Legionella: il batterio «viaggia» in tubature e condizionatori
La legionella prolifera soprattutto in ambienti acquatici caldi. Il contagio avviene sempre per via aerea, esclusa la trasmissione interumana o per via alimentare (acqua potabile)
L'ultimo ritrovamento è avvenuto nel carcere di Brissogne, in provincia di Aosta. Ma nell'ultima decade di maggio, i richiami sui giornali locali erano stati diversi e diffusi: da Brescia, dalle province di Ferrara e Vicenza, da Roma e da Monza.
Negli ultimi mesi la legionella ha fatto capolino in tutte queste province: in scuole, piscine, carceri e palestre. Non c'è un'epidemia in corso, ma la fase dell'anno che stiamo vivendo è quella in cui si registra il maggior numero di casi di infezione.
A provocarla un piccolo batterio che ama l'acqua e le temperature elevate (tra 25 e 42 gradi), si trasmette per via aerea ed è in grado di scatenare febbre e polmoniti che, se non curate per tempo, possono portare anche alla morte.
La legionellosi - nota anche come malattia dei legionari - fu descritta per la prima volta nel 1976. L'epidemia scoppiò all'interno del Bellevue Stratford Hotel di Philadelfia, dov'era in corso il congresso annuale degli ex-combattenti.
L'infezione - provocata da un batterio: la legionella pneumophila - colpì 221 persone e determinò 34 decessi. Ma all'epoca nulla si sapeva di quel batterio, che fu isolato nell'impianto di condizionamento dell'hotel in cui i veterani avevano soggiornato.
La storia della legionella, dunque, ha poco più di quarant'anni. «Parliamo di un batterio che si trasmette per via aerea e per il quale non è mai stato osservato il contagio interumano - afferma Chiara Vismara, responsabile della struttura di microbiologia clinica del Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano, centro di riferimento regionale per la legionellosi -. Identificarlo non è così semplice, per cui non si può escludere che i casi siano in realtà di più di quelli documentati. Il patogeno colpisce le vie respiratorie e può dare origine a due condizioni: la febbre di Pontiac (la forma meno grave, ndr) e la polmonite. Ma la causa di quest'ultima, anche se riconosciuta, non sempre viene ricondotta alla legionella». Di fronte ai sintomi tipici di una polmonite (tosse, dolore toracico, febbre e difficoltà respiratorie), a dover indurre in sospetto è l'eventuale presenza di problematiche gastrointestinali, perdita di appetito, stanchezza e dolori muscolari associati.
La presenza di sintomi al di fuori dell'apparato respiratorio è una peculiarità della polmonite provocata da legionella, che si cura con una combinazione di antibiotici ed eventualmente con farmaci sintomatici.
LA LEGIONELLA AMA LE TUBATURE E I CONDIZIONATORI
In ragione delle sue caratteristiche - la legionella è un batterio che vive fino a 55 gradi e in ambienti acquatici - occorre sapere che le tubature, le piscine, le acque termali, i serbatoi d'acqua e le fontane rappresentano l'habitat ideale della legionella. Non deve dunque stupire che proprio in questo periodo dell'anno si registri il maggior numero di contagi. Né che siano i luoghi pubblici a creare le condizioni ideali per la circolazione del batterio.
La legionellosi, fa sapere l'Istituto Superiore di Sanità, «pone un serio problema di salute pubblica, perché costituisce un elemento di rischio in tutte le situazioni in cui le persone sono riunite in uno stesso ambiente, come case di cura, ospedali, piscine e terme, in cui è in funzione un sistema di condizionamento, umidificazione, trattamento dell'aria o ricircolarizzazione delle acque».
A facilitare l'insediamento della legionella sono sedimenti organici, ruggini, depositi di materiali sulle superfici dei sistemi di stoccaggio e distribuzione delle acque: motivo per cui la prevenzione del contagio consiste soprattutto nella corretta manutenzione di impianti idrici per l’acqua calda e dei climatizzatori.
Non è invece possibile contrarre l'infezione consumando acqua potabile: nemmeno se questa arriva da cisterne in cui ha fatto capolino il batterio.
In Italia nel 2015 i casi di legionella registrati a seguito della conferma di laboratorio sono stati 1548: ovvero quasi 26 per milione di abitanti. Quasi otto casi su dieci sono stati notificati in sei regioni: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Piemonte.
Esiste inoltre un gradiente descrente da Nord a Sud del Paese: a cosa lo si deve? «Non c'è al momento una chiara spiegazione - prosegue Vismara -. Sui dati incide però anche la frequenza con cui si ricerca il patogeno. Non per tutti i casi di polmonite si fanno le indagini di laboratorio utili a confermare la causa dell'infezione e nelle regioni settentrionali c'è una sensibilità più datata rispetto al problema legionella». Tradotto: si può essere dimessi dopo una polmonite o morire per la stessa causa senza che sia stato individuato il patogeno responsabile.
L'infezione, una volta accertata, è sottoposta a obbligo di notifica: quando si diagnostica un caso, il medico deve compilare la scheda di sorveglianza e di inviarla al Registro nazionale della legionellosi gestito dall’Istituto Superiore di Sanità.
La segnalazione viene avanzata anche alla Asl di competenza, che avvia gli accertamenti per frenare sul nascere la propagazione dell'epidemia.
Non di rado, infatti, i pazienti che giungono nella medesima struttura ospedaliera risultano essere entrati in contatto con la legionella nello stesso ambiente.
Il vademecum degli anestesisti italiani per conoscere la sepsi
Che cos'è la sepsi? Si tratta di una risposta anomala e disorganizzata dell’organismo ad un infezione. Questa risposta è frequentemente causata da batteri o virus, come nel caso di polmonite o influenza, ma può essere determinata anche da infezioni fungine o parassitarie. Il sistema immunitario, che dovrebbe combattere le infezioni, entra in uno stato di iper-attivazione e inizia ad attaccare l’organismo stesso
Perché non ho mai sentito parlare di sepsi? Non se ne sente parlare perché la parola è poco conosciuta ed utilizzata. Negli Stati Uniti, al termine di un'indagine, è emerso che più della metà della popolazione non aveva mai sentito parlare di sepsi. Spesso si parla di decessi sopraggiunti per infezione, ma spesso la causa è
proprio la sepsi
Qual è la differenza tra sepsi e shock settico? La sepsi è la risposta generalizzata dell’organismo ad un’infezione. Quando è accompagnata da bassa pressione arteriosa, è chiamata shock settico e comporta il maggior rischio di morte e di complicanze
Quali sono i sintomi della sepsi? I sintomi iniziano in modo molto lieve e possono mimare un’influenza: febbre o temperatura corporea diminuita, malessere generale, pallore, confusione mentale, difficoltà a respirare.
È importante porre attenzione a tali sintomi: specialmente se di recente ci si è tagliati o graffiati, si è stati sottoposti ad un intervento chirurgico o a qualunque altra procedura invasiva, si è affetti da qualche malattia
Chi può sviluppare la sepsi? Chiunque, ma alcune persone sono a rischio maggiore di altre: gli anziani, i bambini molto piccoli o coloro che soffrono di qualche malattia (cancro, diabete, Aids)
Cosa fare se il medico di famiglia consiglia di non preoccuparsi della sepsi? La sepsi può essere difficile da diagnosticare perché i sintomi possono essere inizialmente molto vaghi, oppure possono mimare altre patologie. Non esitate, nel dubbio, a recarvi in Pronto Soccorso
La sepsi è contagiosa? No, perché la sepsi è la risposta del singolo organismo all’infezione. A essere trasmessa potrebbe però essere l'infezione che l’ha scatenata. Ipotizzando che il virus della varicella si diffonda tra bambini e adulti e che qualcuno delle persone interessate sviluppi la sepsi, non automaticamente il problema riguarderà tutti gli altri contagiati
I numeri della sepsi La sepsi uccide quattro volte più del tumore del colon, cinque volte più dell’ictus e dieci volte più dell’infarto cardiaco. In Europa si contano più di settecentomila casi all’anno: di cui 1 su 5 ha esito fatale (sessantamila i morti ogni anno in Italia). Sono tra venti e trenta milioni le persone colpite dalla sepsi ogni anno nel mondo
Come avere maggiori informazioni sulla sepsi? Esplorando il sito internet Sepsis Alliance (www.sepsis.org) che ha anche una pagina attiva su Facebook, dove i sopravvissuti o coloro che hanno perso qualche loro caro a causa della sepsi pubblicano le loro storie per condividerle e rendere partecipi tutti del rischio e dell’importanza delle cure appropriate
La sepsi si può prevenire? Trattando correttamente l’infezione, si riduce il rischio di svilupparla. Ecco una serie di consigli: assumere gli antibiotici (se prescritti), terminare l’intero ciclo antibiotico, non assumere medicinali non necessari, lavarsi le mani frequentemente e in modo accurato, chiedere a qualunque operatore sanitario di fare lo stesso, vaccinarsi per l'influenza stagionale, tossire sempre in un fazzoletto, mantenere uno stile di vita sano