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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 19-04-2016

Additivi e aromi: le nuove allergie arrivano dalla tavola



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Centomila italiani soffrirebbero di allergie o intolleranze a coloranti, emulsionanti e conservanti. Test affidabili in pochi centri. Ecco come riconoscere additivi e aromi

Additivi e aromi: le nuove allergie arrivano dalla tavola

Allergie causate da aromi e additivi? Possibile. Gli additivi alimentari sono sostanze che vengono aggiunte ai cibi per migliorarne la conservabilità, accrescerne il gusto o ostacolare la proliferazione batterica. Sono sicuri: il loro uso è regolamentato e sottoposto a costanti controlli.

Ma c’è un aspetto, portato a galla dagli esperti durante il congresso della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (Siaaic), che ha aperto un nuovo fronte di studi nella comunità scientifica: le allergie agli additivi alimentari.

Sul totale di circa due milioni di italiani che hanno ricevuto una corretta diagnosi di allergia alimentare, un quattro per cento (centomila persone) risulterebbe «intollerante» a uno o più additivi

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LA «MAPPA» DELLE ALLERGIE NASCOSTE

Il condizionale è d’obbligo, perché in questo ambito ciò che rimane da scoprire supera di gran lunga le conoscenze al momento condivise.

Ma secondo Walter Giorgio Canonica, ordinario di malattie dell’apparato respiratorio all’Università di Genova e presidente della Siaaic, una cosa è certa: «Le minacce nel piatto non si limitano ai cibi che più spesso provocano allergie alimentari: come le nocciole, la frutta o la verdura e il pesce. Ne esistono di più nascoste». Sono oltre tremila le sostanze che vengono aggiunte ai cibi: coloranti, antiossidanti, emulsionanti e stabilizzanti le categorie più diffuse. Fino alla lunga lista degli aromi.

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TEST AFFIDABILI PER SCIOGLIERE I DUBBI

Tutte hanno un potenziale allergizzante, il cui meccanismo d’azione non è però ancora chiaro. Potrebbero interferire con il sistema immunitario, stimolando la produzione di anticorpi. O favorire la sintesi di molecole «pro-allergiche».

Questo secondo effetto legato all'uso degli additivi potrebbe essere una delle cause dell'incremento delle allergie osservato negli ultimi decenni, è l’opinione più credibile a detta degli esperti. Ma diagnosi affidabili sono al momento ottenibili soltanto in pochi centri (non più di dieci in Italia), dove vengono realizzati test di provocazione allergica in doppio cieco.

Né il medico né il paziente conoscono la sostanza con cui si effettua il test cutaneo e solo se si manifesta una reazione evidente si ipotizza di essere di fronte a un paziente allergico e si imposta una dieta di esclusione.

Individuare su oltre 360 molecole quella «responsabile» non è però una procedura agevole.

 

VERE ALLERGIE O INTOLLERANZE?

Nel primo paragrafo s’è volutamente scelto di parlare di individui «intolleranti» ad alcuni additivi, perché «non siamo ancora in grado di dire se trattasi di vere allergie o di intolleranze», precisa Mario Di Gioacchino, ordinario di allergologia all’Università «Gabriele D’Annunzio» di Chieti. La differenza è la seguente: mentre le allergie innescano una produzione di anticorpi (Ig E) da parte del sistema immunitario (da cui i sintomi: prurito, naso che cola, tosse o affanno), le intolleranze sono causate da deficit enzimatici (come nel caso di quella al lattosio), senza alcuna «interferenza» da parte del sistema immunitario.

Fra le allergie «nascoste» di cui si parla molto poco, inoltre, c'è quella al nichel, per cui gli alimenti (arachidi, fagioli, lenticchie, soia, piselli, noci, nocciole, cacao e cioccolato) rappresentano la prima fonte di esposizione. Vista l’ampiezza del problema e considerato che una reazione allergica grave su tre avviene tra i banchi di scuola, in estate partiranno dei corsi rivolti ai ristoratori e ai cuochi delle mense aziendali. Obiettivo: alzare ancora l’asticella dell’attenzione rivolta all’alimentazione degli allergici.

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COME RICONOSCERE GLI ADDITIVI

Gli additivi alimentari in uso sono circa 360 e sono classificati in diverse categorie a seconda della loro funzione. Secondo gli esperti, ogni italiano ne ingerirebbe circa un chilo per anno. Ogni additivo ha un nome specifico e un numero identificativo, preceduto dalla lettera “E” (indica l’approvazione dell’Unione Europea). Da E100 a E199 sono raccolti i coloranti, da E200 a E299 i conservanti, da E300 a E399 gli antiossidanti, da E400 a E499 emulsionanti, addensanti e gelificanti.

In etichetta può essere riportato soltanto il codice (ecco la difficoltà per il consumatore) oppure il codice e la dicitura per estesa (di più immediata comprensione).

Tutti gli additivi, prima di ricevere l’ok per l’utilizzo negli alimenti, vengono sottoposti a prove tossicologiche su modelli animali. Mancano però degli studi mirati a valutare le eventuali «sinergie» che potrebbero innescarsi dall’assunzione contemporanea di più molecole. Evitarli, oggi come oggi, è possibile? «Obiettivamente è più difficile rispetto al passato - chiosa Canonica -, ma si può ridurre l’esposizione optando per cereali, pane a lievitazione naturale, verdura e latte freschi, parmigiano e succhi di frutta puri al cento per cento».

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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