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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 29-08-2013

Quando la donna diabetica vuole dimagrire a tutti i costi



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Sono in aumento i casi di diabulimia, malattia che affligge giovani ragazze con diabete di tipo 1 e disturbi del comportamento alimentare

Quando la donna diabetica vuole dimagrire a tutti i costi

Il punto di partenza è il diabete di tipo 1, malattia cronica di tipo autoimmune.

L’arrivo, invece, «è un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare, definito come uno specifico sottotipo della bulimia nervosa», spiega Stefano Erzegovesi, psichiatra e nutrizionista, responsabile del centro di cura dei disturbi alimentari all’ospedale San Raffaele di Milano.

Si parla di diabulimia, neologismo nato dalla crasi delle due malattie di partenza: diabete e bulimia. L’allarme arriva dalla Gran Bretagna, dove l’associazione “Diabetic eating disorders” chiede di riconoscerla come patologia autonoma.

LA DIABULIMIA

Quel che si sa è che la malattia, in crescita anche in Italia, colpisce donne tra i 15 e i 30 anni, affette da diabete di tipo I, con tratti di personalità di tipo perfezionistico o impulsivo: più a rischio, rispetto alle coetanee, di ammalarsi di disturbi del comportamento alimentare.

Queste pazienti, affette dal diabete sin dalla nascita, rinunciano alla terapia insulinica per paura di ingrassare. «La mancanza dell’ormone non favorisce il mantenimento del peso corporeo, ma provoca un dimagrimento patologico rischioso per la salute - sostiene Claudio Pagano, endocrinologo e docente di medicina interna all’università di Padova -. I diabetici di tipo 1 perdono peso in assenza di terapia per due ragioni.

Quando la glicemia supera i 180-200 milligrammi/decilitro, il glucosio viene perso nelle urine ed eliminato. Inoltre l'azione dell'insulina nel tessuto adiposo è fondamentale per mantenere ed accrescere i depositi adiposi». I pazienti, oltre all’iperglicemia, lamentano mal di testa, sonnolenza e difficoltà di concentrazione. Ma nel tempo lo scarso controllo glicemico porta a una rapida progressione delle complicanze cardiovascolari (malattia coronarica, ictus) e del piccolo circolo (retinopatia, nefropatia). A queste conseguenze, c’è da aggiungere una frequente disidratazione (l’acqua segue gli zuccheri nelle urine per osmosi) , la perdita di massa muscolare e l’accumulo di corpi chetonici nel sangue.

ASPETTO PSICOLOGICO

Diversi riscontri presenti in letteratura suggeriscono di verificare sempre che in una giovane paziente affetta da diabete di tipo I non compaiano disturbi del comportamento alimentare. Spesso l’accettazione della patologia cronica, che ha un forte impatto sulla vita dei pazienti, è difficile in ragione dell’età e gli aspetti psicologici possono avere delle conseguenze rilevanti nel determinare il successo o meno della terapia. «Nelle bulimiche diabetiche può mancare la consapevolezza della malattia, con la tendenza a minimizzare i seri rischi della manipolazione insulinica - prosegue Erzegovesi -.

Spesso l’indicazione dietetica del medico viene estremizzata. Si innesca così l’usuale meccanismo a circolo vizioso: prima ci sono le restrizioni alimentari, poi la perdita di controllo con abbuffata, a cui segue un comportamento di autocompensazione».

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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