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Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)

Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)
 

CHE COS’È

BPCO è un acronimo che sta per broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) ed è una sindrome, cioè una malattia caratterizzata da una diminuzione del flusso dell’aria nei polmoni e nell’apparato respiratorio nel suo complesso. È una limitazione solitamente progressiva, associata anche a uno stato infiammatorio in tutto l’organismo, dovuto a una inalazione cronica di particelle irritanti e tossiche come quelle contenute nel fumo di sigaretta e nell’inquinamento atmosferico e di taluni ambienti lavorativi.

 

DIFFUSIONE

La bronchite cronica ostruttiva e anche la componente polmonare di questa malattia che si chiama enfisema, quindi l’invecchiamento precoce dei nostri polmoni, è una patologia in fase di continuo aumento nel Mondo Occidentale. Secondo le linee guida mondiali GOLD dell’OMS la BPCO è attualmente al 4° posto come causa di morte (6% di tutti i decessi). Questo soprattutto a causa del problema dell’inquinamento atmosferico (traffico, industrie, riscaldamenti, forni a legna) e dell’abitudine tabagica. Negli ultimi decenni, nel Mondo Occidentale, c’è stato un aumento significativo delle donne fumatrici, dunque la BPCO da malattia prevalentemente maschile è diventata una patologia che colpisce ambedue i sessi, in maniera sempre più importante.

Si tratta di una malattia meno correlata, rispetto ad altre, alla genetica (ereditarietà dei geni trasmessi dai genitori) e più all’epigenetica, ossia allo stile di vita, all’ambiente in cui viviamo e all’impatto che questo ha sul nostro genoma. Anche le abitudini dei nostri genitori al fumo, l’esposizione al fumo passivo possono impattare sul rischio di andare incontro a questa patologia. Sappiamo per esempio quanto il fumo (attivo e passivo) sia dannoso nell’età dello sviluppo e quanto impatti sullo sviluppo e il buon funzionamento dei nostri polmoni.

 

SINTOMI

Essere affetti da BPCO significa avere sintomi respiratori, come tosse, catarro e mancanza di fiato per almeno tre mesi all’anno per due anni. La diagnosi avviene prevalentemente tramite la clinica, cioè visitando il paziente e prestando attenzione alla sua storia. Non solo, dunque, tramite l’ascoltazione dal fonendoscopio. Esiste poi un esame preciso per definire la presenza di BPCO: si chiama spirometria e il suo scopo è proprio quello di definire la funzionalità respiratoria. Si tratta di un esame innocuo, non pericoloso e non doloroso. L’esito di questo esame determina la scelta terapeutica, che va poi verificata nella sua efficacia e poi monitorata periodicamente.

 

TERAPIA

La BPCO è un patologia per definizione cronica, ma che, se viene intercettata negli stati iniziali, è molto più facile da correggere nella sua graduale evoluzione peggiorativa fino all’insufficienza respiratoria. Si parte da un intervento sullo stile di vita (attività fisica, alimentazione, non fumare e non essere esposti al fumo passivo). Le cure si basano sull’utilizzo di terapie inalatorie (spray, polveri e aerosol), cioè farmaci broncodilatatori (beta2-stimolanti e antimuscarinici, che possono essere associati tra loro con l’eventuale aggiunta anche di un cortisonico).

Questi farmaci agiscono moltissimo a livello delle vie aeree e sono caratterizzati da pochissimi effetti collaterali nel resto dell’organismo. Molti pensano, erroneamente, che siano medicinali poco efficaci. Sono invece farmaci salvavita a tutti gli effetti che richiedono una ricetta da parte dello specialista o da parte del medico di medicina generale e non vengono così pagati dal paziente pneumopatico cronico. Dunque di provata efficacia e con un impatto positivo, non solo sulla BPCO di cui si rallenta la progressione, ma sull’intero sistema cardiovascolare perché se garantiscono un adeguato apporto di ossigeno al cuore si riduce drasticamente anche la mortalità per cause ischemiche cardiache e cerebrali.

 

DIETA E STILE DI VITA

Fondamentale lo stile di vita, a cominciare dal fumo. Non è, infatti, mai troppo tardi per smettere di fumare. Anche smettere a 70 anni garantisce un miglioramento delle condizioni generali. Chiaramente, prima lo si fa meglio è, perché l’organismo ha infatti più capacità di recupero in giovane età. Fondamentale è anche la riabilitazione respiratoria, ossia reimparare a respirare bene e profondamente, specie con la parte inferiore dei polmoni.

Il ricorso a un fisioterapista può essere sicuramente d'aiuto. Si impara così a respirare in maniera corretta tramite l’utilizzo del diaframma. Per ansia, sedentarietà spesso si respira invece solo con le spalle e la parte alta dei polmoni. Importante anche tenere il peso corporeo sotto controllo: un addome gonfio aumenta le difficoltà di muovere adeguatamente il diaframma negli atti respiratori. Alimentazione corretta e attività fisica – da effettuare sempre in ambienti salubri, non certo in mezzo al traffico - restano altri due caposaldi.

Consulenza: dottor Roberto Boffi, Pneumologo Responsabile della S.s.d. Pneumologia della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano

NOTA BENE: le informazioni in questa pagina non possono sostituire il parere e le spiegazioni del tuo medico


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