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Serena Zoli
pubblicato il 02-09-2014

Ecco come evitare il diabete di tipo II



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Ad anticiparlo la condizione caratterizzata da alterata glicemia a digiuno e ridotta tolleranza agli zuccheri. Si cura correggendo lo stile di vita

Ecco come evitare il diabete di tipo II

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Il prediabete c'è ed è anche sempre più diffuso: si tratta di uno stato di salute che può aprire la porta alla malattia conclamata. Ma si può anche tenere quella porta chiusa e recedere dalla sua vicinanza. Medicine? No, grazie, anche se ne esistono di efficaci. «Mutate lo stile di vita», è l’imperativo su cui insistono nelle loro linee-guida la European  Association for the study of  diabetes (Easd) e la European society of cardiology (Esc). Dieta, controllo del peso, movimento e restrizione del sodio, in presenza di ipertensione: così il diabete rimarrà a distanza. 

 

DUE SEGNALI

Cosa si intende per prediabete e come si misura? «Significa avere condizioni metaboliche tali da non poter più controllare la glicemia», risponde Carlo Giorda, direttore della  struttura complessa di malattie metaboliche e diabetologia dell'ospedale Maggiore di Chieri. «La condizione si rileva attraverso due misurazioni. La primva evidenzia un'alterata glicemia al digiuno: chi totalizza un valore compreso tra 100 e 126 milligrammi per decilitro ha una probabilità molto elevata di sviluppare il diabete, specie se non cala di peso. Lo stesso discorso, a cui si aggiunge un elevato rischio cardiovascolare, vale per chi ha una ridotta tolleranza glucidica rilevabile attraverso l’esame della curva da carico: si è in una condizione prediabetica se due ore dopo i pasti compare un valore compreso tra 140 e 199 milligrammi per decilitro».

 

DIETA E CROLLO DEL RISCHIO

La “cattiva compagnia” tra diabete e disturbi cardiovascolari è così frequente e stretta che alcuni autori definiscono addirittura il diabete “una” malattia cardiovascolare. Le due associazioni di cui sopra sponsorizzano con insistenza lo stile di vita sano per controllare o sconfiggere il prediabete. Conta davvero così tanto? Risponde Giorda: «Grandi studi in Finlandia e negli Stati Uniti hanno mostrato che se si perde anche solo il 5% del peso e lo si mantiene nel tempo cala addirittura del 60% il rischio di sviluppare il diabete. Non è un grande sforzo: per chi pesa cento chili, si tratta di arrivare soltanto a 95...».

 

IL “TROVARISCHIO”

Chi non ha segnali di pericolo come obesità o ipertensione, può sottoporsi alla prova del Findrisc, parola che - letta all’inglese - si può tradurre “trovarischio”, ma che in realtà è abbreviazione per Finnish diabetes score, punteggio finnico per il diabete. Si tratta di un insieme di otto domande (leggi il test), le cui risposte (scopri a quale range appartieni) disegnano una previsione a dieci anni del rischio di sviluppare il diabete con un’accuratezza dell’85%. È uno strumento raccomandato dalla European Society of Cardiology e dalla European Association for the Study of Diabetes ed è adottato anche dall’Organizzazione mondiale della sanità.

 

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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