Da non perdere
Daniele Banfi
pubblicato il 26-11-2020

Covid-19: il plasma non funziona nei pazienti più gravi



Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

L'utilizzo del plasma iperimmune nei pazienti con Covid-19 severa non migliora né la mortalità né il decorso della malattia. I risultati pubblicati sul New England Journal of Medicine

Covid-19: il plasma non funziona nei pazienti più gravi

L'utilizzo del plasma iperimmune nei pazienti con forme di Covid-19 grave non sortisce alcun effetto. Questo vale sia sulla mortalità sia sul miglioramento clinico della malattia. E' la conclusione tranciante di uno studio realizzato dall'Hospital Italiano de Buenos Aires e pubblicato sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine.

Covid-19: l'aumento dei casi non è dovuto alle mutazioni del virus

Covid-19: l'aumento dei casi non è dovuto alle mutazioni del virus

25-11-2020
GLI ANTICORPI DEI GUARITI

Da inizio pandemia, in assenza di cure specifiche contro Sars-Cov-2, il plasma iperimmune è stato una delle possibili strategie per migliorare la salute delle persone con Covid-19. Il concetto di fondo è quello di somministrare ai pazienti il plasma delle persone che sono guarite da Covid-19 sperando che gli anticorpi contenuti in esso possano aiutare il ricevente a superare la malattia. Partendo da questo presupposto nel giro di pochi mesi si sono moltiplicati gli esperimenti e i trials clinici a riguardo. Una strategia che però già in partenza presenta alcune limitazioni come, ad esempio, la necessità di avere malati. Per questo il trattamento con plasma iperimmune rappresenta una possibile cura in sola emergenza.

IL PLASMA NON HA EFFETTI NEI PAZIENTI GRAVI

Tra le principali difficoltà nel comprendere se l'utilizzo del plasma iperimmune sia una strategia utile vi è la carenza di studi randomizzati in doppio cieco, ovvero studi dove si va a comparare l'effetto del plasma con quello del placebo senza che il "somministratore" e il paziente sappiano la natura del trattamento in corso. Ed è proprio in quest'ottica che è stato sviluppato lo studio dei ricercatori argentini. Nel clinical trials, realizzato tra maggio e agosto, gli autori dello studio hanno coinvolto 333 persone con forme gravi di Covid-19. A 211 è stato somministrato il plasma in aggiunta alle terapie classiche, a 111 queste ultime più il placebo. Lo studio ha poi valutato le probabilità di andare incontro a decesso e il grado di recupero dall'infezione. Dalle analisi effettuate il plasma iperimmune, comparato al placebo, non ha avuto né effetti nel ridurre le probabilità di morte né nel migliorare il decorso clinico della malattia.

Covid-19: dosare PTX3 per capire l'evoluzione della malattia

Covid-19: dosare PTX3 per capire l'evoluzione della malattia

20-11-2020
LA RICERCA CONTINUA

I risultati ottenuti si sommano a quelli di un precedente studio, pubblicato sulle pagine del British Medical Journal, in cui -seppur partendo da condizioni sperimentali differenti- il plasma iperimmune si è dimostrato ineffiace rispetto al placebo. Nella ricerca appena pubblicata però i ricercatori hanno anche sottolineato che le loro conclusioni si riferiscono al trattamento dei pazienti con Covid-19 in forma severa. Rimane ancora da investigare invece il ruolo di questa strategia nelle forme lievi e moderate e in particolari sottogruppi di persone. Ed è proprio per questa ragione che comunque, iniziative di raccolta del plasma dei pazienti guariti -come quella del Centro Nazionale Sangue dell'Istituto Superiore di Sanità-, continuano ad essere messe in atto. 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina