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I nostri ricercatori
Chiara Segré
pubblicato il 12-09-2016

Aggirare la resistenza farmacologica nei tumori ALK positivi



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La biologa Nicoletta Cordani studia i meccanismi di insensibilità ai farmaci nei tumoro positivi alla proteina oncogenica ALK. L’obiettivo? Vincere la resistenza farmacologica

Aggirare la resistenza farmacologica nei tumori ALK positivi

I tumori sono malattie genetiche; si sviluppano quando si accumulano troppe alterazioni e mutazioni nel DNA, che è il “manuale di istruzioni” dell’organismo. Il Dna viene letto e trasformato in proteine che regolano la vita di una cellula, tra cui anche la sua capacità di dividersi senza invadere i tessuti circostanti. Quando le istruzioni sono alterate, ecco che la cellula «impazzisce»” e non risponde più agli ordini; è nato un tumore. Un esempio è la proteina ALK, coinvolta nelle vie di segnalazione della divisione cellulare. Quando viene attivata in maniera aberrante, a causa di mutazioni o traslocazioni cromosomiche (cioè scambi di interi pezzi di cromosomi), induce la cellula a dividersi senza controllo. È il caso ad esempio del linfoma anaplastico a grandi cellule o del cancro del polmone non a piccole cellule. Esistono farmaci che bloccano la proteina ALK, ma purtroppo molto tumori col tempo sviluppano resistenza. Comprenderne i meccanismi è l’obiettivo di Nicoletta Cordani (nella foto): dopo la laurea in biologia nella sua città natale, Parma, ha lavorato tra il Friuli, l’Olanda e Milano, dove attualmente è ricercatrice post-dottorato all’Università degli Studi di Milano-Bicocca.

Nicoletta, raccontaci nei dettagli la tua ricerca.

«Il linfoma anaplastico a grandi cellule è un tumore ad alto grado prodotto dallo scambio anomalo di due pezzi di cromosomi, che coinvolgono la proteina ALK. L'identificazione di ALK come oncogene in questa serie di tumori, ha aperto nuovi scenari per terapie mirate all’inibizione della sua attività. Il Crizotinib è il primo inibitore approvato per la terapia di tumori ALK-positivi. Tuttavia, una frazione di pazienti non risponde a crizotinib, mentre la maggior parte dopo un’iniziale risposta, sviluppa resistenza nel tempo. Per ovviare alla resistenza di crizotinib, nuovi farmaci quali brigatinib e PF-06463922 sono in fase di studio. Entrambi hanno mostrato attività anti-tumorale, compresi i casi resistenti a crizotinib. Il progetto ha come focus lo studio di queste molecole in modelli animali con linfoma anaplastico a grandi cellule positivo ad ALK, per caratterizzare i meccanismi implicati nella resistenza. L'analisi sarà estesa su campioni derivanti da pazienti in ricaduta trattati con crizotinib, utilizzando questi inibitori di nuova generazione al fine di identificare nuove strategie terapeutiche che permettano di trattare l’insorgenza di resistenza farmacologica».

Qual è l’impatto, anche a lungo termine, del tuo progetto per la salute umana?

«Conoscere i meccanismi di insorgenza della resistenza a specifici farmaci è essenziale per identificare nuove strategie terapeutiche per contrastarla o evitarne l’insorgenza».

Perché hai scelto la strada della ricerca?

«Mio fratello mi ha sempre detto che fin da piccola dicevo: “Troverò la cura per il cancro”. Anche adesso, non riesco a immaginarmi in nessun’altra professione».

Sei mamma di un bambino di 7 anni: se un giorno ti dicesse di voler fare il ricercatore, cosa gli diresti?

«L’ha già detto e mi son messa a ridere! Gli ho detto con semplicità: “Cucciolo, dovrai solo essere convinto della tua scelta!» 

Come ti vedi fra dieci anni?

«Sempre ricercatrice precaria, ma felice».

Cosa invece non ti piace del tuo lavoro?

«Troppa burocrazia in Italia».

Se ti dico scienza e ricerca, cosa ti viene in mente?

«La doppia elica del Dna».

Quale figura ha ispirato il tuo percorso professionale?

«I miei genitori nella mia vita personale, Rita Levi Montalcini in quella professionale».

Pensi che la scienza abbia dei «lati oscuri»?

«Sono preoccupata dalla perdita di fiducia di una parte della cittadinanza nella scienza. Per questo, garantire sempre l’indipendenza della ricerca è fondamentale».

 

 

 

Chiara Segré
Chiara Segré

Chiara Segré è biologa e dottore di ricerca in oncologia molecolare, con un master in giornalismo e comunicazione della scienza. Ha lavorato otto anni nella ricerca sul cancro e dal 2010 si occupa di divulgazione scientifica. Attualmente è Responsabile della Supervisione Scientifica della Fondazione Umberto Veronesi, oltre che scrittrice di libri per bambini e ragazzi.


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