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Angelica Giambelluca
pubblicato il 16-08-2022

Long Covid: chi è vaccinato è più protetto



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I disturbi a lungo termine associati all'infezione sono meno frequenti se ci si è vaccinati. Ecco perché la vaccinazione è sempre un bene

Long Covid: chi è vaccinato è più protetto

Interessa quasi una persona su due risultate positive al SARS COV-2 e può prolungarsi per mesi. Parliamo della sindrome della Long CoViD quell’insieme di sintomi come fatica, nebbia mentale e perdita di gusto e olfatto che permane anche dopo settimane dalla negativizzazione. Fino a poco tempo fa, non era chiaro se la vaccinazione anti CoViD , dimostratasi efficace nel limitare la trasmissione e la virulenza dell’infezione, fosse altrettanto efficace nel contrastare la lunga coda della CoViD. Ma negli ultimi mesi sono usciti un paio di studi, uno inglese e uno italiano, che indicano come la vaccinazione possa aiutare a limitare l’insorgenza e la gravità di questi sintomi, soprattutto a partire dalle due dosi.

DEFINIZIONE DI LONG-COVID

Si parla di Long CoViD quando i sintomi dell’infezione persistono oltre le quattro settimane, nonostante la negativizzazione del test diagnostico per CoViD-19. Questa condizione, che inficia notevolmente non solo il rientro a lavoro o a scuola ma tutta la quotidianità, può arrivare a colpire fino a una persona su due e può prolungarsi per mesi. Nonostante questo impatto importante sulla popolazione, le conoscenze su questa condizione sono ancora limitate. Tra i sintomi più frequenti vi sono: stanchezza, “nebbia mentale” (problemi di memoria e di concentrazione), perdita dell’olfatto e del gusto, sintomi respiratori e cardiologici, disturbi neurologici, ansia e stress. Non è ancora chiaro se tutto ciò sia conseguenza di un danno diretto causato dal virus contro uno o più organi, o dalla risposta immunitaria innescata sempre dal virus ma poi “deviata” contro organi e tessuti, come fosse una reazione autoimmunitaria (gli anticorpi che attaccano il proprio organismo). Età avanzata, sesso femminile, obesità e ospedalizzazione sono i fattori che al momento favoriscono il rischio di sviluppare Long CoViD.

L'EFFETTO DELLA VACCINAZIONE

In un recente studio pubblicato sul British Medical Journal, i ricercatori hanno cercato di capire se il vaccino potesse in qualche modo limitare o annullare l’insorgenza della Long Covid e per farlo hanno monitorato circa 30.000 adulti residenti nel Regno Unito con anamnesi positiva per COVID -19 prima della vaccinazione, gestita a casa (non in ospedale o altre strutture sanitarie). Il monitoraggio è stato fato tra frbbraio e settembre 2021. Si tratta di uno studio osservazionale, non di uno studio clinico. I ricercatori si sono quindi limitati a osservare, senza intervenire come si fa nelle sperimentazioni (in cui ad esempio si somministra a un gruppo un certo farmaco e a un altro, acqua e zucchero e poi si studiano gli effetti sui due gruppi e si prende nota delle differenze, secondo gli obbiettivi dello studio). L’obbiettivo primario dello studio osservazionale era valutare la presenza di sintomi long COVID per almeno dodici settimane dopo l'infezione da SARS-CoV-2. L’analisi ha rilevato come le probabilità di manifestare sintomi di Long CoViD diminuissero in media del 13% dopo una prima dose di vaccino. La somministrazione di una seconda dose di vaccino è stata associata a un'ulteriore diminuzione del 9% delle probabilità di sviluppare Long CoViD. Sono comunque necessarie ulteriori ricerche per valutare la relazione a lungo termine tra vaccinazione e Long CoViD, in particolare l'impatto della variante Omicron e di tutte le sub varianti, l’impatto delle dosi di richiamo, e le reinfezioni. Sono inoltre necessari studi per comprendere i meccanismi biologici alla base di eventuali miglioramenti dei sintomi dopo la vaccinazione.

LO STUDIO ITALIANO

E con tre dosi di vaccino la protezione contro la lunga coda della CoViD sembra essere ancora più importante. Ad affermarlo è uno studio tutto italiano pubblicato su JAMA. Le autrici, la professoressa Maria Rescigno, capo del Laboratorio di immunologia delle mucose e microbiota di Humanitas e la dottoressa Elena Azzolini, vice direttore sanitario di Humanitas, in collaborazione con il Prof. Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’ospedale, hanno dimostrato come i non vaccinati siano i più esposti alla Long CoViD  (41,8%), rispetto al 16% di chi è stato vaccinato con 3 dosi. Da marzo 2020 ad aprile 2022, la ricerca ha “fotografato” lo stato del sistema immunitario della popolazione ospedaliera durante il susseguirsi di diverse varianti e gli effetti della campagna vaccinale arrivata alla terza dose e, per i più fragili, alla quarta. 

Angelica Giambelluca
Angelica Giambelluca

Giornalista professionista dal 2009, scrive di medicina e sanità per diverse testate nazionali. Si occupa anche di comunicazione in ambito medico e sanitario. Dirige un portale dedicato al mondo dei pazienti, www.medoramagazine.it.


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