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Cardiologia
Serena Zoli
pubblicato il 06-04-2021

Lavorare di notte aumenta il rischio di ammalarsi di asma



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I lavori su turni sono già risultati tra i fattori di rischio metabolico e cardiaco. Uno studio ora investiga l'impatto sulla salute polmonare e il rischio di ammalarsi di asma

Lavorare di notte aumenta il rischio di ammalarsi di asma

Lavorare di notte - sempre oppure a turni - si sa che non è salutare. Ora uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Thorax sembra aggiungere un nuovo capitolo: questi lavoratori avrebbero un accresciuto rischio di ammalarsi di asma (in forma moderata o severa). Nei Paesi industrializzati circa 1 dipendente su 5 fa orari del genere. Questo fa sì che il proprio orologio interno (ritmo circadiano, sulle 24 ore) sia sfasato rispetto al ciclo esterno della luce e del buio.

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IL LAVORO SU TURNI E IL RISCHIO DI AMMALARSI DI ASMA

Tale sfasamento risulta già associato a un maggior rischio di sviluppare varie malattie metaboliche, disturbi cardiovascolari e diverse forme di cancro. I ricercatori intendevano anche appurare il possibile impatto del cronotipo della persona (detta «allodola» se si sveglia presto e vitale al mattino, «gufo» se non andrebbe mai a letto la sera) su un’eventuale predisposizione a sviluppare l’asma. Per questo, tra il 2007 e il 2010, hanno arruolato 286.825 partecipanti desumendone i dati dalla UkBiobank, cioè la banca dei dati biologici del Regno Unito. Tutti i partecipanti avevano tra 37 e 72 anni di età, lavoratori dipendenti o in proprio. L’83 per cento faceva orari di ufficio, il 17 per cento lavorava a turni di cui la metà di notte. I turnisti - rispetto ai lavoratori d’ufficio - erano per lo più uomini, fumatori, vivevano in aree urbane o nelle periferie. Risultavano bere meno alcol, dormire meno e lavorare più ore. Si è visto che il 5 per cento di tutti coloro che sono stati coinvolti nello studio aveva l’asma (da moderata a severa). Fatti i conti, anche degli altri possibili fattori di rischio, è risultato un significativo incremento del rischio di malattia (+36 per cento) tra quanti lavoravano sempre di notte rispetto agli impiegati degli uffici. Quanto ai due possibili cronotipi, sia le «allodole» sia i «gufi» sono risultati passibili di soffrire d’asma: con un incremento più significativo tra chi è abituato a svegliarsi presto per lavorare su turni mobili (notti comprese).


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Lo studio in questione è di tipo osservazionale. Non può collegare i fatti nel rapporto causa-effetto. Ma può offrire comunque ipotesi e suggerimenti. Potrebbe essere dunque plausibile che lo sfasamento circadiano tra l’orologio interno e quello esterno apra la via all'insorgere dell’asma. È infine interessante notare - aggiungono i ricercatori - che con il tempo i ritmi circadiani tendono a modificarsi, spostandosi verso sera per i giovani e muovendosi al contrario per gli adulti. I quali, pertanto, potrebbero trovare più arduo adattarsi alla veglia notturna. «Questa ricerca è interessante, perché pone l'attenzione su una correlazione nuova e finora studiata soltanto in Brasile - commenta il cronobiologo Roberto Manfredini, docente di medicina interna all’Università di Ferrara -. In quel caso, come lavoratori notturni furono scelti i poliziotti. I colleghi si focalizzarono, più che sull’asma, sullo stato di salute dei polmoni. Oltre che che sullo stress percepito, sulla sonnolenza diurna e sull'infiammazione sistemica. Anche quello era uno studio osservazionale, con i limiti che ne derivano. Ma si sta probabilmente aprendo un settore di interesse per la ricerca scientifica».


Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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