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Tumore della tiroide: sintomi diagnosi cure e prevenzione

Informazioni su sintomi, diagnosi, fattori di rischio, trattamenti chirurgici e chemioterapici, prevenzione.

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Dottore esegue ecografia alla tiroide di una paziente

Che cos’è

Il tumore della tiroide origina da un nodulo nella tiroide, una ghiandola a forma di farfalla situata nella parte anteriore del collo, davanti alla trachea e alla laringe. La tiroide produce due ormoni, la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3), essenziali per il metabolismo, la crescita e il funzionamento di quasi tutte le cellule dell’organismo. Questa attività è regolata dall’ormone tireostimolante (TSH), prodotto dall’ipofisi.

Gli ormoni tiroidei sono costituiti principalmente da iodio, la cui disponibilità nel sangue è indispensabile per la salute della ghiandola stessa. La tiroide può funzionare in eccesso (ipertiroidismo) o in difetto (ipotiroidismo), influenzando negativamente l’organismo. I sintomi di ipertiroidismo includono cardiopalmo, tachicardia, sudorazione, calo di peso, intolleranza al caldo, nervosismo. I sintomi dell’ipotiroidismo, invece, sono rappresentati da astenia, aumento di peso, sonnolenza, stanchezza e mixedema, ovvero edema duro sottocutaneo.

La formazione anomala di cellule nella tiroide può portare alla comparsa di noduli. La maggior parte di essi è benigna (iperplasia tiroidea), ma alcuni possono evolvere in tumori maligni. Le forme più comuni includono carcinoma papillare e follicolare (90% dei casi), mentre il carcinoma midollare (5%) e il carcinoma anaplastico (meno dell’1%) sono più rari e aggressivi.

Sintomi

Il tumore della tiroide spesso non presenta sintomi nelle fasi iniziali. Un nodulo può essere avvertito al tatto nella parte anteriore del collo, anche se le sue dimensioni possono rendere difficile la sua individuazione.

Segnali che potrebbero indicare un problema tiroideo includono:

  • Gonfiore nella parte anteriore della gola
  • Raucedine o alterazione della voce
  • Gonfiore dei linfonodi del collo
  • Mal di gola persistente
  • Difficoltà nella deglutizione o respirazione
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Diagnosi

La diagnosi di un tumore tiroideo inizia spesso con una palpazione del collo da parte del medico. Se si sospettano anomalie, gli esami del sangue possono evidenziare disfunzioni tiroidee. Tuttavia, esami nella norma non escludono la presenza di un tumore che va accertata tramite diagnostica del nodulo mediante ecografia. L’ecografia è l’esame più comune per valutare la presenza di noduli, la loro composizione e lo stato dei tessuti circostanti. La TAC e la risonanza magnetica possono fornire ulteriori dettagli, mentre la scintigrafia tiroidea serveper distinguere i noduli benigni (caldi) da quelli potenzialmente maligni (freddi). Attualmente, per la scintigrafia diagnostica, al posto dello iodio radioattivo si utilizza il tecnezio radioattivo, che, pur avendo comportamento simile allo iodio ne determina un’esposizione radioattiva inferiore.

Per confermare la natura del nodulo, si esegue un esame citologico mediante ago aspirato o, più raramente, un esame istologico tramite biopsia del nodulo asportato chirurgicamente. Gli esami diagnostici permettono anche di valutare l’eventuale diffusione a linfonodi o organi distanti.

 Come si cura

La terapia dipende dal tipo e dallo stadio del tumore. Gli adenocarcinomi papillari e follicolari, più comuni, hanno generalmente una prognosi favorevole, con una sopravvivenza a 5 anni della quasi totalità dei pazienti. I trattamenti includono:

  • Chirurgia: la rimozione totale della tiroide (tiroidectomia totale) è spesso la scelta primaria. In caso di tumori più piccoli, si può optare per una rimozione parziale. I linfonodi eventualmente colpiti vengono anch’essi asportati. Possibili effetti collaterali includono dolore post-operatorio e, in alcuni casi, alterazioni della voce a causa della lesione del nervo laringeo ricorrente. Un’ulteriore possibile complicanza chirurgica è l’ipocalcemia da ipoparatiroidismo post-chirurgico, nella maggior parte dei casi transitoria, con necessità di supplementazione di calcio e vitamina D per un breve periodo. In rari casi, può essere permanente con necessità di terapia sostitutiva per tutta la vita.
  • Terapia sostitutiva: dopo l’asportazione della tiroide, è necessaria una terapia ormonale sostitutiva con farmaci che imitano gli ormoni tiroidei, da assumere quotidianamente per tutta la vita.
  • Terapia soppressiva: nei primi anni dopo l’asportazione vengono somministrati ormoni tiroidei in moderato eccesso in modo tale da sopprimere il TSH per prevenire la crescita di cellule tiroidee sia normali sia tumorali. Terapia radiometabolica: utilizza iodio radioattivo per distruggere le cellule tumorali e il residuo ghiandolare rimasti a seguito dell’intervento chirurgico. Anche nelle tiroidectomie totali, infatti, è difficile rimuovere completamente ogni cellula tiroidea, specialmente nelle aree vicine a strutture delicate. Questo trattamento è efficace soprattutto nei carcinomi follicolari e papillari. Lo iodio radioattivo, inoltre, può essere utilizzato per diagnosticare eventuali metastasi, e per il trattamento delle stesse.
  • Chemioterapia e radioterapia tradizionale: indicate nei tumori più aggressivi o metastatici, come il carcinoma anaplastico, per controllare la crescita tumorale.

Fattori di rischio

Le principali cause del tumore alla tiroide includono:

  • Patologie preesistenti: il gozzo e la presenza di noduli benigni possono aumentare il rischio di evoluzione tumorale.
  • Esposizione a radiazioni: le radiazioni ad alta energia, soprattutto durante l’infanzia, possono favorire l’insorgenza del tumore. Fonti includono trattamenti radioterapici e incidenti nucleari (Chernobyl, Fukushima).
  • Familiarità: le mutazioni ereditarie, come quelle del gene RET, sono associate al carcinoma midollare.
  • Età e sesso: le donne sono colpite più frequentemente, con un picco di incidenza dopo i 45 anni.

Prevenzione

Non esistono strategie di prevenzione specifiche. Tuttavia, un adeguato apporto di iodio può prevenire l’insorgenza del gozzo e ridurre il rischio di problemi tiroidei. In Paesi occidentali, l’uso del sale iodato è generalmente sufficiente.

Controlli medici regolari, inclusa la palpazione della tiroide e gli esami del sangue, possono aiutare a individuare anomalie precocemente.

Quanto è diffuso in Italia

In Italia, nel 2024, si stimano circa 11.387 nuovi casi di tumore alla tiroide, di cui 3.056 negli uomini e 8.322 nelle donne. Il carcinoma papillare è il più comune, rappresentando oltre l’1% di tutte le neoplasie. Nelle donne sotto i 40 anni, è il secondo tumore più frequente dopo il carcinoma mammario.

Nota bene: Le informazioni fornite non sostituiscono il parere di uno specialista. Per valutazioni personalizzate, è fondamentale consultare un medico.

Le 5 domande più frequenti sul tumore della tiroide

No, la maggior parte dei noduli tiroidei è benigna. Solo una piccola percentuale evolve in tumore maligno. Tuttavia, ogni nodulo va valutato con attenzione per escludere la presenza di cellule tumorali.

Sì, il tumore tiroideo è molto più frequente nelle donne, soprattutto tra i 40 e i 60 anni. Tuttavia, gli uomini, pur colpiti più raramente, tendono ad avere forme lievemente più aggressive.

Sì, se viene asportata tutta la tiroide, sarà necessario seguire una terapia ormonale sostitutiva quotidiana, per sopperire alla mancanza degli ormoni tiroidei naturali.

In alcuni casi, soprattutto nei carcinomi più aggressivi, il tumore può diffondersi ai linfonodi, ai polmoni o ad altri organi. Tuttavia, le forme più comuni (papillare e follicolare) hanno un’elevata probabilità di guarigione, soprattutto se trattate precocemente.

Non esistono strategie alimentari specifiche per prevenirlo, ma un adeguato apporto di iodio (ad esempio con il sale iodato) aiuta a mantenere in salute la tiroide e a prevenire il gozzo, che può rappresentare un fattore di rischio indiretto.

Ultimo aggiornamento:05.06.2025
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