La disponibilità di sangue a livello ospedaliero è mantenuta oggi grazie alle donazioni da parte dei volontari. Il sangue donato riesce però appena a soddisfare le richieste. Complice l’innalzamento dell’aspettativa di vita media le richieste in futuro saranno destinate a crescere. Ecco perché, da decenni, i ricercatori di tutto il mondo inseguono il sogno della creazione di sangue artificiale. Un sogno che ad oggi rimane tale. Tecnicamente è possibile: costi elevati e resa molto bassa sono i principali ostacoli sa superare.
VECCHIA STRATEGIA
Il sangue è un fluido molto complesso, dalle svariate funzioni. La principale è sicuramente quella del trasporto di ossigeno ai tessuti del corpo, processo fondamentale per la vita di un organismo. Questa fase è a carico dei globuli rossi e la proteina in essi contenuta che garantisce questa funzione è l’emoglobina. «Per diversi decenni –spiega Silvano Rossini, direttore dell’immunoematologia e medicina trasfusionale dell’ospedale Niguarda di Milano- l’attenzione si è focalizzata sui composti di origine biochimica come i perfluorocarboni. Questa tipologia di molecole mima la funzione dell’emoglobina trasportando ossigeno e anidride carbonica». Una strategia, dallo scarso successo, che nell’ultimo periodo ha lasciato spazio alla bioingegneria.
STAMINALI
«L’idea di produrre in vitro globuli rossi –continua Rossini- è tecnicamente possibile. Ad oggi sono numerosi gli studi che hanno dimostrato che è possibile indirizzare le cellule staminali a produrre eritrociti». Un successo che non deve però trarre in inganno. Le difficoltà tecniche sono ancora molte. I principali problemi riguardano la quantità, la sicurezza e i costi. «Il nostro midollo osseo è una macchina straordinaria. Oggi non conosciamo ancora alla perfezione i meccanismi di funzionamento che portano dalle staminali alla produzione di globuli rossi, bianchi e piastrine. La capacità di replicare questi fenomeni in vitro è ancora imprecisa. Ecco perché è necessario andare avanti con la ricerca. Il sangue artificiale è tutt’altro che alle porte» conclude Rossini.