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Serena Zoli
pubblicato il 12-12-2011

Per gli obesi diabetici la cura è chirurgica



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Operandoli allo stomaco o all'intestino con le tecniche contro i chili di troppo si abbattono i valori degli zuccheri nel sangue

Per gli obesi diabetici la cura è chirurgica

Operandoli allo stomaco o all’intestino con le tecniche contro i chili di troppo si abbattono i valori degli zuccheri nel sangue fino – in molti casi – alla completa remissione della malattia. Parla Francesco Rubino, da New York, uno degli artefici di questa terapia innovativa

«Irreversibile» è l’aggettivo che accompagna di solito il nome di questa malattia. Una volta che ce l’hai, il diabete te lo tieni per la vita – questo si sa - e, se non segui le precise istruzioni mediche, può solo peggiorare. Ma per la particolare categoria dei  pazienti obesi ora arriva una novità: si può guarire dal diabete, anche nel 40-80% dei casi. Come? Con la chirurgia.

L’AVALLO UFFICIALE - Novità assoluta, «uno tsunami» l’ha definito un diabetologo al congresso mondiale  in cui la Idf, l’International Diabetes Federation, ha sancito ufficialmente quest’anno che la chirurgia bariatrica (quella nota contro l’obesità) venga inscritta tra le opzioni «normali» di terapia del diabete di tipo 2 associato ad obesità. Addirittura possa assurgere al ruolo di prima scelta quando i chili siano davvero troppi.
Il dottor Francesco Rubino è uno degli artefici di questa svolta. Direttore del programma di chirurgia gastrointestinale metabolica del Weill Cornell Medical College di New York e ricercatore dell’Università Cattolica di Roma, coautore inoltre della relazione pubblicata su The Lancet, conferma che la svolta è «rivoluzionaria». «Ci sono evidenze che quattro tipi standard di interventi bariatrici sono efficaci per curare il diabete. I risultati sono straordinari: se col bendaggio gastrico si hanno buoni effetti, con il bypass gastrico si ha il doppio di miglioramenti netti».

DAL BENDAGGIO AL BYPASS - Nel caso del bendaggio può guarire il 40% degli operati, col bypass si può raggiungere l’80%. «In effetti occorre riscrivere i testi di medicina, mettere anche il nome nuovo che ha assunto questo tipo di chirurgia: non più (soltanto) bariatrica (dal greco baros, peso) che indica la sua pertinenza con l’obesità, ma chirurgia metabolica in quanto risulta influire sul metabolismo ormonale. Per esempio, succede pure che pazienti prima resistenti all’insulina divengano sensibili all’insulina».

GLICEMIA GIU’ PIU’ DEL PESO - A spiegare questi ultimi risultati non basta la perdita di peso netto e in rapida progressione del paziente operato. Il calo della glicemia dovrebbe andare di pari passo, invece spesso procede più rapido fino – in certi casi – a scendere sotto il livello di malattia. Cosa succede? Spiega il dottor Francesco Rubino: «Evidentemente insieme all’anatomia cambia qualcos’altro con l’intervento chirurgico. Bisogna considerare l’apparato gastrointestinale come un organo endocrino. Lo stomaco e soprattutto l’intestino producono in effetti moltissimi ormoni, di diversi tipi, tutti però con una funzione fondamentale per il metabolismo. Ci sono gli ormoni che danno il senso di sazietà, altri che partecipano al controllo del peso corporeo,  alcuni – fondamentali – che regolano la produzione di insulina da parte del pancreas».

FARMACI  NATI DAL BISTURI - Insomma, «tagliando via» dall’impiego digestivo una parte di stomaco o di intestino si tolgono anche ormoni, si può dirlo anche così questo mutato funzionamento all’interno del nostro addome? O anche si determina una diversa combinazione tra gli ormoni. Da qui parte un’altra sfida: guarire o migliorare nettamente il diabete come avviene con la chirurgia senza più la chirurgia. Un controsenso? «No - spiega Rubino – se arriveremo a capire quale meccanismo biochimico la chirurgia mette in atto, si può pensare di arrivare a nuovi farmaci con questo effetto. O anche a interventi interni non chirurgici tipo, per dare l’idea, l’inserimento di stent nelle arterie in cardiologia. Agendo come per una gastroscopia. Del resto, non si può certo pensare di curare 350 milioni di diabetici, quanti sono ora nel mondo, con la chirurgia. Si deve portare questo beneficio appena scoperto a tutti. Davvero nessuno immaginava prima che l’intestino fosse così potente».

A CHI PUO' SERVIRE L'OPERAZIONE - Per tornare all’Idf e alle sue raccomandazioni, l’intervento chirurgico è indicato per diabetici obesi quando non si raggiungano risultati accettabili con diete, esercizio fisico e farmaci, in caso di comorbidità (ipertensione, dislipidemia, apnee notturne) e soprattutto nei soggetti con indice di massa corporea (Bmi) superiore a 35 oppure compreso tra 30 e 35 se il diabete di tipo 2 non è controllato da una terapia ottimale. Nel tempo, riferisce The Lancet, il controllo della glicemia risulta migliorato nel 72% dei pazienti a 2 anni di distanza e nel 36% a 10 anni. Di pari passo risulta in calo la mortalità a 10-15 anni dopo l’operazione chirurgica. La quale, fatto non secondario per attenuare i rischi e le paure, viene sempre fatta in laparoscopia. La nuova via anti-diabete è e resterà solo per gli obesi? «Stiamo sperimentando il suo utilizzo anche su pazienti diabetici non obesi. Sovrappeso. Ma su questo fronte siamo ancora sul piano della ricerca», conclude il dottor Francesco Rubino.

 

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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