persone che quotidianamente lavorano affinché la nostra Italia, che nei secoli passati era chiamata «il giardino d’Europa», possa diventare un bellissimo giardino d’idee, una cosa che si fa confrontandosi e dialogando, alla ricerca di soluzioni a misura d’uomo, utili e  ragionevoli. Lavorando con infinita pazienza  e con ostinata speranza, come si fa nei laboratori di ricerca quando si va a cercare le cause di una malattia e a mettere in prova i possibili rimedi. E’ una lunga catena d’intelligenze e di esperienze, che ha  significato negli anni il sacrificio e la dedizione totale di uomini e donne che non si sono arresi. Nella solitudine del suo bancone di laboratorio, il ricercatore sa di non essere solo, e avverte il privilegio di far parte  di una comunità senza tempo che procede  a staffetta. Il cammino è lungo e gli uomini passano, ma la fiaccola passa di mano.

Se fossi il Presidente

So che il mio nome è stato fatto come Presidente della Repubblica. Mi commuove e mi fa un grande onore questo desiderio espresso da molti concittadini. Io li ringrazio, ed esprimo un pensiero di umiltà: non a me hanno fatto questo onore,  ma alle idee e alle convinzioni che condividiamo in tanti, molti di più di quanti si pensi. Sono le persone che quotidianamente lavorano affinché la nostra Italia, che nei secoli passati era chiamata «il giardino d’Europa», possa diventare un bellissimo giardino d’idee, una cosa che si fa confrontandosi e dialogando, alla ricerca di soluzioni a misura d’uomo, utili e  ragionevoli. Lavorando con infinita pazienza  e con ostinata speranza, come si fa nei laboratori di ricerca quando si va a cercare le cause di una malattia e a mettere in prova i possibili rimedi. E’ una lunga catena d’intelligenze e di esperienze, che ha  significato negli anni il sacrificio e la dedizione totale di uomini e donne che non si sono arresi. Nella solitudine del suo bancone di laboratorio, il ricercatore sa di non essere solo, e avverte il privilegio di far parte  di una comunità senza tempo che procede  a staffetta. Il cammino è lungo e gli uomini passano, ma la fiaccola passa di mano.

Mi hanno scritto: «Professore, che cosa farebbe come Presidente della Repubblica?» La mia risposta è semplice, ed è quella che come cittadino mi aspetto da chi avrà questo compito difficile: «Lavorare perché venga effettivamente applicata la nostra Costituzione, che è la più bella e la più completa del mondo»

Vorrei che in tutte le scuole, anche in quelle serali dove gli studenti  fanno fatica a tenere aperti gli occhi dopo una giornata di lavoro, venisse spiegata a tutti gli Italiani piccoli e grandi la nostra Carta costituzionale. Se la democrazia «rappresentativa» ha mostrato i suoi limiti, una democrazia «partecipativa» può e deve invitare tutti i cittadini a realizzare i diritti previsti dalla Repubblica democratica.  In questo momento l’Italia è pessimista, è stanca, è  indignata. Ma non è senza difesa. Nella Costituzione c’è tutto, sapete?  Vi si difendono i diritti inviolabili dell’uomo, insieme con i doveri di solidarietà, si stabilisce il diritto all’istruzione gratuita per tutti e alla possibilità per i meritevoli, anche se privi di mezzi, di raggiungere i gradi più alti degli studi. Vi si garantisce il diritto al lavoro, un lavoro pagato equamente e sufficiente a una vita dignitosa. Si stabiliscono le cure gratuite agli indigenti. Si affermano l’inviolabilità personale e l’inviolabilità del domicilio, si difendono i detenuti da violenze fisiche e morali. Si promuovono la cultura e la ricerca scientifica e tecnica, garanzia di sviluppo civile ed economico. Si stabilisce  la libertà di manifestare qualunque opinione, e da ferite della Storia, che i più hanno dimenticato, si evoca ancora un concetto di libertà: l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. Infine voglio ricordare, come fondamentale per il movimento di Science for Peace, il  programma di un futuro di pace, di un futuro di convivenza civile: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».

La Costituzione, «giardino d’idee», chiama il Presidente della Repubblica a lavorare con tutti i cittadini per affermare e sviluppare l’Italia diversa che può nascere dall’indignazione: attenta, partecipe, intransigente e ottimista.

Umberto Veronesi



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