Tra le diverse terapie che utilizzano gli antibiotici per sconfiggere l'Helicobacter pylori, la cura sequenziale è quella che sembra dare maggiori garanzie. Il ciclo prevede nei primi 5 giorni la somministrazione di un farmaco a base di amoxicillina e successivamente, sempre in concomitanza con il primo farmaco, gli antibiotici claritromicina e tinidazolo. Da uno studio pubblicato sulla rivista Antimicrobial Agents and Chemoterapy emerge però un dato curioso che riguarda il colesterolo e il suo legame con il tanto temuto microrganismo. Livelli elevati infatti potrebbero generare il fenomeno della resistenza agli antibiotici, principale causa dell'insuccesso della terapia contro l'Helicobacter.
AGENTE CANCEROGENO- L'Helicobacter è un microrganismo che vive in condizioni di estrema acidità. Per questa ragione trova nello stomaco dell'uomo un habitat ideale per poter crescere. Come il fumo lo è per il cancro al polmone, l'Helicobacter è considerato una delle principali cause del tumore allo stomaco. La scoperta della capacità del microrganismo di generare danni come tumori e ulcere gastriche è valsa il premio Nobel, nel 2005, a Robin Warren e Barry Marshall.
MICRORGANISMI RESISTENTI- Nello studio realizzato dalla Louisiana State University, i ricercatori statunitensi hanno provato a fare crescere in laboratorio delle colonie di Helicobacter pylori in differenti condizioni sperimentali, ovvero in presenza o assenza di colesterolo. Successivamente alle colture contenenti il microrganismo sono state somministrate diverse concentrazioni di antibiotici comunemente utilizzati per il trattamento dell'infezione. Dai dati è emerso che in presenza di colesterolo i microrganismi erano più resistenti all'azione battericida degli antibiotici.
CAMBIARE STRATEGIA- Come dichiara David McGee, uno degli autori della ricerca, «il prossimo passo del nostro studio sarà quello di comprendere se, una dieta sana ed equilibrata e l'utilizzo di farmaci come le statine (molecole che abbassano i livelli di colesterolo n.d.r), possano influenzare il trattamento delle infezioni da Helicobacter. Se così fosse, riducendo i livelli di colesterolo, potremmo essere in grado di curare anche quelle persone che con la normale terapia non hanno ottenuto l'eliminazione del microrganismo».
Daniele Banfi