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Cardiologia
Redazione
pubblicato il 27-11-2013

Il testosterone si può prendere, ma sotto controllo medico



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Potenzia muscoli e sessualità, ma un eccessivo utilizzo mette a rischio di tumore della prostata. Secondo recenti studi americani ci sarebbero ripercussioni anche su cuore e diabete

Il testosterone si può prendere, ma sotto controllo medico

Le terapie a base di testosterone potrebbero aumentare il rischio di arresto cardiaco, ictus o altri eventi cardiovascolari. È la nuova accusa mossa all’impiego dell’ormone maschile, già sospettato di aumentare le probabilità di sviluppare, a lungo termine, un tumore della prostata. A mettere in guardia sui risvolti anche cardiovascolari è un ampio studio che ha coinvolto 8.700 americani, condotto dal Southwestern Medical Center di Dallas, ed i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of the American Medical Association.

LO STUDIO – Al testosterone, in giovane età, si fa ricorso per accelerare la ‘maturazione’ della prestanza fisica; muscoli gonfi raggiunti senza sudore e allenamento a spese però di effetti collaterali – anche oncologici - spesso sottovalutati. Verso la maturità, è impiegato invece per riportare l’ormone ai livelli giusti, in calo per il naturale ciclo fisiologico. Ma indipendentemente dall’età, dalle condizioni cliniche o dallo scopo per cui lo si impiega, il rischio per alcuni specialisti sarebbe uno solo: un aumento delle probabilità di ictus e infarti. «Abbiamo reclutato volontari con età media di 60 anni, livelli di testosterone deficitari – spiega la dottoressa Rebecca Vigen, responsabile dello studio - e condizioni di salute generali al limite. Di questi uno su cinque aveva già avuto un infarto, uno su due soffriva di diabete, oltre l’80% presentava una coronaropatia. Il 14% nei mesi successivi all’arruolamento e a una iniziale coronarografia ha assunto una terapia a base di testosterone o con cerotti (in due casi su tre) o nel 35% dei casi tramite iniezioni. Ne è emerso che il 26% dei pazienti in terapia ha sviluppato un evento cardiovascolare contro il 20% dei restanti partecipanti». Dunque l’ormone, stando a questi risultati preliminari, accrescerebbe le probabilità di eventi avversi per cuore e cervello del 6%. «Prima di trarre conclusioni definitive, meglio essere cauti - afferma in un editoriale Anne Cappola dell’Università di Philadelphia in risposta a quanto asserito dalla Vigen - e avviare sperimentazioni anche su popolazione meno a rischio».

L’ORMONE – Un parere, quest’ultimo, condiviso anche in Italia. «Occorre fare una distinzione – afferma il professor Ciro Basile Fasolo, andrologo dell’Università di Pisa - tra quella che è una terapia sostitutiva con testosterone, necessaria in presenza di livelli insufficienti dell’ormone (come accade anche in caso di altre ghiandole quali la tiroide o il surrene) da una terapia di stimolo tipica di chi pratica body-building o vuole ricavare dall’ormone vantaggi, dove invece il rischio più o meno elevato è evidente, specie in presenza di patologie concomitanti che potrebbero essere anche non note. Di contro, con un utilizzo appropriato, in caso di carenza ormonale, il testosterone migliora il metabolismo dell’osso, la forza fisica, la memoria, il tono dell’umore, la libido e la risposta sessuale maschile». Il consiglio, dunque, resta uno solo: assumere il farmaco sotto costante controllo del medico di famiglia e/o dello specialista e dopo una attenta valutazione dei necessari parametri, allo stesso modo in cui la donna si sottopone al controllo di seno, utero e vene prima dell’inizio di un trattamento con la pillola anticoncezionale.

Francesca Morelli


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