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Ginecologia
Chiara Segré
pubblicato il 08-05-2014

Tre giovani donne nella lotta contro il tumore alle ovaie



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Nel 2014 Fondazione Veronesi sostiene tre ricercatrici che studiano i meccanismi alla base del tumore e della resistenza ai farmaci per capire come curarlo meglio

Tre giovani donne nella lotta contro il tumore alle ovaie

Il tumore alle ovaie è un tumore esclusivamente femminile e rappresenta il 30% di tutti i tumori ginecologici; in Italia, nel 2013, sono stati diagnosticati quasi 5000 nuovi casi. Oggi si celebra la Giornata Mondiale. Questo tumore colpisce le donne con meno frequenza del cancro al seno, ma è più difficilmente curabile; non dà sintomi evidenti fino a stadi avanzati della malattia, e questo influisce sulla diagnosi precoce e quindi sull’esito delle cure.

Le probabilità di guarigione, infatti, sono oltre l’80% se il tumore è diagnosticato nello stadio inziale, e crollano al 30% quando è diagnosticato tardivamente. Inoltre, il tumore alle ovaie è caratterizzato da un alto tasso di ricadute e di sviluppo di resistenza ai farmaci.

La ricerca scientifica è quindi fondamentale per comprendere meglio i meccanismi di sviluppo del tumore alle ovaie, per identificare marcatori diagnostici precoci, trovare nuove strategie di cura e ridurre il fenomeno della resistenza alla chemioterapia; per questo, nel 2014 Fondazione Veronesi ha scelto di sostenere, tra gli altri, tre giovani ricercatrici con progetti all’avanguardia dedicati specificamente al tumore ovarico.

All’Università del Salento lavora Flora Guerra (nella foto), 32 anni; l’obiettivo della sua ricerca è valutare il ruolo dei mitocondri, le centrali energetiche delle cellule, nell’adattamento del tumore ovarico all’ambiente del tessuto prima e dopo il trattamento chemioterapico, e come questo influisca nella risposta a un nuovo trattamento. I mitocondri infatti, possiedono all’interno un loro DNA con diversi geni, che possono subire mutazioni durante la chemioterapia.

Queste mutazioni alterano la funzione e l’assemblaggio dei mitocondri e di conseguenza possono causare disfunzioni energetiche nelle cellule tumorali residue dopo il trattamento, arrestando la loro proliferazione. A livello clinico, i risultati della ricerca di Flora potranno definire un nuovo concetto di chemio-resistenza nel quale il deficit energetico, dovuto alle mutazioni mitocondriali, supporta il trattamento farmacologico.

Francesca Ricci, 31 anni, invece è ricercatrice post-dottorato all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano; Francesca studia un sottoinsieme particolare di cellule del tumore ovarico che si comportano come staminali, responsabili delle ricadute di tumori resistenti alla chemioterapia standard. Altre cellule del tumore invece, diventano capaci di spostarsi nei tessuti dando origine a metastasi. Francesca studia le relazioni tra questi due tipi di cellule del carcinoma ovarico, per arrivare a stratificare le pazienti sulla base delle caratteristiche del loro tumore e indirizzarle subito verso la terapia più adatta.

La ricerca che Domenica Giuffrida, medico e senior post-doc, sta sviluppando presso l’Ospedale Sant’Anna di Torino utilizza un approccio all’avanguardia: mettere a punto una terapia cellulare contro il carcinoma ovarico basata sull’impiego di cellule staminali mesenchimali, derivate dalla placenta. Alcuni studi preliminari sembrano infatti indicare che queste cellule staminali stimolino le cellule del tumore ovarico alla “morte programmata”, diminuendo così la massa maligna.

Domenica vuole determinare l’effettiva abilità delle cellule staminali mesenchimali della placenta di controllare la crescita del tumore ovarico e di studiare le vie biochimiche coinvolte. Se i risultati saranno positivi, si apriranno nuove prospettive sull’uso delle cellule staminali nelle terapie anti-tumorali. Inoltre, le informazioni biochimiche sui fattori coinvolti nell’effetto protettivo potrebbero fornire una base razionale per la sintesi di nuovi farmaci innovativi nella terapia del carcinoma ovarico.

Sostenere il lavoro di ricercatrici come Francesca, Flora e Domenica è un investimento per tutti, poiché la conoscenza e le applicazioni che derivano dai loro studi sul carcinoma ovarico contribuiranno non solo a rendere sempre più curabile questo subdolo tumore, il più letale tra i tumori ginecologici, ma forniranno preziose informazioni per terapie innovative potenzialmente applicabili alla cura di molte tipologie di tumori.

Chiara Segré
Chiara Segré

Chiara Segré è biologa e dottore di ricerca in oncologia molecolare, con un master in giornalismo e comunicazione della scienza. Ha lavorato otto anni nella ricerca sul cancro e dal 2010 si occupa di divulgazione scientifica. Attualmente è Responsabile della Supervisione Scientifica della Fondazione Umberto Veronesi, oltre che scrittrice di libri per bambini e ragazzi.


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