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Cardiologia
Daniele Banfi
pubblicato il 19-06-2023

Arteriopatia periferica delle gambe: come evitare l'amputazione?



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Metà delle oltre 3mila amputazioni all'anno potrebbero essere evitate con trattamenti farmacologici e chirurgia endovascolare

Arteriopatia periferica delle gambe: come evitare l'amputazione?

La metà delle amputazioni degli arti inferiori causate da arteriopatia periferica sarebbero prevenibili con le tecniche di chirurgia mininvasiva e la prescrizione di farmaci "ipolipemizzanti" del sangue. A lanciare il messaggio gli esperti riunitisi alla seconda edizione del "Rome Peripheral Interventions", evento dedicato al trattamento delle patologie extra-coronariche. 

CHE COS'È L'ARTERIOPATIA PERIFERICA DELLE GAMBE?

L'arteriopatia periferica è una condizione in cui si verifica un ridotto flusso di sangue negli arti. Ciò accade quando le arterie si ostruiscono e non sono più in grado di portare con normale regolarità tutto il nutrimento di cui avrebbe bisogno il nostro organismo. L’ostruzione delle arterie è causata dalla presenza di placche aterosclerotiche che progressivamente ostacolano il regolare flusso di sangue. Esattamente come accade per quanto riguarda l'infarto e l'ictus. Ad oggi si stima che l'arteriopatia periferica degli arti colpisca circa 40 milioni di persone solo in Europa. In Italia la prevalenza si attesta intorno al 10% nelle persone con più di 40 anni con un trend in aumento fino al 23% nei prossimi anni. La patologia, che spesso si verifica con l'avanzare dell'età, è più frequente nei soggetti diabetici. Particolarmente a rischio sono anche i fumatori o con un passato da fumatori per i quali il rischio di sviluppare questo tipo di patologia è quattro volte superiore rispetto agli altri. 

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LE COMPLICANZE

Il sintomo più caratteristico dell'arteriopatia periferica è un dolore muscolare avvertito nelle gambe. Spesso i prodromi sono un formicolio alla gamba seguito da dolore che costringe a fermarsi dopo pochi metri di cammino. Successivamente possono formarsi delle vere e proprie lesioni. La localizzazione del dolore dipende dalla posizione della arteria ostruita o ristretta. Il dolore a livello del polpaccio è quello più comune. Anche se i sintomi dell'arteriopatia periferica sono difficili da ignorare, molto spesso vengono confusi con i disturbi correlati all'invecchiamento. Capita quindi che ci si rivolga al medico quando la malattia è già avanzata. Se non trattata correttamente, specialmente nei diabetici, l'arteriopatia periferica delle gambe può portare anche all'amputazione dell'arto, misura estrema a cui purtroppo in Italia si ricorre più frequentemente di quanto si dovrebbe. Nel nostro Paese infatti vengono eseguite ogni anno 3.382 amputazioni (dati PNE 2021), la metà delle quali possono essere prevenute ricorrendo a procedure mini-invasive e ai nuovi farmaci ipolipemizzanti, sotto prescritti (solo il 10% dei pazienti li riceve), per la scarsa informazione dei medici e per il complesso il sistema di prescrizione.

COME SI INTERVIENE?

La prevenzione è la migliore arma contro il disturbo. Eliminare il fumo, abbassare i livelli di colesterolo, fare attività fisica e controllare il diabete sono solo alcuni dei principali fattori su cui agire. Quando ciò non basta è possibile intervenire sia farmacologicamente sia chirurgicamente. «Tra i primi -spiega Giovanni Esposito, professore ordinario di Cardiologia e direttore della UOC di Cardiologia, Emodinamica e Utic dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli e presidente della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE)- ci sono gli antiaggreganti piastrinici come l'aspirina e il clopidogrel, ai quali si è aggiunto l'anticoagulante rivaroxaban a dosaggio "vascolare". Non solo, è possibile utilizzare anche farmaci che dilatano le arterie, come il cilostazolo, che aumenta l'autonomia di marcia e riduce il dolore. Un ruolo fondamentale poi è giocato dai farmaci anti-colesterolo, specialmente quelli di nuova generazione, i cosiddetti inibitori di PCSK9, in grado di ridurre del 30% il rischio di amputazione».

Sul fronte chirurgia gli interventi di rivascolarizzazione mediante angioplastica consentono invece la riapertura "meccanica’" delle arterie come si fa sulle coronarie. Purtroppo in Italia i farmaci ipolipemizzanti di nuova generazione sono sottoprescritti, per la scarsa informazione dei medici e per una serie di ragioni organizzative che rendono complesso il sistema di prescrizione. Si stima infatti che gli inibitori di PKCS9 vengano prescitti al paziente solo nel 10% per cento dei casi. Grandi differenze ci sono anche nel ricorso a procedure di rivascolarizzazione "salva-arto", in particolar modo quelle mini-invasive. L’insufficiente utilizzo di queste procedure si traduce così in un maggior numero di amputazioni e, di conseguenza, in un maggior carico di disabilità e un più alto rischio di mortalità precoce». 

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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