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Fumo
Donatella Barus
pubblicato il 19-05-2025

I sacchetti di nicotina: che cosa sono e perché meritano attenzione


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Noti anche come nicotine pouches, i sacchetti di nicotina sono venduti come caramelle ma sono prodotti rischiosi, poco regolamentati e sempre più diffusi fra i giovanissimi. Ecco che cosa sono e quanti ragazzi li usano

I sacchetti di nicotina: che cosa sono e perché meritano attenzione

Piccoli, colorati, profumati: sembrano caramelle o chewing-gum alla menta, ma sono dispositivi pensati per rilasciare nicotina direttamente in bocca. Li chiamano nicotine pouches, o sacchetti di nicotina, e stanno guadagnando popolarità, soprattutto tra i giovanissimi.

Non contengono tabacco (come lo snus in voga soprattutto nel nord Europa), ma nicotina in forma di sali, aromi e altre sostanze. Il meccanismo è semplice: si posizionano tra gengiva e labbro e lì rilasciano, lentamente, la nicotina attraverso le mucose orali.

Senza combustione, senza vapore, senza odore: a differenza delle sigarette tradizionali o elettroniche, i pouches si usano senza farsi notare. “Ovunque, sempre”, promettono alcune pubblicità rivolte a un pubblico giovane e giovanissimo, come suggerisce anche la grafica delle confezioni, molto simili a quelle di caramelle o prodotti da banco.

Ma dietro la patina colorata del marketing, resta una sostanza che crea dipendenza. 

 

Guarda il video Sacchetti di nicotina: 3 domande per fare chiarezza

 

Cosa contengono e perché preoccupano

A differenza dei prodotti regolamentati per la somministrazione di nicotina, come cerotti o gomme per smettere di fumare, i sacchetti non hanno limiti prestabiliti. Le quantità di nicotina variano molto – e non sempre sono dichiarate in etichetta. Alcuni prodotti contengono dosi significativamente più alte di quelle di una sigaretta.

La diffusione rapida del prodotto sta iniziando a preoccupare anche i pediatri. In un articolo apparso sui Quaderni dell'Associazione Culturale Pediatri, si descrive il caso di un adolescente arrivato in pronto soccorso all’ospedale Morgagni Pierantoni di Forlì con «i sintomi della sindrome da intossicazione nicotinica (cefalea, vertigine, ripetuti episodi di vomito, cardiopalmo) a seguito di una prima assunzione di nicotine pouches durante l’ora di ricreazione a scuola». La letteratura scientifica, soprattutto dalle aree dove i consumi sono già più consolidati racconta di un aumento dei casi di avvelenamento da nicotina (più che raddoppiati negli USA tra il 2018 e il 2023).

La nicotina è una sostanza psicoattiva che agisce sul sistema nervoso, aumenta la pressione, accelera il battito cardiaco e crea dipendenza. L’uso continuato, soprattutto in età giovanile, può aumentare il rischio di sviluppare dipendenze multiple e ha effetti negativi sullo sviluppo cerebrale.

Ci sono poi segnalazioni degli odontoiatri su effetti negativi a carico di gengive e mucose orali, di lesioni parodontali e alterazione della flora batterica orale. Tutti da valutare gli effetti sul lungo periodo.

 

Chi usa i sacchetti di nicotina?

Secondo i dati del progetto ESPAD®Italia 2024, che monitora il consumo di sostanze psicoattive tra i 15 e i 19 anni, quasi 170.000 studenti italiani hanno provato almeno una volta i pouches. Di questi, oltre 130.000 li hanno usati nell’ultimo anno e 70.000 nel solo ultimo mese. Sabrina Molinaro, Responsabile della Sezione di Epidemiologia Socio-sanitaria dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa e coordinatrice del progetto, spiega: «Sono soprattutto i ragazzi a farne uso, e con l’aumentare dell’età crescono anche le percentuali di consumo. Tra i 19enni maschi, ad esempio, oltre il 10% li ha provati, l’8% li ha usati nell’anno, e più del 5% nel mese».

Ma non si tratta quasi mai di un “uso isolato”, prosegue Sabrina Molinaro: «Tra chi utilizza nicotine pouches vi è un maggiore utilizzo di altre fonti di nicotina. L’88-89% degli studenti che hanno usato nicotine pouches (nella vita, nell’anno o nel mese) hanno anche fumato sigarette tradizionali almeno una volta nella vita e più della metà è un fumatore quotidiano. I 15-19enni utilizzatori di nicotine pouches consumano in percentuali maggiori anche le sigarette elettroniche, le sigarette senza combustione e il tabacco da sniffo o fiuto».

In altre parole, i pouches non sembrano aiutare a smettere di fumare. Anzi: si inseriscono in un pattern di policonsumo, spesso avviato in giovanie età.

 

Facili da trovare, difficili da regolare

Uno dei problemi principali è la facilità con cui si possono acquistare. Nei negozi specializzati, ma soprattutto online, questi prodotti sono accessibili senza alcun controllo sull’età dell’acquirente. Come dimostrato da un’inchiesta del 2024 di Stefania Villa pubblicata su Altroconsumo, si comprano con grande facilità e senza che vengano richiesti documenti per provare la maggiore età degli acquirenti. Nella medesima inchiesta, che si è aggiudicata il Premio giornalistico su Tabacco e salute 2024, si rilevava che i venditori non risultavano autorizzati dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli nonostante si trattasse di prodotti con nicotina. Anzi, in più casi la nicotina superava i 20 mg a sacchetto oppure non era indicata. In alcuni prodotti si arrivava anche a 40 mg a sacchetto.

Tutto ciò, in un vuoto normativo: a differenza di sigarette ed e-cig, i sacchetti non sono soggetti a limiti precisi sulla quantità di nicotina né a vincoli stringenti sulla promozione. Pagano inoltre meno tasse rispetto ad altri prodotti del tabacco o dispositivi elettronici da inalazione.

 

Un’alternativa per smettere di fumare?

Come sigarette elettroniche e riscaldatori di tabacco, i pouches non sono strumenti riconosciuti per la disassuefazione dal fumo. Non ci sono prove solide di efficacia o sicurezza sottolineano gli esperti. Le linee guida internazionali raccomandano invece percorsi supervisionati da professionisti sanitari, eventualmente con l’uso di farmaci approvati o sostituti della nicotina a dosaggio controllato.

 

In conclusione

Dietro l’estetica innocua e accattivante dei sacchetti di nicotina si nasconde un rischio reale: quello di abbassare la soglia di percezione del pericolo, in particolare tra i più giovani. Prodotti nuovi, poco regolamentati, fortemente promossi e difficili da tracciare. Conoscerli meglio è il primo passo per affrontare con consapevolezza una nuova forma di dipendenza che si muove in silenzio.

Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


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