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Tumore della tiroide

Tumore della tiroide
 

COS’È

E’ un tumore che origina da un nodulo alla tiroide, una ghiandola a forma di farfalla localizzata nel collo, davanti alla trachea e alla laringe. La tiroide produce due ormoni, la tiroxina (T3) e la triiodotironina (T4), che svolgono un ruolo importante nel corretto svolgimento delle attività, del metabolismo e dei processi di crescita di quasi tutte le cellule del corpo. L’attività della tiroide è regolata dall’ipofisi, nel cervello, attraverso l’ormone tireostimolante (TSH) che segnala la quantità di ormoni tiroidei nel sangue: quando si abbassano, il TSH induce la tiroide a liberarne una maggiore quantità, quando invece l'ormone tiroideo in circolazione è troppo l'ipofisi mette a riposo la ghiandola tiroidea.

La tiroxina e la triiodotironina sono costituite in prevalenza da iodio, perciò la disponibilità di questo elemento nel sangue è indispensabile non solo per la loro produzione ma anche per il corretto funzionamento della tiroide. In situazioni patologiche la tiroide può produrre ormoni in eccesso (ipertiroidismo) o in difetto (ipotirodismo), con conseguenze sull’intero organismo.

La crescita anomala delle cellule che compongono la tiroide può portare alla formazione di noduli. La maggior parte dei noduli sono benigni e si parla di iperplasia tiroidea, un nodulo maligno può invece progredire in adenocarcinoma tiroideo, la forma tumorale che colpisce i tessuti ghiandolari. Nel 90% dei casi si tratta di adenocarcinoma papillare, più frequente, e adenocarcinoma follicolare, che colpiscono le cellule secernenti gli ormoni tiroidei.

Meno del 5% dei tumori è un carcinoma midollare, che origina da cellule diverse all’interno della tiroide. Più raro è il carcinoma anaplastico, colpisce meno dell’1% dei casi ed è molto difficile da curare, perchè molto aggressivo e di rapida diffusione.

 

SINTOMI

Nei primi stadi, di solito, il tumore alla tiroide è asintomatico. La presenza di un nodulo, riconoscibile al tatto quando si tocca la parte anteriore del collo, è in molti casi difficile da individuare date le piccole dimensioni.

Alcuni sintomi aspecifici, che non sono riconducibili ad altre patologie e presenti da qualche settimana, possono essere un segnale: un gonfiore nella parte anteriore della gola, raucedine o voce diversa dal normale, gonfiore dei linfonodi del collo, mal di gola, difficoltà di deglutizione e respiratorie.

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DIAGNOSI

La palpazione del collo da parte del medico può permettere di individuare un nodulo tiroideo durante la visita. E’ l’esame del sangue a segnalare un malfunzionamento tiroideo, valori troppo bassi o alti degli ormoni tiroidei e di TSH rendono necessari ulteriori approfondimenti. L’ecografia è l’esame più semplice e specifico per analizzare la tiroide, l’eventuale presenza di noduli e lo stato dei tessuti e dei linfonodi circostanti. Consente anche di valutare le dimensioni di un nodulo e la sua composizione. Anche la TAC e la risonanza magnetica possono essere prescritte per ottenere maggiori informazioni.

Per valutare il corretto funzionamento della tiroide si esegue la scintigrafia tiroidea, durante la quale viene somministrato iodio radioattivo che entrerà nelle cellule della tiroide. I noduli ‘caldi’ assorbono una maggiore quantità di iodio e di solito non sono di natura tumorale, i noduli ‘freddi’ assorbono meno tracciante e possono essere dei tumori.

La biopsia completa e accerta la diagnosi, con l’esame di un campione di tessuto prelevato (ago aspirato) oppure, quando è ritenuto necessario, dopo l’asportazione completa del nodulo. Gli esami diagnostici consentono di capire le dimensioni del tumore, quando presente, la presenza o assenza di linfonodi invasi dalle cellule tumorali e l’eventuale presenza di metastasi a distanza. In questo modo è possibile definire lo stadio del tumore, la sua prognosi e la terapia più adeguata.

 

COME SI CURA

La scelta della terapia si basa sul tipo di tumore e sul suo stadio di diffusione. Gli adenocarcinomi papillari o follicolari, i più frequenti, hanno una prognosi a 5 anni favorevole nell’85% dei casi. Il carcinoma anaplastico è, invece, difficile da curare.

La chemioterapia e la radioterapia vengono indicate in caso di metastasi o per tenere sotto controllo un tumore particolarmente aggressivo.

Chirurgia

La rimozione completa della tiroide è l’intervento chirurgico più indicato. In caso di noduli maligni di piccole dimensioni può essere prevista l’asportazione di solo una parte della ghiandola. Anche i linfonodi coinvolti dal tumore, se presenti, vengono rimossi. Il tempo di guarigione dopo l’intervento è variabile, in generale si avverte dolore e fastidio per qualche giorno. Se le cellule tumorali intaccano anche altri tessuti nel collo, l’intervento è più esteso e possono essere danneggiati nervi o muscoli. In qualche caso i pazienti possono avere problemi alla voce dopo l’asportazione della tiroide.

Terapia sostitutiva

La rimozione della tiroide comporta che l’organismo non sia più in grado di produrre ormoni tiroidei in modo autonomo. La terapia sostitutiva compensa il deficit ormonale con somministrazioni giornaliere di farmaci simili agli ormoni mancanti e va seguita per tutta la vita.

L’aderenza alla terapia e il monitoraggio frequente del paziente sono importanti per correggere le dosi di farmaco e consentire una remissione dei sintomi associati al deficit ormonale, come l’aumento di peso, stanchezza, sensazione di freddo, secchezza di pelle e capelli.

Terapia radiometabolica a base di iodio radioattivo

La terapia radiometabolica a base di iodio radioattivo è utilizzata al posto della radioterapia classica e consente di distruggere le cellule tumorali negli adenocarcinomi follicolari e papillari più a rischio di metastasi. Non è invece efficace nel carcinoma midollare o anaplastico.

Lo iodio radioattivo è somministrato per via orale e, una volta in circolo, viene assorbito dalle cellule tumorali della tiroide che muoiono quando ne accumulano una quantità eccessiva. Anche le cellule sane della tiroide sono avide di iodio e vengono distrutte dalla terapia: per tutti i pazienti è necessaria la terapia ormonale sostitutiva dopo il trattamento.

La maggior parte delle radiazioni emesse dallo iodio scompare nel giro di una settimana e dopo circa 20 giorni restano nell’organismo solo tracce dell’elemento. Possono comparire effetti collaterali di moderata entità e transitori, come nausea, bocca secca o assenza di gusto e olfatto. La terapia radiometabolica non intacca la fertilità, se non in casi molto rari, ma nelle donne è sconsigliato programmare una gravidanza entro un anno dal termine del trattamento.

 

FATTORI DI RISCHIO

Tra i principali fattori di rischio ci sono condizioni patologiche della tiroide, come il gozzo, un gonfiore della ghiandola causato dalla presenza di diversi noduli di natura benigna che possono evolvere in formazioni cancerose con il tempo. L’esposizione a radiazioni ad alta intensità ha dimostrato di aumentare il rischio di adenocarcinoma alla tiroide.

Le normali radiografie, che usano i raggi X, non espongono a questo rischio sebbene sia indicato limitare l’esposizione solo in caso di necessità. Una maggiore influenza è invece esercitata da trattamento più invasivi, come la radioterapia per altre forme tumorali. Un’altra possibile fonte di radiazioni è quella dei test nucleari, che hanno dimostrato di essere associati a una maggiore incidenza di casi come è successo dopo gli incidenti di Chernobyl e Fukushima (anche se vi sono ancora divergenze fra gli esperti nell’interpretazione dei dati).

Una componente ereditaria è significativa per l’adenocarcinoma midollare, dovuto a una mutazione nel gene RET che può essere individuata con un test genetico mediante prelievo di sangue. In generale, i tumori della tiroide colpiscono di più le donne, con un’incidenza quattro volte maggiore degli uomini, e dopo i 45 anni.

 

PREVENZIONE

Il tumore alla tiroide è poco invasivo e cresce molto lentamente, perciò nella maggior parte dei casi non si manifesta in forma grave. Le uniche strategie di prevenzione riguardano l’assunzione di iodio in quantità sufficienti per abbassare il rischio di gozzo.

Nei paesi occidentali la dieta fornisce un apporto sufficiente di questo minerale perciò non sono necessarie ulteriori integrazioni: nella maggior parte dei casi basta utilizzare abitualmente il sale iodato per salare l’acqua della pasta o i cibi per mantenere la tiroide in buona salute. Non è indicata alcuna forma di screening e i normali controlli periodici dal medico, con palapzione della ghiandola una volta l’anno durante la visita e gli esami del sangue, possono essere sufficienti per individuare eventuali anomalie della tiroide.

 

QUANTO È DIFFUSO

I casi di cancro della tiroide sono in aumento e l’adenocarcinoma papillifero, il più frequente, rappresenta circa l’1% di tutte le neoplasie. In Italia nel 2023 si stimano circa 12.200 nuove diagnosi, 3.300 riguardano uomini e 9.900 donne. Ci sono circa 213.000 persone che hanno avuto una diagnosi di tumore della tiroide. Fra le donne giovani con meno di 40 anni è il secondo tumore più diffuso dopo il carcinoma della mammella.

NOTA BENE: le informazioni in questa pagina non possono sostituire il parere e le spiegazioni del tuo medico

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